Eurozona, l’inflazione concede una tregua. Ma non alla Bce
A marzo prezzi in frenata al 6,9%, sui minimi da 13 mesi. Ma sale il dato core. S&P: “A maggio nuovo aumento dei tassi”
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Dopo un 2022 segnato da performance fortemente negative a causa dell’insolita correlazione positiva con l’equity, il mercato obbligazionario si prepara al grande rilancio. É questa la view al 2023 degli esperti di Vontobel Asset Management, che per cavalcare la ripartenza del reddito fisso puntano soprattutto su un portafoglio di bond europei nella convinzione possano fornire un porto sicuro nel mare d’incertezza in cui continueranno a navigare gli investitori finanziari.
“Quello appena passato è stato un periodo molto difficile per il credito del Vecchio Continente ma ora le prospettive a medio termine paiono in deciso miglioramento”, afferma Mondher Bettaieb-Loriot, head of Corporate Bond dell’asset manager svizzero. Non a caso, le sue stime sull’andamento bond societari investment grade nella regione parlano di performance come non se ne vedevano da lungo tempo: “La nostra strategia obbligazionaria europea apre l’anno con un rendimento nell’Eurozona del 4,5%, fornendo un buon cuscinetto per gli investitori, ma prevediamo che i rendimenti a un anno si aggireranno intorno all’8%”.
Il rendimento delle obbligazioni corporate investment grade europee negli ultimi dieci anni (perfomance in percentuale). Fonte: ICE BofA A-BBB Euro Corporate Index.
Secondo il gestore, sono molteplici i fattori che giustificano un’ipotesi di questo e tutti basati sui fondamentali economici. Il prezzo del gas, già in forte discesa, promette ad esempio di assestarsi definitivamente su livelli pre-invasione dell’Ucraina. Inoltre, circa il 70% dell’inflazione nell’Eurozona si dimostra legata alle catene di fornitura piuttosto che alle componente core, cioè alimenti ed energia. Due circostanze che nei prossimi mesi dovrebbero a loro volta indurre la Bce a moderati rialzi dei tassi di interesse aprendo così spiragli per una recessione più lieve del previsto. Ma non c’è solo il tema della crescita economica: una politica meno restrittiva da parte dell’Eurotower, e quindi maggiore tranquillità per i tassi di mercato, significa infatti anche spread creditizi più stabili, in restringimento di almeno 30 punti dai 300 attuali e comunque capaci di compensare ampiamente i rischi di insolvenza specie alla luce solidi fondamentali dimostrati dalle imprese.
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Secondo Bettaieb-Loriot, le banche Centrali saranno dunque meno aggressive quest’anno e in questo scenario potrebbe essere possibile accaparrarsi cedole interessanti oltre ad assicurarsi un reddito da investimento per diversi anni. Non vale però lo stesso sul fronte dei titoli di Stato, in particolare di quelli Statunitensi, per i quali lo scenario appare più difficile da decifrare. L’esperto ritiene infatti che i treasury decennali saranno molto volatili: “Se l’inflazione scende la performance sarà interessante, in caso contrario perderà terreno. Data la natura variabile del contesto attuale, probabilmente questi chiuderanno l’anno così come lo hanno iniziato”. Per quanto riguarda lo spread, potrebbe invece aver già scontato il peggio, con gli investitori che sono già pienamente consapevoli delle incertezze future. Quindi Bettaieb immagina una situazione in cui i differenziali potrebbero realizzare un rally di circa 50 punti base, in ragione di una incertezza minore.
Wouter van Overfelt, head of Emerging Market Corporates di Vontobel, indica come il vento stia cambiando anche per il reddito fisso dei Paesi emergenti, dove intravede numerosi segnali di ripresa dopo che lo scorso anno l’indice Msci Emerging Markets ha perso il 19% contro un -14% dell’Msci World. “Questa categoria di obbligazioni è ancora poco conosciuta, sottoinvestita e considerata rischiosa perché poco liquida o diversificata ma noi siamo convinti rappresenti invece un’opportunità”, spiega. Merito di valutazioni attraenti, spread e rendimenti più elevati che nei Paesi sviluppati, fondamentali aziendali solidi. Ma anche di un’economia che mostra segnali di ripresa più accentuati rispetto agli Stati avanzati. Per van Overfelt, il focus va sviluppato soprattutto sui titoli sovrani e sugli high yield societari, che rappresentano “una fonte di potenziale alpha per gestori attivi con forte convinzione”. Quanto ai primi, in particolare, la propensione all’investimento della casa di fondi deriva dal fatto che il tasso di default sovrani dovrebbe aver raggiunto il picco nel 2022 e quindi i fallimenti di imprese dovrebbero calare nel prossimo biennio.
Lo spread creditizio tra high yield e investment grade nei mercati emergenti (linea gialla), negli Stati Uniti (liea verde) e in Europa (linea viola). Fonte: Bloomberg, Vontobel Asset Management
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