Venture capital italiano in frenata dopo un 2022 record
Bain & Company: nel primo trimestre volumi in calo del 16%. L’anno scorso si è chiuso investimenti per 1,6 miliardi. Ma il mercato tricolore vale solo il 2% in Europa
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Più tempo ma più controlli. La proposta di riforma del patto di Stabilità dell’Unione europea presentata dalla Commissione non tocca i valori di riferimento del 3% e del 60% del Pil per il deficit e il debito ma stringe sui piani di rientro dei singoli Stati. Al termine del programma sulla spesa concordato da ciascun Paese membro per il medio termine, cioè quattro anni, il rapporto tra indebitamento e prodotto interno lordo dovrà infatti risultare più basso e a renderlo tale dovrà essere un aggiustamento di bilancio minimo dello 0,5% del Pil all’anno da condurre finché il disavanzo resti oltre il tetto fissato da Maastricht. Una ‘salvaguardia’ di aggiustamento, questa, indipendente dall’avvio di una procedura di infrazione e che potrebbe pesare soprattutto sull’Italia.
Nel dettaglio, i governi indicheranno obiettivi di medio termine su come intendono affrontare squilibri macroeconomici e riforme, esplicitando solo un indicatore di spesa. Tali piani, estendibili a sette anni, saranno valutati dalla Commissione e approvati dal Consiglio. Gli Stati che sforano i parametri di Maastricht dovranno garantire che il debito abbia un calo plausibile o resti prudente nel piano e che il deficit scenda o resti al di sotto del 3% nel medio termine: l’esecutivo la definisce “traiettoria tecnica”.
Cinque sostanzialmente i punti centrali della riforma. Innanzitutto viene premiata la cosiddetta ‘titolarità nazionale‘ nella definizione dei piani di bilancio a medio termine che condensano politiche fiscali, di riforma e di investimento. Poi i riferimenti diventano più semplici e trasparenti, con percorsi di risanamento fiscale formulati in termini di obiettivi pluriennali di spesa che assicurino la riduzione del debito e il mantenimento dei deficit sotto il 3% del Pil. I percorsi di aggiustamento di bilancio si fanno inoltre più graduali se accompagnati da riforme ‘credibili’ e impegni di investimento che promuovano una crescita sostenibile e inclusiva in linea con le priorità Ue. E cresce l’affidamento alle procedure di infrazione nonchè alle “garanzie comuni” come contropartita del maggiore margine di manovra. Infine, vengono introdotti nuovi standard minimi Ue per l’indipendenza e i compiti per le istituzioni di bilancio nazionali indipendenti.
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Se da un lato Bruxelles fornisce agli Stati un maggiore controllo sui piani a medio termine, dall’altro prevede un regime di applicazione più rigoroso per garantire che gli impegni vengano rispettati. Per le capitali che si trovano ad affrontare sfide sostanziali in materia di debito pubblico, la deviazione dal percorso di aggiustamento di bilancio concordato comporterà automaticamente l’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo. “Il requisito previsto dalla proposta per i percorsi di aggiustamento è che ci sia un incremento degli investimenti pubblici”, ha spiegato il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. Il testo conferma anche la possibilità di attivare clausole di salvaguardia generali in caso di grave recessione economica nell’Ue o nell’Eurozona, che consentiranno di deviare dagli obiettivi di spesa, oppure specifiche per Paese, in caso di circostanze eccezionali.
La sorveglianza di bilancio punterà su “un unico indicatore operativo ancorato alla sostenibilità del debito”, ovvero gli obiettivi pluriennali di spesa. Cesseranno quindi di esistere, il parametro per la riduzione del debito di un ventesimo l’anno, quello per la riduzione del saldo strutturale, la procedura per scostamento significativo e la matrice dei requisiti di aggiustamento. Il monitoraggio annuale da parte della Commissione sarà poi meno gravoso perché si baserà appunto sul rispetto degli obiettivi di spesa pluriennali. E i governi dovranno presentare relazioni annuali.
I piani strutturali di bilancio a medio termine dovranno poi contenere anche impegni di riforma e investimenti pubblici che aumenteranno il potenziale di crescita, riducendo quindi il debito. Senza alcuna ‘golden rule’ per alcune particolari voci di spesa ma tenendo in considerazione alcuni capitoli nella definizione della traiettoria sostenibile sul debito. In sostanza, la Commissione “non introduce un trattamento speciale per nessun particolare tipo di investimento” pur riconoscendo la necessità di “elevati livelli di investimenti e riforme per realizzare una transizione verde e digitale equa e aumentare le capacità di difesa, tra le altre priorità comuni”.
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La proposta di Bruxelles inizierà a essere discussa dai ministri finanziari alle riunioni informali a Stoccolma già nel fine settimana e costituisce un compromesso tra le richieste dei Paesi più indebitati e le istanze dei cosiddetti rigoristi, capitanati dalla Germania. Per Gentiloni, la riforma promuove “una maggiore titolarità nazionale attraverso piani strutturali di bilancio a medio termine preparati dagli Stati membri, all’interno di un quadro comune dell’Ue con sufficienti garanzie”, assicurando “contemporaneamente la parità di trattamento e la considerazione delle situazioni specifiche”. Tali regole, ha aggiunto Gentiloni, consentiranno anche “un’applicazione più credibile” dando “ai Paesi un maggiore margine di manovra nella definizione delle traiettorie di bilancio”.
Per il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, i governi meno virtuosi non avranno più scuse, “non potendo rimandare gli aggiustamenti di bilancio a una data successiva”. “Questo vale anche per la realizzazione delle riforme e degli investimenti necessari”, ha precisato il politico lettone. Che ha poi concluso: “E non si può fare il passo più lungo della gamba, né il ‘backloading’”.
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