Paschetta di Pictet AM spiega i fattori di successo della società che si posiziona ai vertici della raccolta di risparmio nei primi sei mesi dell’anno
Paolo Paschetta, Country head per l’Italia di Pictet Asset Management
Fra le società di gestione che sono uscite al meglio dalla pandemia Covid troviamo Pictet Asset Management, nome che si è confermato ai vertici delle classifiche di raccolta netta del risparmio gestito in Italia sia nel primo che nel secondo trimestre con, rispettivamente, 1,36 e 1,7 miliardi di euro.
Rimanere al vertice dell’industria in un momento così sfidante per l’intera economia ha richiesto grandi sforzi all’asset manager, tutti ricompensati dai numeri e dalla soddisfazione dei clienti.
Qual è stata la carta vincente di Pictet AM in questo periodo?
In questi sfidanti mesi è stata particolarmente apprezzata la velocità con cui abbiamo modificato il nostro paradigma di interazione, trasformando la capillarità dei nostri eventi sul territorio in una persino superiore vicinanza “virtuale”, accompagnando i consulenti nella comprensione dei mercati con centinaia di iniziative digitali.
Gran parte del successo è stato riscosso presso la clientela retail, sulla parte wholesale come siete andati?
Nel secondo trimestre il 70% di raccolta è stato fatto nella parte equity, in particolar modo sul mondo dei fondi tematici. Una buona parte dei flussi è andata anche sul canale Wholesale che quest’anno sta andando molto bene. L’esperienza Covid ha fatto emergete con forza ciò che raccontiamo da anni: focalizzarsi su soluzioni di investimento di lungo periodo è la scelta d’investimento più corretta. Crediamo che i Megatrend siano la soluzione perfetta per spostare il focus dell’investitore dal breve periodo – dove per definizione regna troppa incertezza e volatilità, come abbiamo visto – ai grandi cambiamenti epocali che sono in grado di modificare le nostre vite.
Per anni c’è stato molto story telling di natura commerciale sui Megatrend, poi è arrivato il Covid e.…cosa è successo?
La pandemia ha dimostrato che è tutto vero. La crisi non ha colpito indiscriminatamente tutte le società: mentre alcune hanno avuto difficoltà, quelle che cavalcano specifici trend fi mercato si sono rafforzate. Dal 1995 investighiamo e investiamo nel mondo dei fondi tematici e abbiamo portato l’attenzione a livello mediatico e commerciale su questi Megatrend dai quali non è più possibile prescindere.
Quali sono questi Megatrend?
Tutto ciò che riguarda la digital transformation ed è a essa collegato in qualche modo, come ad esempio il tema della Cybersecurity, o le applicazioni tecnologiche nel campo medico e biomedicale. E ovviamente il tema della sostenibilità.
La risposta più concreta che avete dato ai vostri investitori quale è stata?
Abbiamo trasformato la nostra attività: prima era al 90% sul territorio con consulenti di reti o banche e private banker; allo scoppio della pandemia di Covid ci siamo mossi tempestivamente e molto bene nella strada dell’online: abbiamo organizzato il primo webcast il 27 di febbraio, a pochissimi giorni dal primo caso di Covid in Italia, e nei quattro mesi di picco della crisi abbiamo costantemente incrementato il numero di incontri virtuali, arrivando addirittura a superare il numero di eventi fisici fatti durante l’intero anno precedente e coinvolgendo circa 57.000 professionisti fra cf e pb in tutta la Penisola.
In futuro tornerete al fisico o rimarrete 100% virtuali?
Se noi non avessimo per 20 anni, cioè da quando siamo sbarcati sul mercato italiano, coltivato giorno per giorno il nostro network per costruire relazioni solide e durature mai saremmo riusciti a riscontrare questo grande successo anche nella parte degli eventi da remoto. L’aspetto fisico e empatico, le relazioni umane, continueranno ad essere la base cu cui costruire il futuro, ma non solo il nostro. Crediamo che dal prossimo anno quelli che si andranno ad affermare nelle organizzazioni come la nostra, e in industrie come la nostra, siano modelli ibridi dove l’online non sostituisce ma si combina con l’esperienza di prossimità.
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