Tassi, verso una divergenza USA-Europa
Il programma di Trump potrebbe riaccendere l’inflazione e a quel punto la Fed sarebbe costretta a fermarsi. La BCE, invece, continuerà a tagliare. Tra un anno il costo del denaro sarà molto più basso
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Nonostante un inizio d’anno più resiliente, le variabili macro che hanno afflitto il mercato per oltre due anni continueranno a farsi sentire. È questa l’outlook di Amundi, che per la seconda metà del 2023 prevede un’ulteriore decelerazione della crescita soprattutto per i mercati sviluppati. Una prospettiva che imporrà agli investitori azionari di monitorare costantemente la dinamica dei tassi mentre gli amanti dei bond dovranno avere come bussola la qualità.
Nel dettaglio, la casa di gestione prevede un aumento del Pil globale pari al 2,9% ma con un ampio divario tra mercati emergenti e sviluppati. “Mentre i primi saliranno del 4,2%m la maggior parte dei Paesi avanzati risentirà dell’effetto ritardato della stretta monetaria”, spiega la società. Che sottolinea come, nonostante la recessione degli utili non sia ancora iniziata, le prospettive dei consumatori stiano già peggiorando. Da qui la sua stima sull’espansione economica del gruppo, vista non oltre lo 0,9%. Se però l’Europa dovrebbe riuscire a mantenersi su “crescita anemica”, peggiore sembra la traiettoria degli Stati Uniti: qui, infatti, le stime sono addirittura di una “lieve recessione” a partire dal quarto trimestre. A giocare un ruolo chiave, in entrambe le parabole, la restrizione del credito ma soprattutto un’inflazione destinata a rimanere oltre il target a lungo. Ecco perchè sui tassi di Fed e Bce, l’ultimo dei tre fattori che stanno impensierendo gli investitori, Amundi vede il picco vicino a non prevede tagli 2023.
Quanto agli emergenti, la parte del leone dovrebbe essere giocata dall’Asia. Secondo Amundi, la regione ha le carte in regola per arrivare a cubare il 70% della crescita complessiva del gruppo e può primeggiare anche sul fronte degli afflussi di capitali esteri. Particolare attenzione, inevitabilmente, va riposta su Cina e India: “Pechino crescerà del 5,7% nel 2023 e del 4,3% nel 2024 mentre Mumbai del 6% nel 2023 e del 5,5% nel 2024”, è la previsione della casa.
“Il costo generalmente elevato degli asset rischiosi, con poche eccezioni come le obbligazioni europee investment grade o le azioni cinesi, unito all’elevata incertezza sulla crescita e sull’inflazione, richiede un’asset allocation prudente in questa fase iniziale del secondo semestre”, spiega il group cio di Amundi Vincent Mortier. Sull’obbligazionario la casa declina il concetto nell’attenzione per la qualità, che significa monitorare leva finanziaria e rischio di liquidità delle società senza esporsi sul segmento high yield. Nell’equity, invece, prevale la cautela. “Gli investitori dovrebbero cercare una bassa leva finanziaria, dividendi protetti e una buona tenuta degli utili. Senza dimenticare, però, che l’attuale profilo rischio-rendimento dell’azionario è poco interessante a fronte di un rischio di concentrazione è elevato.
Discorso a parte vale per gli emergenti, dove resta comunque importante un’attenta selezione degli asset. “Nel reddito fisso, i rendimenti e gli spread del blocco sono interessanti. Siamo positivi sulle obbligazioni in valuta forte e crediamo che gli investitori debbano cercare punti di ingresso nel debito in valuta locale. Senza dimenticare le buone valutazioni del segmento high yield”, è la view di Amundi. Che sull’azionario conclude: “Dovrebbe beneficiare di un contesto migliore nel secondo semestre. La crescita degli utili è tornata e le valutazioni rimangono interessanti, come nel caso delle azioni cinesi”.
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