Secondo gli analisti, cinque importanti driver stanno spingendo il metallo giallo e continueranno a farlo. E per i titoli auriferi potrebbe iniziare un nuovo ciclo rialzista
Ormai ogni record storico dura appena una manciata di giorni. Quanto basta a confermare che la corsa dell’oro non sta affatto perdendo slancio. I driver che stanno spingendo il bene rifugio per eccellenza, infatti, sono ancora tutti attivi e, dopo cinque settimane positive di seguito, il lingotto ha sfondato abbondantemente la soglia dei 3.700 dollari l’oncia, mentre sul Comex ha già visto i 3.800. I gestori ritengono quota 4.000 raggiungibile entro fine anno e, nel frattempo, considerano un’occasione eventuali venti contrari. Così come sono convinti che per le azioni aurifere stia per iniziare un nuovo ciclo rialzista.
Ricardo Evangelista, senior analyst di ActivTrade, fa notare come dietro a quest’ultimo sprint del lingotto ci siano stati l’aumento della domanda di beni rifugio e le aspettative di una Federal Reserve più accomodante. “Le tensioni geopolitiche si stanno intensificando nell’Europa orientale e nel Medio Oriente, mentre i mercati scontano ulteriori tagli fino al 2026, il che implica che tra un anno i tassi potrebbero essere inferiori di un punto percentuale o anche di più”, afferma. Per l’esperto, tutto questo crea margini per un ulteriore indebolimento del dollaro e accresce i timori di inflazione, entrambi fattori che sostengono la domanda di oro. “Le dichiarazioni del funzionario Fed Stephen Miran hanno rafforzato questa prospettiva accomodante, suggerendo che il tasso dei Federal Funds dovrebbe attestarsi al di sotto del 3%, uno scenario che potrebbe significare ulteriori tagli di 1-1,5 punti percentuali entro la fine del 2026”, precisa. Per Evangelista, quindi, i prezzi dovrebbero consolidarsi sopra i 3.750 dollari nel breve termine, con margini per nuovi rialzi e un livello di resistenza intorno ai 3.900.
Verso quota 4.000
Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia
Per Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, i nuovi record storici confermano un trend esplosivo sostenuto da cinque driver: prospettive di ulteriori tagli dei tassi Fed, inflazione ancora sopra target, indebolimento del dollaro, escalation di rischi geopolitici e sistemici, e acquisti record di banche centrali. “Il mix riduce il costo opportunità di detenere oro, amplifica la ricerca di beni rifugio e attira capitali istituzionali. Nel breve manteniamo le nostre prospettive rialziste sul metallo prezioso, con breakout tecnici che possono estendere il movimento”, afferma. Sottolineando che quota 4.000 dollari entro fine anno è uno scenario plausibile.
Imaru Casanova, Portfolio Manager, Oro e metalli preziosi di VanEck
Tutto questo ha ovviamente delle ripercussioni sui titoli auriferi che, secondo Imaru Casanova, portfolio manager oro e metalli preziosi di VanEck, dopo quasi vent’anni di persistente svalutazione potrebbero finalmente ritrovare la propria forza. “In passato i deprezzamenti erano il risultato di società che hanno deluso costantemente”, spiega. Ora, invece, a suo parere gli investitori vedono margini in espansione, basso indebitamento, disciplina nell’allocazione del capitale e aziende che fanno ciò che avevano detto di voler fare. “Anche se è troppo presto per dire se si stia formando un nuovo trend di valutazione, i dati di agosto sono incoraggianti e potrebbero segnalare l’inizio di un nuovo ciclo rialzista per le azioni minerarie dell’oro”, conclude.
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