Dazi, tregua USA-Cina: per i gestori non è ancora tempo di abbassare la guardia
Mercati in festa per l’accordo di Ginevra sulla pausa di 3 mesi e il prosieguo dei negoziati. Asset manager: disgelo iniziato, ma la guerra commerciale non è finita
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Con le banche centrali pronte ad allentare definitivamente la presa e la politica interna che si affianca alle guerre nella classifica dei maggiori rischi per i portafogli, c’è un’asset class che promette di offrire agli investitori un rendimento potenzialmente superiore al 3%: l’high yield europeo. Ne sono convinti gli specialisti di Quaestio Capital SGR, che il 10 luglio hanno presentato il loro outlook di investimento per la seconda metà del 2024. Una view secondo la quale gestione attiva e selezione settoriale saranno cruciali per non perdere le opportunità di mercato.
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A delineare lo scenario macro è stato Federico Valesi, lead portfolio manager Credit Strategies della casa di gestione. Dal suo punto di vista, con la crescita degli Stati Uniti ancora positiva ma in rallentamento e un mercato del lavoro che ha finalmente visto il tasso di disoccupazione superare il 4%, si rafforza l’ipotesi di due tagli della Fed entro fine anno. “Uno è quotato in autunno e l’altro avverrà con buona probabilità a dicembre”, spiega. Quanto all’Europa, dove il PIL è salito di appena lo 0,3% ma la disinflazione pare più accentuata (il carovita di giugno si è attestato al 2,5% contro il +3% d’Oltreoceano), l’esperto intravede “ulteriori ritocchi al ribasso nel corso dell’anno”. “Anche se la spinta dei salari mantiene la componente core nell’intorno del 3%”, precisa, “la BCE è consapevole di avere maggior margine di manovra nell’attuale congiuntura.
Secondo Valesi, non si dovranno però trascurare alcuni importanti fattori di rischio. A partire dal prosieguo o meno delle politiche fiscali espansive, che finora hanno fatto da traino ai consumi e sono riuscite a bilanciare gli effetti della stretta monetaria. “Il livello elevato dell’inflazione ha aiutato gli Stati nella gestione del debito pubblico”, ha infatti detto il gestore, “ma la sostenibilità fiscale potrà mettere pressione sui rendimenti medio-lunghi dei risky assets in caso di battuta d’arresto della crescita”. C’è poi il tema dei tanti appuntamenti elettorali, considerati “un fattore chiave per la direzione del secondo semestre” proprio in riferimento alla gestione delle finanze pubbliche. “Se con la Francia è andata bene ai mercati”, ha precisato Valesi, “non va scordato che Parigi ha un deficit sia fiscale sia delle partite correnti oltre a un rapporto debito/PIL al 123%”. Situazione peraltro simile a quella degli Stati Uniti, dove le due grandezze si attestano al 5,5% e al 122%. Anche le tensioni geopolitiche, che pure nelle ultime settimane sono finite fuori da radar, giocheranno un ruolo importante nella view di Quaestio. “Le quotazioni del trasporto di container dalla Cina all’Europa si attestano sui 500 dollari e sono tornate a livelli vicini ai massimi del 2021”, ha spiegato il dirigente, sottolineando come le presidenziali USA pongano invece dubbi sull’indipendenza della Fed.
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Il primo semestre dell’anno si è rivelato molto favorevole per il mercato high yield europeo, che ha messo a segno un risultato superiore al 3% e quindi ha sovraperformato sia l’investment grade (+0,55%) sia i governativi. Alberto Biscaro, portfolio manager Credit Strategies di Quaestio, crede che il quadro tracciato dal collega sia tale da permettere di bissare questa dinamica anche nei prossimi mesi. “Il comparto continua a offrire rendimenti generosi a fronte di una buona qualità del credito”, ha infatti spiegato, precisando che la necessità di rifinanziare i debiti in scadenza nei prossimi anni spingerà le emissioni. Non solo. Dinamiche benigne di crescita e inflazione, insieme a un costo del denaro globalmente in diminuzione, suggeriscono all’esperto che i tassi di default sono destinati a ridursi ulteriormente dagli attuali 6% per gli Stati Uniti e 3,9% per l’Europa.
Filippo Moroni, altro portfolio manager della casa, ha ribadito come Quaestio continui a essere costruttiva sul segmento. Tra i settori più attenzionati dal gestore figura innanzitutto quello degli emittenti bancari periferici, che hanno svolto un importante lavoro di riduzione degli NPL e di rafforzamento del capitale oltre ad aver beneficiato degli alti tassi sotto forma di un maggior margine di interesse. “Istituti di credito come quelli greci e alcune portoghesi sono passati da rating tra CCC e B a forti candidati investment grade”, ha esemplificato Moroni. Un altro comparto che, secondo lui, va tenuto d’occhio è il real estate: “Queste società hanno visto i corsi dei propri bond precipitare nel timore che avrebbero svalutato significativamente i propri immobili a bilancio ma potremmo assistere a una ripresa del settore ora che la BCE ha iniziato l’allentamento monetario”. La casa resta invece negativa sull’industria dell’automotive, nonostante arrivi da un 2023 stellare in termini di volumi di vendite: “Con la transizione verso l’elettrico che si tradurrà in maggiori necessità di investimento e più competizione, la capacità di generare cassa sarà limitata”.
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Quanto all’approccio, ha ripreso Biscaro, “l’high yield del Vecchio Continente rappresenta la tipica asset class per cui l’esposizione attraverso strumenti passivi è sub-ottimale”. Al contrario, è stata la sua chiosa, “l’alta dispersione dei rendimenti così come l’eterogeneità delle società emittenti e le caratteristiche peculiari dei singoli strumenti costituiscono terreno fertile per una gestione attiva”. Una considerazione che vale ancor di più se si considera l’aumento della componente distressed, ovvero di società con rating CCC che non sono ancora in default ma attraversano difficoltà finanziarie.
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