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La nuova consulenza finanziaria sarà supportata dal fintech. È quanto emerge al Forum Ascosim in una tavola rotonda sul rapporto tra capitale umano e intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale è uno degli elementi chiave per fare in modo che la consulenza su base indipendente possa arrivare a un numero più vasto di consumatori. È quanto emerge al Forum Nazionale sulla Consulenza Finanziaria, organizzato da Ascosim, che ha trattato tra i vari temi anche l’evoluzione della professione non solo alla luce degli sviluppi della regolamentazione ma anche della tecnologia applicata ai servizi di investimento.
Su questo argomento si sono confrontati Carlo Alberto Carnevale Maffè (SDA Università Bocconi), Fabio Moioli (Consulting & Services GM Microsoft Italy), Maurizio Primanni (President e Fondatore Excellence Consulting) e Andrea Zirilli (Direttore Vendite The Adecco Group) in una tavola rotonda intitolata “Capitale umano e intelligenza artificiale nella consulenza finanziaria”.
Uomo e macchina potranno coabitare? “Con la MiFID II il fintech sposta l’attenzione dal lato dell’offerta a quello della domanda – spiega Carlo Alberto Carnevale Maffè – Ciò che si sta cercando di fare è ‘digitalizzare’ il cliente”. In sostanza, secondo Carnevale Maffè, “il fintech sostituisce l’intelligenza della domanda” e l’intelligenza artificiale è il mezzo per gestire la complessità e raggiungere un livello di servizio migliore. “La nuova consulenza finanziaria supportata dal fintech dovrà promettere dei risultati” e dovrà impegnarsi “sostanzialmente su sicurezza e benessere”, conclude Carnevale Maffè.
Nel contesto attuale in cui la tecnologia vive un’evoluzione sempre più rapida, l’intelligenza artificiale è una delle applicazioni che stanno rivoluzionando il modo in cui viviamo. Fabio Moioli affronta il tema del cambiamento spiegando che “l’intelligenza artificiale deve essere al servizio dell’intelligenza umana”. Per Moioli la prospettiva dello sviluppo tecnologico non è tanto la possibilità di perdere il lavoro quanto più quella di “cambiare il lavoro”. Infatti, “servono investimenti per prepararsi a lavorare in un mondo nuovo” e, secondo Moioli, “il rischio principale dell’intelligenza artificiale è la ‘stupidità naturale’. Il fatto di non prepararsi a gestire i cambiamenti”. In definitiva, il messaggio per la platea è di guardare alle nuove tecnologie come a un’opportunità da gestire con il supporto di un’adeguata attività di formazione allo scopo di accrescere la consapevolezza di lavoratori e aziende.
Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale cambieranno anche i modelli di business. “Le aziende stanno cercando di sviluppare la tecnologia in maniera tale di riuscire a bypassare il problema scarsa educazione finanziaria dei clienti”, spiega Maurizio Primanni. La consulenza finanziaria, per evolvere, dovrà intraprendere un percorso che faccia affidamento anche sulla tecnologia. Servirà però la consapevolezza “che la tecnologia possa essere un vantaggio importante per la professione”.
Primanni fa l’esempio di chi ha già intrapreso con successo questo percorso. “Sul mercato americano il contesto del rapporto tra tecnologia e consulenti ha già registrato un’evoluzione”. Si tratta di un cambiamento che mette al centro il cliente con il supporto di piattaforme ed elementi tecnologici per accrescere l’efficacia e l’efficienza del servizio di consulenza finanziaria. Secondo le prime statistiche “i consulenti che hanno adottato questo modello di supporto tecnologico ottengono dei KPI superiori rispetto ai colleghi. Il tema del financial advisor hi-tech – sottolinea Primanni – è il modello su cui dobbiamo iniziare a fare delle riflessioni per il mercato italiano”.
La formazione del capitale umano assume una rilevanza centrale per gestire al meglio i rischi e le opportunità dell’intelligenza artificiale. “Per me la tecnofobia è un virus antico – commenta Andrea Zirilli – Bisogna convivere con la tecnologia e avere il coraggio di cambiare”. Per Zirilli la tecnologia non eliminerà posti di lavoro ma cambierà il modello di occupazione. “La popolazione del mondo della consulenza sta invecchiando. Nel 2025 il 72% di chi lavorerà nel settore bancario-finanziario sarà costituito da millennial. Bisogna preparare le aziende ad attrarre i talenti digitali”.
Infine, secondo Zirilli la MiFID II richiede maggiori competenze per le quali è necessario sviluppare dei percorsi formativi. “Banche e società di consulenza devono investire in formazione. Bisogna creare delle nuove competenze che siano digital e smart. Bisogna avere il coraggio di ridisegnare le modalità lavorative ed essere capaci di attrarre figure professionali nuove, i talenti digitali”.