La view di Patrick Thomson, CEO Europe, Middle East & Africa di J.P. Morgan Asset Management, sul futuro dell’industria. Secondo il manager saranno competenza, responsabilità e capacità di semplificazione dei messaggi a guidare il settore fuori dalla correzione dei mercati
“Ci sono ovviamente molte preoccupazioni che derivano dalla situazione internazionale, che si riflette in particolare sul costo dell’energia e della vita in generale”. Un’evidenza, quella espressa da Patrick Thomson, CEO Europe, Middle East & Africa di J.P. Morgan Asset Management, che non impedisce però di guardare oltre l’attuale correzione dei mercati (ed essere ottimisti).
“L’aspetto più positivo se guardiamo al medio e lungo periodo dell’industria dell’asset management riguarda certamente il tasso di risparmio che osserviamo a livello globale. E non sono solo le famiglie stanno risparmiando. Secondo recenti statistiche di McKinsey, negli ultimi dieci anni la liquidità aggregata disponibile di governi, società e individui è cresciuta di tre volte, passando da 160.000 miliardi di dollari a più di 500.000 miliardi. Ci sono quindi molte più disponibilità di denaro e opportunità per noi di aiutare i clienti ad investire per il futuro”.
Un ulteriore fattore sottolineato dal manager riguarda il nuovo ciclo dei tassi di interesse. “Dalla crisi economica del 2008 i tassi si sono mossi in un’unica direzione. Il cambio di regime da parte delle banche centrali certamente mette sotto pressione i mercati ma genera anche opportunità, in modo particolare per la gestione attiva”. “Terzo elemento”, prosegue, “ancora più forte qui in Europa, è costituito dalla sostenibilità. Questo è un punto estremamente importante per J.P. Morgan Asset Management e il nostro compito è quello di mettere a disposizione dei nostri clienti un ampio ventaglio di scelte in questo campo”.
Investire nel nuovo contesto
Entrando nello specifico delle opportunità di investimento, un’area di crescita individuate da Thomson che si affianca agli strumenti sostenibili è quella dei mercati privati. “Negli Stati Uniti nel 1997 si contavano circa 8.000 società quotate, oggi sono meno di 6.000. Nella stessa finestra di tempo si è allungato il tempo medio del percorso di una compagnia che decide di quotarsi. Questi sono solo alcuni dati che confermano come il perimetro dei mercati privati si sia allargato e si stia ancora allargando e debba essere considerato con sempre maggiore attenzione dagli investitori”. “Il segmento degli alternativi”, specifica il CEO EMEA di J.P. Morgan Asset Management, “diventa sempre più interessante in ottica di costruzione di portafoglio dato il cambio di rotta dei tassi e dell’inflazione, con particolare attenzione a quei segmenti più direttamente legati alla sostenibilità”.
Tutti in volti dell’innovazione: tecnologia e capitale umano
Patrick Thomson, CEO Europe, Middle East & Africa di J.P. Morgan Asset Management
“Quest’anno spenderemo circa 400 milioni di dollari in progetti di miglioramento tecnologico”, rivela Thompson. “Uno sforzo decisivo che portiamo avanti consci dell’importanza di sviluppare sistemi in grado di generare efficienza operativa e di creare un canale di comunicazione con i clienti che risponda alle loro esigenze in termini di tempo e modalità. Collegato al tema tecnologico abbiamo anche lo sviluppo del segmento degli Etf attivi su cui stiamo puntando con decisione”, spiega nel dettaglio.
Innovazione non solo in ambito tecnologico ma anche del capitale umano per consolidare un percorso di miglioramento costante di prodotti e servizi. “L’industria ha già fatto molta strada, ma ancora di più ne resta da fare. Come J.P. Morgan Asset Management consideriamo la diversità un duplice valore che da un lato ci permette di ottenere un vantaggio competitivo in termini di potenzialità delle nostre risorse umane e dall’altro di rappresentare al meglio i nostri clienti che si trovano in ogni parte del mondo”. Un esempio portato da Thompson sul primo aspetto riguarda il team emerging market della casa di gestione che conta professionisti in grado di comunicare in 17 lingue differenti. “Quando più di 80 differenti Paesi nel mondo, la possibilità di accedere in maniera non mediata a tutto il set di informazioni disponibili su uno specifico mercato costituisce una qualità differenziante”. Un’opportunità di creare valore attraverso la diversità che, specifica Thomson, vale per tutti le sue possibili declinazioni. “I nostri team emerging market equity e emerging market debt sono tra quelli che più si distinguono in termini di diversità e sono anche ai vertici come risultati consegnati ai clienti nell’industria. Siamo certi che questa non sia una coincidenza”.
Molte sono le sfide da affrontare individuate dunque da Thompson: il nuovo regime dei tassi, il ritorno dell’inflazione e, guardando al lungo periodo, la transizione sostenibile e la pressione demografica. “Quale che sia l’obiettivo specifico degli investitori”, afferma Thompson proiettando il ragionamento nei prossimi decenni, “come industria abbiamo la responsabilità di facilitare un approccio di lungo periodo alla pianificazione patrimoniale”. “La qualità fondamentale che dobbiamo allenare è la capacità di semplificare i nostri messaggi per renderli perfettamente comprensibili ai risparmiatori. Combattere la nostra propensione a parlare in modo autoriferito, comprensibile solo agli addetti ai lavori, perché la missione sociale più importante che abbiamo è aumentare l’educazione finanziaria e con essa la base dei clienti in grado di pensare in modo compiuto al ruolo della pianificazione patrimoniale nella costruzione del proprio futuro”, conclude.
Secondo l’amministratore delegato, con il ritorno di volatilità, tassi e inflazione assume ancora più rilevanza il ruolo dell’asset servicer provider come abilitatore dell’innovazione nell’industria del risparmio. “Obiettivi e linee di sviluppo non cambiano: fondamentale la capacità di evolvere insieme ai clienti”, afferma
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