Marco Mossetti, Senior Portfolio Manager di Credit Suisse Asset Management
Per molti anni il tema geopolitico ha svolto un ruolo minore nelle prospettive economiche e finanziarie globali. Con relazioni internazionali stabili la fiducia reciproca tra i Paesi non è mai venuta meno. L’ordine mondiale ha iniziato a vacillare nel 2017, con le prime tensioni economiche tra USA e Cina su dazi e commercio. Successivamente, le rivalità sono mutate in scontri che hanno coinvolto più settori e regioni, culminati nel 2022 con la guerra in Ucraina. Stiamo descrivendo un vero e proprio reset dell’ordine geopolitico mondiale dove sono emerse fratture profonde, dando origine a un mondo multipolare che crediamo possa durare per anni. I segni di questo cambiamento sono già evidenti nel corso del 2022: è un reset che costringe le aziende a dare priorità a catene di approvvigionamento stabili rispetto all’outsourcing ad ogni costo, è un reset dove gli scambi internazionali si stanno allineando sempre più alle alleanze geopolitiche ed è un reset, infine, dove per i settori strategici si creano incentivi per la rilocalizzazione e allo sviluppo interno.
Questa tendenza continuerà per almeno i prossimi 2–5 anni e produrrà un reset anche di natura economica finanziaria. Il primo effetto del nuovo ordine mondiale, pensiamo al peggioramento delle relazioni tra gli USA e la Cina (la fabbrica del mondo) e tra l’Europa e la Russia (il primo produttore al mondo di materie prime), sarà quello di riportare l’inflazione su livelli strutturalmente più elevati rispetto all’ultimo ventennio. Il 2022, possiamo affermare, ha segnato la fine del cosiddetto “lowflation”, un effetto collaterale di bassa inflazione legato alla globalizzazione. Per questo motivo il livello dei tassi d’interesse rimarrà più elevato rispetto al passato.
Il secondo effetto del nuovo contesto geopolitico sarà quello di ridurre la crescita potenziale dei prossimi cinque anni. Gli aumenti della produttività saranno inevitabilmente più modesti con una minore cooperazione internazionale sull’innovazione tecnologica e meno libertà di circolazione della forza lavoro. Il terzo effetto riguarda le politiche fiscali: i governi introducono misure di sostegno e aumentano la spesa pubblica per affrontare le attuali sfide indotte dal nuovo contesto geopolitico (pensiamo per esempio alla transizione energetica). In molti Paesi sviluppati i deficit di bilancio sono già oltre al 4% ed è improbabile che migliorino molto negli anni a venire.
Nel 2023 ci muoveremo all’interno di questo nuovo paradigma, ma le condizioni cicliche potranno offrire interessanti spunti d’investimento: la crescita economica sarà modesta per effetto della stretta monetaria e del riassetto geopolitico in corso, ma la buona notizia riguarda un cambio di regime per l’inflazione che seppur ancora alta comincerà a scendere creando la condizione per una politica monetaria più accomodante.
L’aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse che hanno creato scompiglio nei mercati finanziari nel 2022, potrebbero aver posto le basi per un contesto d’investimento più stabile. A tal proposito prevediamo un ritorno d’interesse per le obbligazioni che verranno sovrappesate nei portafogli per almeno due buoni motivi: il primo ha a che fare con i rendimenti tornati a livelli storicamente elevati ed un contesto economico favorevole (l’inflazione prossima al picco e la fine dei rialzi delle banche centrali). Il secondo motivo riguarda la diversificazione di portafoglio: quando i rischi sulla crescita torneranno a dominare, i vantaggi di diversificazione nel detenere obbligazioni in portafoglio saranno evidenti: la performance di obbligazioni e azioni dovrebbe divergere nuovamente (contrariamente a quanto avvenuto nel 2022), in quanto i mercati azionari potrebbero essere ancora volatili nella prima metà del 2023 a causa di una crescita economica più lenta che inevitabilmente impatterà negativamente gli utili societari.
A livello tematico, il reset geopolitico produrrà un impulso positivo agli investimenti in alcuni settori strategici, in nome di una maggiore indipendenza economica e sicurezza: alcune aree del listino come quella delle infrastrutture o della tradizione energetica e quelle delle materie prime potrebbero guidare il prossimo ciclo borsistico creando quindi un importante cambio di leadership.
G7 = Media ponderata Area Euro, UK, Giappone, Canada
Yoy (%) core CPI inflation.

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