Opec, la vera sfida non è l’uscita del Qatar
Gli Stati Uniti hanno rinnovato la minaccia di varare una legge che permetterebbe loro di citare in giudizio l’Opec e rendono difficile comprendere il reale impatto delle nuove sanzioni contro l’Iran
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“L’oro sta attraversando una fase di rally, in traiettoria opposta rispetto alla sua debole performance nel 2018. Il metallo è correntemente quotato a quasi 1290 dollari l’oncia, sessanta dollari in più rispetto a un mese fa. La volatilità di asset ciclici quali azionario e petrolio ha riportato l’attenzione degli investitori sui beni rifugio”.
Massimo Siano, co-head southern europe distribution di WisdomTree, analizza l’andamento del metallo giallo e spiega che la sua risalita “viene inoltre favorita dai crescenti timori geopolitici: la situazione di stallo in cui si trova il governo americano ha ricordato agli investitori le vulnerabilità strutturale degli Stati Uniti. L’incertezza galoppante intorno a Brexit è inoltre un’ulteriore fonte di preoccupazione per gli investitori. Infine, il mercato (almeno a giudicare dai futures sui Fed Fund) si aspetta nel 2019 un aumento dei tassi di interesse inferiore a quello di un mese fa”.
“Anche se – puntualizza l’esperto – l’orientamento della Fed attraverso i suoi ‘dot plot’ indica due aumenti dei tassi quest’anno, i Fed Futures puntano a zero. La settimana scorsa la Fed ha detto che presterà maggiore attenzione alle condizioni di mercato”.
Quindi, mentre i dati economici sono molto eterogenei, “le condizioni di mercato potrebbero costringere la Fed a essere meno aggressiva quest’anno. Questo potrebbe rappresentare un vantaggio per l’oro”.
“Ci aspettiamo che quest’ultimo continui a recuperare quest’anno, soprattutto come risultato del sentiment che continua a migliorare rispetto ai livelli molto bassi raggiunti l’anno scorso. Per la fine dell’anno, potremmo vedere l’oro salire fino a quasi 1370 dollari l’oncia”, conclude Siano.