Per Alessandro Valentino di VanEck, ci sono ulteriori prospettive di crescita. E a fare da traino sarà soprattutto l’Asia. Con Trump a fornire ulteriore supporto. Ecco come cavalcare la corsa del metallo giallo
Alessandro Valentino, product manager di VanEck
Nei portafogli 2025 c’è ancora spazio per l’oro. Nonostante un 2024 all’insegna dei record, con il raggiungimento del picco di 2.790 dollari l’oncia in ottobre, il metallo giallo non sembra infatti voler interrompere il proprio rally. Tanto che diversi gestori lo vedono proiettato verso il traguardo di 3.000 dollari. FocusRisparmio ha interpellato Alessandro Valentino, product manager di VanEck per capire quale scenario sia più probabile.
La prospettiva per il mercato dell’oro nel 2025 si allinea con il consenso attuale sugli indicatori macroeconomici come il PIL, i rendimenti e l’inflazione, suggerendo una crescita modesta ma positiva. Esistono però potenziali fattori di rialzo, tra cui acquisti da parte delle banche centrali più forti del previsto o un rapido deterioramento delle condizioni finanziarie, che potrebbero innescare una risposta di ‘flight-to-quality’. D’altra parte, un orientamento verso una politica monetaria più restrittiva e tassi d’interesse più alti potrebbe rappresentare un ostacolo. A rimanere fondamentale sarà poi anche il ruolo della Cina: mentre la domanda dei consumatori è stata contenuta, l’attività degli investitori ha offerto supporto.
Quali sono i fattori che promettono di incidere maggiormente sulle quotazioni?
Con un quadro macroeconomico in via di stabilizzazione rispetto al biennio passato, mi aspetto che fattori come inflazione e crescita abbiano un impatto un po’ più contenuto. Saranno invece le tensioni geopolitiche, dai conflitti alle guerre commerciali, a giocare un ruolo decisivo e aumentare l’attrattiva dell’oro come bene rifugio. Non vanno poi dimenticate le politiche delle banche centrali, in particolare quelle relative agli acquisti di asset, che incideranno significativamente sulla domanda. Inoltre, la richiesta fisica di oro per gioielleria e scopi d’investimento da regioni come l’Asia fornisce un supporto stagionale e strutturale alle tendenze di prezzo.
Nel 2024 uno dei maggiori fattori di supporto al rally del metallo giallo è stata la corsa delle banche centrali asiatiche a rafforzare le riserve auree. Questo fenomeno caratterizzerà anche l’anno in corso?
Il rally dell’oro sostenuto dalle banche centrali dei mercati emergenti è destinato a continuare, spinto da fattori strutturali e geopolitici. Le economie emergenti stanno sfruttando il metallo per mitigare i rischi associati alla volatilità delle valute e all’esposizione al debito esterno. L’interazione tra politiche commerciali, stimoli economici e percezioni di rischio in evoluzione influenzerà significativamente queste dinamiche. Con le sfide economiche e politiche globali in corso, la domanda da parte delle banche centrali si prevede rimanga robusta.
Azionario di settore o strumenti di investimento come ETC ed ETF: quali soluzioni per approcciare l’asset class e quali strategie?
Nel contesto attuale, gli investitori potrebbero considerare l’uso degli ETC per strategie di breve termine e degli ETF focalizzati su società minerarie per una diversificazione a lungo termine all’interno dei portafogli. I primi sono fisicamente garantiti e permettono infatti di seguire direttamente i prezzi del lingotto senza le complessità legate alla proprietà fisica del metallo. I secondi offrono invece un’esposizione indiretta alla materia prima, beneficiando al contempo dell’efficienza operativa e della crescita nel settore minerario. Da non sottovalutare però anche il beneficio derivante dalle azioni di settore, che sono sì più volatili ma possono garantire rendimenti più elevati se adeguatamente analizzate.
C’è chi ipotizza che gli effetti delle politiche di Trump sull’inflazione spingeranno la Fed a tagliare meno o a non farlo per nulla, scelta che giocherebbe a sfavore del metallo giallo. È quello che si attende anche lei?
Dalla nuova amministrazione repubblicana vedo molti più fattori a supporto della commodity che contro. Durante la presidenza di Trump, gli Stati Uniti potrebbero infatti assistere a un aumento del debito pubblico in scia a iniziative fiscali espansive. Questo fenomeno potrebbe a sua volta indebolire il dollaro, spingendo gli investitori a rifugiarsi nel lingotto. Inoltre, la politica estera storicamente aggressiva del tycoon rischia di intensificare le tensioni internazionali, rafforzando il ruolo dell’oro come bene rifugio in situazioni di crisi. L’interazione tra instabilità fiscale e rischi geopolitici rappresenta un forte argomento a favore di una domanda sostenuta di oro durante il suo mandato.
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