TFR, solo un italiano su tre ha scelto un fondo pensione
Indagine Moneyfarm: appena il 22% di quanto accumulato dai lavoratori è investito nella previdenza integrativa, il resto è rimasto in azienda. Colpa della disinformazione
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Se non si ha voglia di trasferirsi nei Paesi Bassi, è necessario mettere da parte dei soldi per la pensione fin da subito. E investirli. È questa la conclusione cui giunge l’International Pension Gap Index di Ubs Global Wealth Management, uno studio che ha messo a confronto 25 sistemi previdenziali (Italia compresa) focalizzandosi sulle indennità che un lavoratore può attendersi e sui depositi aggiuntivi necessari per mantenere lo stesso tenore di vita. Il report mostra infatti che nella maggior parte dei Paesi analizzati il risparmio privato è indispensabile per non dover cambiare abitudini, così come lo sono la pianificazione pensionistica e gli investimenti. E il discorso vale in particolare per le donne.
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I risultati variano ovviamente a seconda dei modelli pensionistici. Ad esempio, la previdenza integrativa non è indispensabile ad Amsterdam mentre a Tokyo è addirittura pari al 93% del salario. Ciò è dovuto al fatto che il sistema nipponico non mira a compensare una quota elevata del reddito da lavoro, contrariamente a quello olandese, fattore che si riflette anche nei rispettivi livelli contributivi. Inoltre, i giapponesi trascorrono il 50% di tempo in più a riposo rispetto ai cittadini dei Paesi Bassi poichè raggiungono prima l’età pensionabile e vivono più a lungo. Ma l’Olanda è un caso quasi isolato: nella maggior parte delle città il risparmio privato è centrale. Varia solo l’ammontare necessario per vivere dignitosamente: se alcuni Paesi richiedono un basso investimento personale, altri pongono un’enfasi maggiore sulla responsabilità personale. Per quanto riguarda l’Italia, il report conclude che tra assegno pubblico e TFR un pensionato può permettersi uno stile di vita dignitoso ma più modesto rispetto a quello cui è abituato. Tuttavia, avverte che per la maggior parte dei lavoratori l’importanza del risparmio privato è destinata ad aumentare.
Il report mette poi in evidenza che domina una grande incertezza anche in caso di indennità pensionistiche elevate, dal momento che queste sono spesso legate all’andamento dei mercati o dipendono da parametri demografici e finanziari obsoleti. Soprattutto alcuni schemi a contributi definiti potrebbero infatti non essere in grado di rispettare le previsioni, ormai discordanti dalla realtà attuariale. In particolare, con il pensionamento della numerosa coorte di baby boomer, gli squilibri esistenti sono destinati ad aumentare nei regimi pensionistici di tipo pay-as-you-go. Ne deriva che, per far sì che questi assetti restino finanziariamente sostenibili senza ridurre gli assegni degli attuali pensionati, potrebbe essere richiesto ai lavoratori di sostenere la maggior parte dell’importo. Ecco perché, secondo gli autori del report, è consigliabile investire in risparmi preventivi in modo da evitare di incorrere nell’incertezza legata ai cambiamenti delle policy. Naturalmente ci sono anche Stati che hanno adottato con successo misure per affrontare i problemi di finanziamento dei regimi di base fondati sul meccanismo di questo tipo. Per esempio, il modello svedese prevede un backstop di sostenibilità, che limita l’indicizzazione delle pensioni all’equilibrio finanziario del sistema stesso. “Da un’analisi di quanto è stato implementato in alcuni Paesi”, osserva l’economista di UBS Elisabeth Beusch, “si evince che è possibile aumentare la resilienza dei sistemi pensionistici senza comprometterne l’adeguatezza”..
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Altro nodo che emerge dall’analisi è il tasso di risparmio necessario, che in alcuni casi supera di gran lunga il potenziale di accantonamento di un lavoratore con un reddito medio. Se non si vuole ridimensionare il proprio stile di vita piuttosto che emigrare o ritardare l’uscita dal lavoro, l’unica soluzione è dunque iniziare ad accantonare fin da giovani e investire il proprio gruzzolo. Per esempio, secondo gli autori, nove volte su dieci un cittadino svizzero che investe i propri risparmi in un portafoglio diversificato avrà risultati finanziari migliori rispetto agli investimenti in liquidità. “È tutt’altro che un azzardo: investire in vista del pensionamento può aiutare i lavoratori a mantenere costante il loro stile di vita anche in età avanzata”, sottolinea l’economista James Mazeau.
Esiste, infine, anche un gender pension gap. Nonostante infatti i sistemi previdenziali siano generalmente privi di differenze di genere, le donne tendono a porre fine alla loro carriera e a lavorare part-time più spesso dei colleghi, ad esempio per prendersi cura dei figli. Di conseguenza registrano una crescita salariale inferiore, accumulano meno contributi e risparmiano meno nel corso della loro vita lavorativa. Inoltre tendono a vivere più a lungo. Ne deriva che hanno meno risorse previdenziali per finanziare periodi di pensionamento più estesi. Per questo, conclude il report, gli investimenti richiesti alle lavoratrici sono generalmente più elevati rispetto a quelli degli uomini.
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