Reddito fisso, c’è valore nei Tips
Niente aumenti dei tassi in questo ciclo. Negli Usa meglio assumere una posizione di duration neutrale. La view di Capital Group
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In un mondo in fase avanzata del ciclo, con una bassa crescita e ancora più vulnerabile a shock imprevisti, un approccio difensivo e agile agli investimenti in obbligazioni globali rimane l’unica via. Ne è convinto Ariel Bezalel, head of strategy fixed income di Jupiter Am, secondo cui il fatto che le banche centrali abbiano ricominciato a supportare i mercati attuando tagli dei tassi e operazioni di quantitative easing ‘sotto copertura’, è un chiaro segnale che nell’economia sottostante le cose non sono ancora sistemate.
Per l’esperto, infatti, la propensione al rischio tornata in modo aggressivo negli ultimi mesi del 2019, pare essere spinta più dalla ‘paura di essere tagliati fuori’, la FOMO (Fear Of Missing Out), in combinazione con la Fed che ha aumentato in modo significativo gli acquisti di T-bills per alleviare lo stress sui mercati repo overnight, piuttosto che da un miglioramento tangibile dei fondamentali economici.
Dopo aver ridotto il proprio bilancio attraverso un quantitative tightening di circa 3,7 mila miliardi di dollari a fine agosto, la Fed lo ha nuovamente ampliato rapidamente di circa 400 miliardi di dollari nell’arco di soli 3 mesi e mezzo, insistendo che ciò non rappresenta ‘in alcun modo’ un’azione di quantitative easing e sia solo una misura temporanea, ma si tratta di un’inversione di più della metà del suo programma di Qt.“Sembra che gran parte di questa iniezione di liquidità abbia trovato la sua strada nel rally del rischio – osserva Bezalel -. Ci sono paralleli eclatanti con i mercati nel 1999-2000, quando la Fed ha pompato enormi quantità di liquidità nei mercati repo per affrontare le preoccupazioni che il famigerato ‘millennium bug’ avrebbe causato il caos informatico globale. Ma il bug non si è verificato; e la settimana in cui la Fed ha ritirato il suo sostegno nell’aprile 2000, l’indice Nasdaq è sceso del 25%. La grande domanda ora è: cosa succederà quando la Fed interromperà il supporto del mercato repo nel secondo trimestre di quest’anno?”.
Quanto alla trade war, l’ottimismo nei confronti degli Stati Uniti e della Cina, che si sono accordati sui colloqui commerciali, ha accresciuto il sentiment nel quarto trimestre. “L’accordo di ‘prima fase’ potrebbe portare momentaneamente a un allentamento delle tensioni commerciali tra i due Paesi. Ma nel lungo termine riteniamo che questo sia solo l’inizio di una lunga guerra fredda tra le due superpotenze e che le tensioni intorno al commercio continueranno probabilmente per anni. Le questioni più tecniche e complesse relative alla proprietà intellettuale e alle sovvenzioni in corso verso le imprese statali saranno molto difficili da risolvere”, avverte l’esperto.
Anche il populismo resterà un grande fonte di rischio, a detta di Bezalel. “Le proteste popolari di quest’anno in Bolivia, Cile, Ecuador, Egitto, Francia, Spagna, Hong Kong, Indonesia, Iraq, Iran, Libano (e non solo) riflettono una varietà di cause. Ma tutti questi Paesi stanno vivendo il malcontento economico e il crescente risentimento per le disuguaglianze. I continui disordini civili e il contraccolpo populista contro la globalizzazione, il commercio, le migrazioni e la tecnologia sono quindi destinati a continuare, e rimarranno una fonte di rischio per il 2020”.
Ecco quindi che la prudenza diventa fondamentale. “Il picco del tasso dei fondi Fed si è abbassato ad ogni ciclo per quasi 40 anni – evidenzia -. L’aumento più recente del tasso al 2,4% rappresenta il picco del ciclo attuale, il più basso nella storia del dopoguerra – prosegue l’esperto -. Entrando nel 2020, sembra che l’economia statunitense stia ‘nuotando nuda’, per citare Warren Buffett, senza una politica fiscale all’orizzonte né titoli di giornale positivi sul commercio cinese che possano influenzare il sentiment”.
Quindi, secondo Bezalel, sul breve termine gli asset di rischio continueranno probabilmente a crescere con la Fed che continua a intervenire nei mercati monetari. Tuttavia, non appena la Fed eliminerà il supporto, gli asset di rischio saranno vulnerabili, soprattutto se i dati economici non miglioreranno. “In ultima analisi, ci aspettiamo che le potenti forze deflazionistiche di un debito eccessivo, dell’invecchiamento demografico e delle perturbazioni tecnologiche si riaffermino ancora una volta sotto forma di rendimenti più bassi. Questo è il motivo per cui mi aspetto che la crescita degli Stati Uniti fatichi nel secondo e terzo trimestre del 2020, il che dovrebbe creare ulteriore pressione per un altro taglio dei tassi da parte della Fed”, sostiene.
Ultimamente si è scritto molto sul fatto che le importanti emissioni di Treasury potrebbero pesare sui mercati obbligazionari. Ma secondo l’esperto la storia ha dimostrato che la direzione dei rendimenti del Treasury è costantemente determinata dalle prospettive dei tassi di interesse e dalle aspettative di inflazione: il rendimento dei Treasury statunitensi è sempre diminuito drasticamente nel corso dei cicli di taglio dei tassi. “Considerando che le prospettive di crescita globale rimangono molto impegnative, rimango rialzista su titoli di Stato statunitensi e australiani a più lunga scadenza e di alta qualità e cauto sul credito più rischioso. In questa fase avanzata del ciclo, mantenere questo profilo molto liquido rimane la mia priorità, in modo che la nostra strategia obbligazionaria globale senza vincoli possa continuare ad essere abbastanza agile da cambiare con il mutare dei fatti”, conclude Bezalel.