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Gli esperti offrono la propria ricetta per dribblare le incognite, dalla scommessa sulla tecnologia, alla green energy, passando per le obbligazioni convertibili
Una nuova ondata di volatilità è attesa sui mercati nei prossimi mesi. Secondo John Stoltzfus, chief strategist di Oppenheimer, sarà anzi proprio la volatilità a tenere banco da qui alla fine dell’anno, considerato il modo in cui operatori di mercato e investitori nervosi reagiscono alle cattive notizie. Stoltzfus nota anche che le incognite non mancano di certo, in particolare il rialzo dei casi di Covid e la possibilità che si trovi un vaccino o meno. “Ciò che maggiormente terrà i trader sulle spine saranno gli sviluppi legati alla pandemia”. E non solo, perché ovviamente c’è anche il voto Usa all’orizzonte, anche se secondo Stoltzfus il mercato è “resiliente”, come dimostra l’incredibile rimbalzo dell’azionario dai minimi di marzo. “Continueremo a vedere un programma di stimolo che dovrebbe favorire sia l’economia reale sia Wall Street”.
E però sullo sfondo ci sono anche le crescenti tensioni tra Usa e Cina, in particolar modo sul fronte tecnologico, e lo stato di salute generale dell’economia con molte aziende che, ancora oggi, hanno dichiarato di non avere gli elementi a sufficienza per poter comunicare una forward guidance sui risultati economici da qui a fine anno.
Come muoversi da investitore in questo difficile contesto? Stoltzfus, che si era mosso con una certa cautela all’inizio della crisi del coronavirus, ha sviluppato poi un atteggiamento molto più costruttivo sull’azionario, e in particolare sulla tecnologia. “Ci piace il settore dei consumi voluttuari, e apprezziamo anche gli industriali, perché oggi questi titoli hanno un contenuto tecnologico molto più elevato che in passato”, spiega Stoltzfus. E in ottica contrarian, l’esperto dice anche di apprezzare i titoli finanziari, “perché pensiamo che sia un settore incompreso in un mondo che al contrario ha bisogno di grandi istituzioni finanziarie per sostenere la new economy verso la quale ci stiamo muovendo”, aggiunge.
“Nel periodo – spiega Giacomo Calef, country manager di Notz Stuki – si potrebbe mantenere un’esposizione importante sulle obbligazioni convertibili, prediligendo i gestori che sono in grado di contenere la volatilità, e valutare opportunità di investimento sul tema della Clean Energy, dato che gli Stati hanno stanziato importanti risorse per quest’area, a favore di una maggiore tutela e salvaguardia dell’ambiente”.
Ma non solo. Secondo Norman Villamin, Cio Wealth Management di Union Bancaire Privée (Ubp), “ci sarà ripresa nel secondo semestre grazie alle rinnovate misure di stimolo dei governi ma le imprese inizieranno ad adeguare i costi della forza lavoro a fronte di una ripresa ancora modesta. Il secondo semestre 2020 potrebbe, quindi, vedere un aumento della disoccupazione negli Stati Uniti e in Europa”.
Così, sul fronte obbligazionario, per Ubp è un sostanziale “sì” ai Coco bond (contingent convertible) delle banche europee e un “no” per le obbligazioni ad alto rendimento Usa. Questo perché “se il sentiment degli investitori è migliorato grazie agli sviluppi positivi dei vaccini e agli stimoli fiscali, è stato anche mitigato dall’evidenza del rallentamento della crescita negli Stati Uniti. Inoltre, gran parte dell’attenzione nel mercato obbligazionario è concentrata sui default. Il tasso di insolvenza ponderato a 12 mesi delle obbligazioni ad alto rendimento Usa è aumentato, raggiungendo un massimo degli ultimi 10 anni del 6,2%, mentre lo scenario in Europa è rimasto favorevole e probabilmente il tasso di default rimarrà più basso”. Inoltre, i crescenti timori nel settore energetico costituiscono un ulteriore possibile rischio al ribasso per le obbligazioni ad alto rendimento Usa.
“Al contrario – continua Ubp – l’accordo sul Recovery Plan e il sostegno implicito della Bce, volto a evitare un rischio potenziale nel sistema bancario europeo, rende i CoCo bond delle banche europee particolarmente interessanti. Pertanto, con spread quasi paragonabili a quelli degli high yield Usa, abbiamo ridotto il rischio nei portafogli tagliando la nostra esposizione ai titoli ad alto rendimento Usa a piena duration, mantenendo allo stesso tempo non solo il carry premium tramite obbligazioni ibride (e scegliendo selettivamente, strategie ad alto rendimento non energetiche con duration breve), ma anche posizionandoci per beneficiare degli sviluppi positivi in Europa nel 2021”. Un occhio di riguardo va, con la debolezza del dollaro e le valutazioni relativamente interessanti dei mercati emergenti, al debito corporate asiatico, dove i fondamentali rimangono solidi e i default sono particolarmente bassi rispetto agli Stati Uniti.
“Per quanto riguarda l’azionario, i tassi di crescita degli utili attesi per quest’anno sono rimasti stabili negli Stati Uniti mentre sono leggermente diminuiti nella maggior parte delle altre regioni, ad eccezione del Giappone dove hanno continuato a diminuire in modo significativo. Queste sorprese positive lasciano pensare che è improbabile che le previsioni sugli utili per quest’anno si discostino molto dai livelli attuali”.
L’esito delle elezioni presidenziali statunitensi aggiunge incertezze alle prospettive sugli Eps poiché il programma di Biden punta a un aumento delle tasse sulle imprese. “Considerate le valutazioni attuali – conclude Ubp – le protezioni contro potenziali drawdown azionari potrebbero essere utili per il resto dell’estate, poiché permangono significative incertezze politiche ed economiche”, aggiunge Villamin.