Banche europee, in arrivo un’ondata di Npl fino a 1.200 miliardi
Bain & Company: il nuovo flusso di crediti deteriorati arriverà tra fine 2021 e il 2022, quando termineranno le misure sui prestiti. I 5 imperativi per sopravvivere
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Il Covid ha pesato, ma lo tsunami nel mondo del credito e nei portafogli bancari paventato all’inizio della pandemia non c’è stato. Il totale delle esposizioni deteriorate (Npl e Utp) a fine 2021 dovrebbe infatti attestarsi in Italia a 345 miliardi di euro, di cui 90 miliardi ancora sui libri bancari e il resto ceduto agli operatori del settore che giocano un ruolo importante nella stabilità del sistema finanziario. Lo stock nel 2023 dovrebbe poi salire a 430 miliardi di euro, di cui solo un quarto graverà sui bilanci degli istituti. Le previsioni arrivano dal report Market watch Npl presentato all’Npl Meeting a Cernobbio dall’ad di Banca Ifis Frederik Geertman.
Secondo lo studio, alla fine di quest’anno lo stock dei crediti deteriorati nei bilanci bancari si attesterà dunque a 90 miliardi di euro, con un Npe ratio inferiore al 5% e un incremento a 113 miliardi di euro alla fine del 2023 (Npe ratio al 5,9%). Questo trend, spiegano gli analisti di Banca Ifis, è la conseguenza dell’aumento del tasso di default nel 2022 per il termine delle moratorie, destinato a diminuire già nel 2023.
I nuovi flussi di deteriorato, pari a 41miliardi nel 2022 e a 32 miliardi nel 2023, saranno comunque inferiori ai 71 miliardi registrati nel solo 2013 sia in valore assoluto, sia in termini percentuali. A settembre 2021 i finanziamenti ancora in moratoria sono il 25% (71 miliardi di euro) delle richieste effettuate inizialmente (280 miliardi di euro), per il 77% in capo a imprese. Dal 2022 lo stock degli Utp (unlike to pay) sarà superiore al volume delle sofferenze.
Nel 2021 le cessioni di portafogli Npl potrebbero raggiungere i 34 miliardi di euro, con un’incidenza del 26% del mercato secondario sempre più dinamico. Nel biennio 2022-23 si stimano vendite per 80 miliardi di euro di valore. In crescita a 11 miliardi di euro anche le operazioni su portafogli Utp (20 miliardi le transazioni stimate per questa asset class tra 2022 e 2023).
Secondo gli esperti di Banca Ifis, l’aumento medio dei prezzi degli Npl unsecured riflette la migliore qualità dei portafogli in termini di documentazione e minore vintage. Invece, il pricing medio dei portafogli secured e Utp resta condizionato da grandi operazioni e dalle transazioni assistite da Gacs. Nei primi nove mesi del 2021 sono state finalizzate transazioni Npl per 8 miliardi di euro. La pipeline vede ancora 26 miliardi di euro di operazioni attese entro fine anno. Sul fronte UtP, si annunciano 10 miliardi di vendite entro dicembre 2021.
Intanto, il settore dell’Industry Npl cresce a ritmo elevato dal 2013: +21% i ricavi, +12% le masse in gestione, +35% gli investimenti, +14% l’Ebitda e +16% l’occupazione. Nel 2021 gli operatori stimano una crescita dei fatturati del 6% e dei margini del 15%. Alla fine del 2020 i primi dieci servicer gestivano oltre 300 miliardi di crediti deteriorati. I primi tre investitori (Amco, Ex Quaestio capital management e Banca Ifis) hanno acquisito 80 miliardi di euro di volumi dal 2015 a settembre scorso.
“Vogliamo inquadrare il contributo che la nostra industria può dare alla possibile ripresa”, afferma Geertman, sottolineando come i nuovi flussi di deteriorato saranno comunque inferiori a quelli registrati nel solo 2013. Una “previsione più bassa di quella di inizio anno, migliorata mano a mano”, sottolinea. “La crisi c’è, la mortalità delle imprese ci sarà ma il totale degli Npe nei portafogli delle banche crescerà in modo limitato, questo permetterà alle banche di occuparsi del finanziamento e dell’economia reale e anche della parte alta del rischio ‘bonis’” e “il mix tra Npl e utp sarà molto diverso dal passato”, conclude.
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