I wealth manager puntano sugli illiquidi
Il 73% già investe o lo farà a breve. Obiettivo: diversificazione e rendimenti. Ed è boom di fornitori terzi. Sempre più diffuso l’interesse per gli investimenti Esg
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Nonostante l’attuale contesto sia più buio che mai, per il wealth management il futuro appare luminosissimo. Entro il 2030, infatti, la domanda di servizi per il settore è destinata a raddoppiare rispetto al 2021, così come i ricavi che supereranno quota 500 miliardi di dollari. Parola di Bain & Company, che in uno studio dedicato sottolinea come tali servizi hanno il potenziale per offrire agli operatori del settore di raddoppiare la propria capitalizzazione di mercato.
A far da traino saranno le generazioni Z e Y, pronte a diventare un interlocutore importante per gli operatori dell’industria dal momento che oltre 250 milioni di questi clienti potrà contare, entro il 2030, su un reddito annuo superiore ai 100.000 dollari.
L’avviso ai naviganti è dunque chiaro: “Questo è un trend che gli operatori oggi devono necessariamente cavalcare, guardando ai nuovi segmenti di clientela – sottolinea Daniele Funaro, Partner Bain & Company -. Per cogliere infatti il potenziale del cambiamento, i player dell’industria dovranno parlare ai 250 milioni di nuovi clienti della Generazione Y e Z con un reddito annuo superiore ai 100.000 dollari che emergeranno entro il 2030”.
Per Funaro, anche in Italia il trend si sta manifestando “e ci aspettiamo che i clienti della Generazione Y & Z saranno diversi milioni, rappresentando gli investitori del futuro per il sistema finanziario del Paese. Ma si tratta di nativi digitali, vale a dire “clienti più giovani più autonomi e con una maggiore educazione finanziaria”.
Più in generale, tra il 2021 e il 2030, Bain & Company prevede un incremento pari a 90.000 miliardi di dollari di liquidità a livello globale da parte di tutti gli investitori, con circa metà di questa ricchezza proveniente da individui con un patrimonio compreso tra 100.000 e 1 milione di dollari. L’America e la regione dell’Asia-Pacifico guideranno questa crescita.
Come si diceva, se lo studio dimostra che qualsiasi operatore del settore potrebbe raddoppiare la propria capitalizzazione di mercato, mette anche in guardia sul fatto che la realizzazione di questo potenziale risulta sempre più sfidante a causa dell’affacciarsi al mercato di clienti con priorità diverse, che richiedono nuovi modelli, nuove offerte e nuovi servizi.
“Tuttavia – precisa Funaro -, sebbene in generale questa tipologia di clienti guardi a un servizio di tipo principalmente digitale, per le decisioni più complesse chiede un’interazione umana. Questo si traduce in un nuovo approccio, ibrido e ad alto contatto, per gli operatori che vorranno catturare la ricchezza di questa nuova fascia emergente”.
E con l’espansione della nuova clientela, aumentano anche le loro diverse priorità. Tra queste spicca l’Esg, visto che tre quarti dei millennial benestanti (il 75%) considera gli aspetti ambientali, sociali e di governance un fattore importante nelle decisioni di investimento. Bain & Company prevede che gli asset legati all’Esg costituiranno circa il 46% di tutti gli asset in gestione entro il 2030, rispetto all’attuale 33%.
Altro settore destinato a crescere è quello dei mercati privati. La rapida crescita e la sovraperformance dei mercati privati rispetto a quelli pubblici ha infatti stimolato l’appetito degli investitori, spingendo diverse società wealthtech ad ampliare l’accesso al private equity e al debito.
Stesso discorso per gli asset digitali. Lo studio mette infatti in evidenza che il market cap delle società pubbliche che emettono criptovalute ha toccato quota 2.200 miliardi di dollari, prima di scendere a 1.300 miliardi lo scorso maggio. E molti consulenti prevedono di investire tra l’1% e il 5% dei portafogli dei clienti in asset digitali nei prossimi cinque anni.
Infine, le soluzioni di previdenza. Gli investitori sono alla ricerca di soluzioni innovative di accumulo previdenziale per mantenere un tenore di vita confortevole.
“Un altro trend a cui assisteremo è una spinta ulteriore verso l’M&A. I rendimenti di scala saranno superiori di circa il 35% per chi applicherà un modello ad alta intensità digitale, con soluzioni high tech e high touch, rispetto ai modelli tradizionali. Per ottenere il vantaggio competitivo di una maggiore scala, molte aziende ricorreranno a fusioni e acquisizioni”, conclude Funaro.
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