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Sono 17,7 milioni gli assegni, per una spesa di 248,7 miliardi. Boom dei trattamenti assistenziali. Alle donne gli importi minori
Meno di 750 euro al mese. È questa la cifra che percepisce oltre la metà dei pensionati italiani del settore privato. Il dato emerge dall’Osservatorio dell’Inps sulle singole prestazioni, sia previdenziali che assistenziali, uno studio che evita di analizzare il reddito complessivo reddito degli ex lavoratori per non correre il rischio di includere più assegni. In totale, le pensioni vigenti a inizio 2024 sono 17.775.766 (escluse quelle dei giornalisti) e valgono una spesa complessiva di 248,7 miliardi di euro.
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Aumentano i trattamenti assistenziali. Sud in testa
Il 76,7% degli assegni pagati complessivamente dall’Inps, pari a 13.632.992, sono di natura previdenziale. Quelli assistenziali, cioè a sostegno di situazioni d’invalidità o di disagio economico, sono invece 4.142.774 (il 23,3%). Dell’importo complessivo annuo sostenuto per questi trattamenti, quasi 223 miliardi di euro sono vanno ricondotti alla prima categoria mentre 25,9 miliardi alla seconda.
Nel 2023 sono state liquidate 1.364.686 pensioni, per un esborso complessivo di 14,3 miliardi di euro. Il 48,6% di queste (663.705) era di natura assistenziale, più del 46,5% del 2022 e in deciso aumento rispetto al 37,6% di 20 anni fa. Spicca poi la differenza geografica, con il Sud che si conferma l’area a maggior incidenza di assegni di invalidità civile: 77,4 ogni mille residenti, quasi il doppio del Nord (39,4).
L’Inps specifica che il 47,1% delle pensioni e il 62,4% degli importi è in carico alle gestioni degli ex addetti privati: quella di maggior rilievo è il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, che gestisce il 44,5% degli assegni e il 57,8% delle somme. Le gestioni degli autonomi erogano invece il 28,3% dei trattamenti previdenziali, per un importo pari al 24,7% del totale, mentre quelle assistenziali forniscono il 23,3% delle prestazioni: pari al 10,4% del totale l’importo che hanno in pagamento.
Le donne percepiscono assegni più bassi
L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.468,59 euro, con un valore più elevato nel Nord Italia (1.575,28 euro). L’età media dei pensionati è di 74,1 anni, con una differenza fra i generi di 4,7 anni (71,5 anni per gli uomini e 76,2 anni per le donne). L’Inps fa notare che, nella distribuzione per classi d’importo mensile, si osserva una forte concentrazione nelle fasce più basse: il 53,7% degli assegni, pari a circa 9,5 milioni, è infatti inferiore a 750 euro. E meno della metà di questi beneficia di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, dalle integrazione al minimo alle maggiorazioni sociali fino alle pensioni sociali o di invalidità civile.
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Il divario fra i due sessi è dunque evidente. Per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 euro risulta pari al 40% e scende al 17% se si analizza la situazione della categoria vecchiaia. Per le donne, gli assegni da tremila euro al mese sono invece solo l’1,1% del totale a fronte del 7,5% proprio del genere maschile. Le pensionate che percepiscono tra i 1.500 e i tremila euro sono appena il 9,6%, mentre la corrispondente quota blu è del 32,5%. E il rapporto si ribalta quando la pensione è minima: degli trattamenti tra i 750 e i 1.500 euro, il 20% va agli ex lavoratori mentre il 24,6% è destinato alle ex lavoratrici.
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