La rivoluzione (in)compiuta dei bond sostenibili
Nel 2024 i titoli verdi hanno superato la soglia dei 5.000 miliardi di emissioni cumulative. Un record storico che segna la forza trainante di un settore in continua espansione
4 min
Se le più grandi aziende italiane quotate a Piazza Affari proseguissero lungo l’attuale traiettoria di transizione low carbon e l’intera economia globale si muovesse nella stessa direzione, non saremmo in grado di rispettare gli Accordi di Parigi e azzerare le emissioni nette entro il 2050. È quanto emerge dal nuovo Low Carbon Transition Rating di Morningstar, secondo cui proprio la nostra Milano si colloca tra le più piazze finanziarie più indietro in termini di sostenibilità. Una metrica, quella appena sviluppata dalla società di ricerca finanziaria, che mappa attualmente 5mila emittenti ma promette estendersi ben oltre e produrre importanti effetti anche a livello di engagement.
A descrivere genesi e funzionamento dello strumento, che ha debuttato il 12 aprile 2023, è Camilla Bossi. “A partire dai dati passati e da una serie di assunzioni macroecomiche e di sviluppo tecnologico, puntiamo a stabilire quanto le emissioni di gas serra che le aziende hanno proiettato nel futuro siano al di sopra o al di sotto del budget che permetterebbe loro di contenere l’aumento delle temperature entro gli 1,5°C stabiliti come obiettivo dalla Cop21”, spiega la associate director di Morningstar Sustainalytics in Italia.
A livello pratico, la misurazione avviene quindi considerando tre tipi di emissioni: quelle derivanti da operazioni proprie, quelle legate all’uso dell’elettricità e quelle a monte e valle della filiera. A questo primo calcolo si aggiunge la valutazione degli sforzi attuati dal management: un passaggio chiave, che tiene conto solo deli piani concreti di decarbonizzazione (Capex) e si basa sull’utilizzo di 85 indicatori con pesi diversi a seconda del business. Dall’unione delle due dimensioni si ottiene un giudizio sintetico che viene aggiornato di anno in anno e può espresso in termini di aumento implicito della temperatura o come relativo grado di allineamento: da ‘allineato’, per 1,5C°, a ‘severamente disallineato’, sopra i 4C°.
Fonte: Morningstar
La ponderazione resta un fattore fondamentale per lo sviluppo del modello. La stessa Bossi lo ribadisce chiaramente: “Il carbon budget della singola azienda dipende dal settore e dall’area geografica in cui essa opera, oltre che dalla quota relativa delle sue emissioni sul totale (assunta costante). E, se alcune imprese hanno un’esposizione intrinsecamente maggiore al rischio carbonio per il tipo di attività, certi di operazioni semplicemente non sono compatibili con uno scenario Net Zero”. Non solo. Secondo la associate director, il business rileva anche nella valutazione delle politiche interne: “Un indicatore importante per le banche è la quota di prestiti destinata a investimenti green mentre per le compagnie petrolifere il peso maggiore va alla gestione del metano”.
In altre parole, avere un punteggio manageriale elevato non equivale a essere eco-friendly ma indica la presenza di strutture di governance e programmi di gestione dei rischi low carbon. Al contrario, scarse performance implicano inadeguatezza ed esposizione a pericoli di maggiori emissioni future.
Morningstar Sustainalytics ha analizzato 33 su 40 titoli del FTSE Mib riscontrando come, allo stato attuale, nessuno abbia politiche low carbon che permettano di raggiungere il Net Zero entro il 2050: +2,9°C la media dell’indice (al netto dei sette titoli mancanti). In particolare, sulla base dai dati disponibili al 10 maggio, la società a risultare più disallineata è Ferrari: +5,4°C. Questo significa che, spiega Bossi, “la temperatura crescerebbe di 5,4 °C nei prossimi 27 anni se l’economia globale avesse una traiettoria di azzeramento delle emissioni simile a quella del Cavallino”. Stesso ragionamento per Stmicroelectronics, che è la migliore del campione grazie ad ‘appena’ +1,8°C.
A deludere le aspettative non è, però, solo il Belpaese. L’analisi di 48 titoli dell’Eurostoxx50 rivela come i risultati migliori del Vecchio Continente, quelli conseguiti da Iberdrola e Sap, non vadano comunque oltre i +1,7°C. E perfino allargando l’analisi allo spettro totale, circa 5mila grandi aziende a livello nel mondo, non si riescono a individuare soggetti che attualmente riescano a sfiorare il +1,5° richiesto dagli accordi di Parigi. Insomma, c’è ancora molta strada da fare.
“Rating come il Low Carbon Transition permettono agli investitori di identificare e gestire i rischi di transizione, soddisfare i requisiti normativi globali e gli obblighi di disclosure, sviluppare strategie di investimento sul clima e preparare le attività di engagement”, ha detto Bossi. Che poi ha sottolineato le ambizioni di Morningstar per il suo nuovo strumento: “Prevediamo di espandere la copertura a oltre 8mila imprese entro fino anno e a 16 mila entro il 2024”. Non solo. “La misurazione costituirà anche la base di un’iniziativa di engagement per dare consapevolezza ai nostri clienti”, ha concluso la manager, sottolineando che non è esclusa la possibilità di sviluppare un meccanismo di informazione sintetico anche per il segmento retail.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.