I negoziatori hanno proposto una Commissione nuovamente guidata da Von der Leyen. Costa al Consiglio Europeo e Kallas agli Esteri. Ma le candidature dovranno passare il vaglio del Parlamento
Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea
La presidente uscente della Commissione europea, la tedesca di area PPE (Partito Popolare Europeo) Ursula von der Leyen, è la candidata a guidare il nuovo esecutivo Ue nella legislatura formalmente inaugurata dalle elezioni di inizio giugno. Assieme al profilo della tedesca, sono stati indicati anche il socialista António Costa e Kaja Kallas: l’ex premier del Portogallo dovrebbe guidare il Consiglio Europeo, l’organo composto dai 27 capi di stato e di governo dell’UE che definisce l’indirizzo politico del blocco, mentre la sua omologa estone andrebbe a occupare il posto di Josep Borrell come Alto rappresentante dell’Unione, figura condivisa da Commissione e Consiglio europeo che si occupa della politica estera. Un pacchetto di nomine deciso da negoziatori del calibro di Emmanuel Macron e Mark Rutte ma che dovrà passare al vaglio del parlamento per diventare effettivo.
Meloni esclusa nonostante la scalata dei Conservatori
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio
Oltre al leader francese e a quello olandese, l’intesa sui cosiddetti top job ha visto protagonisti anche altre quattro figure di spicco dell’Unione: il premier greco Kyriakos Mitsotakis e quello polacco Donald Tusk (in rappresentanza dei Popolari), il primo ministro Pedro Sánchez e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per i Socialisti. Sono state proprio queste sei personalità a escludere Giorgia Meloni dai giochi e questo nonostante i Conservatori e Riformisti Europei (ECR), gruppo politico di cui la premier italiana è leader da facto, abbiano superato i liberali di Renew all’Eurocamera (74 seggi) e siano diventato il terzo partito (83) grazie alla tardiva adesione di 11 nuovi membri. Attualmente la forza più rappresentata è infatti il Partito Popolare Europeo, che vanta 190 seggi, mentre subito dietro si trova l’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici (136 seggi).
Sulla carta i numeri ci sono. Ma occhio ai franchi tiratori
Andrej Plenković, primo ministro Croazia
Il motivo della scelta di Macron e colleghi va ricercato negli equilibri politici. Nonostante l’ascesa di ECR, la coalizione popolari-socialisti-liberali sulla carta ha infatti i numeri per sostenere le nomine: i tre gruppi possono esprimere 398 nel loro insieme, più dei 361 (su 720) che servono a von der Leyen per essere eletta. Ma è necessario far notare come non tutti in questo momento siano favorevoli alla sua nomina per un secondo mandato, circostanza che lascia fiutare la presenza di franchi tiratori pronti ad affossare la rielezione. Le indiscrezioni circolate recentemente narravano inoltre di un tentativo di Charles Michel di portare avanti il nome di Mitsotakis, il quale ha però smentito di essere in corsa per la carica. Un altro candidato di peso che avrebbe potuto prendere il posto della presidente uscente è il premier croato Andrej Plenković mentrel’ex capo di Palazzo Chigi, Mario Draghi, non sembra mai essere stato un vero candidato in quanto privo di un partito alle spalle.
Mario Nava, Direttore Generale della DG Structural Reform Support della Commissione Europea
Le tre candidature sono state ufficialmente presentate il 26 giugnoal summit dei leader UE di Bruxelles, che aveva all’ordine del giorno anche materie come la situazione in Medio-Oriente e Ucraina. Dopo il via libera, avvenuta a tarda notte, la palla è stata passata al Parlamento europeo: saranno cioè gli eurodeputati ad approvare o rigettare la nomina di von der Leyen, probabilmente nella seduta del prossimo 18 luglio. E se dovessero porre il veto sulla tedesca, il Consiglio dovrebbe far ripartire le negoziazioni con un mese di tempo per trovare un altro nome. Intanto, la Commissione europea ha in parte rinnovato anche gli staff tecnici, con alcuni cambi all’interno dei direttorati generali (DG): l’italiano Mario Nava, per esempio, ha lasciato la DG Reform ed è diventato Direttore generale di DG EMPL (Directorate-General for Employment, Social Affairs and Inclusion). Non ci sono stati invece grandi stravolgimenti alla FISMA, che si occupa di regolamentazione finanziaria, dove il numero uno resta John Berrigan e le due unità deputate sono ancora affidate alla coppia Marcel Haag- Ugo Bassi.
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