Il reddito fisso del Vecchio Continente fa ancora gola. Ma le tensioni in Medioriente e il rincaro del greggio impongono prodotti liquidi, economici e trasparenti. Secondo Todeschini (Axa), gli Etf sono la soluzione. Purché abbinino il ritorno a logiche Esg
Demis Todeschini, head of Etf Sales Italy di AXA IM
Mentre lo scenario macroeconomico americano va semplificandosi, resta ben più incerto il destino del Vecchio Continente. Specie considerando i nuovi rischi di inflazione legati alle tensioni geopolitiche in Medio-Oriente e ai prezzi del petrolio. Ecco perché, per chi voglia continuare a sfruttare le ottime opportunità di rendimento offerte dal credito europeo investment grade, diviene fondamentale utilizzare uno strumento liquido, con negoziazione in tempo reale, trasparente ed economico. Ne sa qualcosa Demis Todeschini, head of Etf Sales Italy di AXA IM, che a settembre ha lanciato a Piazza Affari un exchange traded fund attivo specializzato nell’asset class e allineato ai parametri dell’Accordo di Parigi. Un prodotto con un asset under management di 157 milioni di euro che promette di unire ritorno a logiche di sostenibilità.
Inflazione, tassi di interesse, recessione? Qual è la vostra view per la fine del 2023?
Come indicato nel nostro ultimo “Monthly Investment Strategy”, la crescita economica degli Stati Uniti si è dimostrata più resiliente ed è questo il motivo per cui, pur attendendoci un rallentamento verso fine anno, non prevediamo più una flessione. Le prospettive dell’Europa sono invece più deboli: la Zona Euro pare destinata a contrarsi nel terzo trimestre e non possiamo escludere una recessione nella seconda metà dell’anno. Quanto al carovita, l’indice principale sembra essersi stabilizzato e la disinflazione di base promette di diffondersi nella maggiore parte delle economie nel resto dell’anno. Due fattori che, tuttavia, non escludono rischi di potenziali nuovi rialzi: uno viene dall’incremento dei prezzi del petrolio mentre l’altro è legato alla robustezza dei mercati del lavoro. Più tracciato il sentiero dei tassi di interesse, con le banche centrali che paiono sempre più aver toccato il picco.
Come lo scenario appena descritto impatterà sul reddito fisso, specie europeo?
Le fasi finali dei cicli di rialzo delle banche centrali stanno causando alcuni disagi nei mercati obbligazionari poiché la resilienza economica ha smorzato le aspettative di tagli dei tassi a lungo termine. Sul credito gli spread mostrano resistenza in quanto si sono ridotti in risposta ai tassi d’interesse dei bond più elevati. Le condizioni di rifinanziamento sono ristrette ma le esigenze non sono concentrate nel breve periodo. Tuttavia, la cautela dovrebbe rimanere mentre crescono i rischi di insolvenza e le restrizioni al finanziamento. Specificatamente sull’area Euro non prevediamo ulteriori modifiche ai tassi di politica della Banca centrale europea prima dell’estate del 2024 (al più presto a giugno), quando riteniamo probabili tagli.
Di recente avente lanciato in Italia un Etf attivo sulle obbligazioni societarie europee. Perché puntare su questo segmento nel quadro attuale?
Il credito europeo investment grade presenta un livello dei tassi interessante, con uno yield to maturity del 4,44% e una duration intorno a 4,47 anni oltre a un rating di qualità. Livelli di tassi di questo tipo non si intravedevano da anni e puntare oggi sul carry generabile rappresenta un cuscinetto importante anche rispetto a scenari avversi come un ulteriore aumento del costo del denaro o degli spread. Proprio per quest’ultima ragione è necessario muoversi nel semento con mani esperte e con un gruppo di gestione in grado di valutare la solidità di ciascuna delle aziende. Sullo scenario incide molto anche la politica europea relativa alla transizione climatica, che supporterà sempre di più le aziende virtuose in questa direzione a sfavore delle altre.
Come mai la scelta di un Etf attivo?
Sono molti gli investitori alla ricerca di prodotti in grado di navigare e interpretare al meglio la situazione di mercato nonché di abbracciare con un approccio solido l’aspetto Esg, che nella parte obbligazionaria può giocare un ruolo rilevante. Al contempo il crescente successo degli Etf testimonia come siano sempre più gli operatori interessati a un veicolo liquido, con negoziazione in tempo reale, trasparente ed economico. Contemperare questi obiettivi oggigiorno è possibile solo tramite un Etf che vada oltre la semplice replica di un indice e abbracci la gestione attiva. Potendo contare in Axa IM su una lunga esperienza e un robusto track record sia sul fronte fixed income (in particolare del credito) sia quello Esg, è stato naturale proporre agli investitori il nostro Etf AXA IM Euro Credit PAB UCITS ETF – ticker AIPE, classificato articolo 8 Sfdr, che è disponibile dal 5 settembre sul mercato Etfplus di Borsa Italiana e oggi presenta già un asset under management di 157 milioni di euro.
Com’è costruito e come funziona Euro Credit PAB UCITS ETF?
L’Etf, con Ter dello 0,20%, si concentra sull’universo del credito investment grade europeo denominato in euro ed è gestito attivamente sulla base dell’Ice BofA Euro Corporate Paris Aligned. Il nuovo prodotto mira a sovraperformare questo indice benchmark grazie a una strategia proprietaria attiva, mantenendo al contempo un’impronta di decarbonizzazione allineata alle emissioni dell’indice principale Paris Aligned (Pab). La costruzione del portafoglio si basa su tre pilastri: la selezione del credito, il monitoraggio del rischiodi credito e un obiettivo di emissioni assolute di CO2 inferiore o uguale a quello del benchmark Pab. Il portafoglio è composto da 250-300 titoli, viene rivisto su base mensile e punta a mantenere un tracking error contenuto rispetto al benchmark di massimo l’1%, quindi di sovraperformarlo senza implementare divergenze di portafoglio significative. Un approccio che consente di mantenere sotto controllo il profilo di rischio e rendimento proprio dell’Etf e al contempo di generare alpha tramite un’oculata selezione dei bond.
In cosa consiste il Paris Aligned Benchmark? Oltre a un tema di investimento più sostenibile, che valore aggiunto conferisce questo approccio?
Un approccio Paris Aligned benchmark implica l’uso di metriche, derivanti da un regolamento Europeo, che identificano investimenti in linea con gli obiettivi stabiliti nell’Accordo di Parigi del 2015. In particolare, la metodologia richiede di avere un portafoglio titoli che presenta un carbon foot-print inferiore di almeno il 50% rispetto all’indice parent con un percorso di riduzione annuale di almeno il 7% all’anno. Esponendosi a un portafoglio di corporate bond così costruito, si ha l’opportunità di ridurre l’esposizione ai rischi legati ai cambiamenti climatici e cogliere le opportunità legate alla transizione a basse emissioni di carbonio. L’importanza di un approccio Paris Aligned nell’obbligazionario corporate peraltro è riscontrabile nelle nuove policy della Banca centrale Europea (Bce), che evidenzia come il cambiamento climatico possa rappresentare un rischio fisico e di transizione per le imprese, influenzando il valore delle obbligazioni corporate. Coerentemente la Bce sta riorientando i suoi acquisti verso imprese con migliori risultati in termini climatici, contribuendo alla transizione verde dell’economia.
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