Streaming, cloud e gaming: chi vince contro l’epidemia (e nel lungo periodo)
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Il primo semestre del 2020 sarà ricordato a lungo dagli investitori in oro e nel comparto aurifero. Da inizio anno le quotazioni del contratto futures che sintetizza i prezzi a termine del metallo giallo sono salite di quasi 30 punti fino a toccare questa settimana i massimi storici, trainando al seguito tutti i titoli azionari delle società attive nella filiera, dall’estrazione alla lavorazione fino alla commercializzazione del prezioso per eccellenza.
“I prezzi stanno ricevendo adeguato sostegno, in particolare grazie all’enorme quantitative easing, sia monetario sia fiscale, e potranno anche crescere ulteriormente nei prossimi due anni”, sostiene George Cheveley, portfolio manager della strategia Global Gold di Ninety One.
A giugno, il metallo giallo ha visto un aumento del 2,9% chiudendo il mese a circa 1.781 dollari americani per oncia, il livello più alto degli ultimi dieci anni circa. I titoli auriferi, rappresentati dal NYSE Arca Gold Miners Index, hanno fatto anche meglio, crescendo del 6,3% nel corso dello stesso mese.
Ora dopo i nuovi massimi di luglio il prossimo record che i prezzi dell’oro si apprestano a infrangere è quello dei 2.000 dollari per oncia. “Il settore aurifero si trova nello stato migliore degli ultimi vent’anni o anche di più perché si sta concentrando su operazioni di allocazione del capitale efficaci, che generano buoni flussi di cassa. Pensiamo ad aziende come Barrick e Newmont”, analizza Cheveley.
E del rally di queste aziende ne hanno beneficiato diversi fondi comuni d’investimento specializzati sul settore dei metalli preziosi (Categoria Morningstar: Azionari Settore Metalli Preziosi) che sono ben posizionati sulla crescita del settore già da diverso tempo.
Nella tabella i migliori fondi che investono nei titoli delle aziende che operano nel settore aurifero e dei metalli preziosi ordinati per rendimento a tre anni. Fonte: Morningstar Direct. Dati % in euro disponibili al 28 luglio 2020. Sono escluse le classi istituzionali.
Come vediamo dalla tabella i rendimenti dei fondi sono positivi da inizio anno ma la loro caratteristica principale è la persistenza su orizzonti temporali più lunghi.
Canada e Australia al top: sono i Paesi più rappresentati nell’allocation dei portafogli di questi fondi essendo Nazioni a chiara vocazione aurifera. Più defilati ma comunque con pesi relativi importanti Sudafrica, Usa e altri Paesi emergenti dove sono situate le principali miniere di oro al mondo. A livello societario le più presenti sono: Barrick Gold, Anglogold Ashanti, Newmont e Franco Nevada.
“Le grandi aziende come Barrick e Newmont sono consapevoli che questa è sempre più la direzione che dovrebbero percorrere, concentrandosi sulla generazione di margini e di flussi di cassa piuttosto che solo sull’aumento dei volumi, qualunque sia il costo”, spiega l’analista di Ninety One. L’esperto si sofferma su quelle che nella sua visione saranno opportunità anche per il seguito dell’anno: “Vediamo un certo numero di aziende molto interessanti che, dopo aver pagato i debiti, stanno generando buoni flussi di cassa e continuano a investire in esplorazioni per individuare nuovi asset, del tutto necessari se il mercato avrà sempre più bisogno di oro”.
Un bull market che viene da lontano. Il ciclo rialzista dell’oro è partito circa due anni fa e veniva segnalato da alcuni indicatori come il Gold Index, composto dalle quotazioni in dollari, euro, yen, sterline e franchi; il picco del 2011 l’ha superato a febbraio. Secondo alcuni esperti questo chiarisce come la forza del metallo giallo non sia semplicemente il riflesso della debolezza del biglietto verde.
Infatti, le quotazioni sono salite di pari passo con la ripresa dei mercati azionari seguita da aprile in poi. “Gli investitori possono continuare ad aumentare l’esposizione azionaria, ma al contempo cercano di mitigare il loro rischio di ribasso con quella che sembra essere la nuova opzione put: l’oro”, chiarisce Mobeen Tahir, associate director e ricercatore per WisdomTree.
“Siamo ottimisti sulla commodity perché i prezzi stanno ricevendo adeguato sostegno, in particolare grazie all’enorme quantitative easing, sia monetario sia fiscale, messo in campo dai governi e che proseguirà nei prossimi due anni”, ribadisce il fund manager di Ninety One, che chiosa: “ Considerate l’incertezza sulle dinamiche del Coronavirus e la ricerca di rifugi sicuri da parte degli investitori, riteniamo che i prezzi dell’oro saranno ben supportati e potranno anche crescere ulteriormente nei prossimi due anni”.