Tra performance deludenti e restrizioni anti Covid, è scattato il fuggi fuggi dai titoli del Dragone. Ma per i gestori, dai bond all’energia pulita, le occasioni non mancano
Con Pechino ormai a un passo dal duro lockdown che sta soffocando Shanghai e altre 40 città, un vaccino prova ad offrirlo la Pboc, rassicurando momentaneamente le piazze europee e un po’ meno quelle locali. La banca centrale cinese ha infatti assicurato che rafforzerà “il sostegno prudente” della politica monetaria all’economia reale a rischio frenata, in particolare alle piccole imprese colpite dal Covid, e che “manterrà una liquidità ragionevolmente ampia e stimolerà uno sviluppo sano e stabile dei mercati finanziari”.
Ma per molti investitori non basta: tra performance deludenti e politiche zero Covid sembra essere scattato il fuggi fuggi dai titoli del Dragone. “Nelle ultime due settimane la Cina ha assistito all’abbandono dei suoi mercati da parte degli investitori esteri, dopo un anno di performance deludenti. Le azioni cinesi continuano a perdere terreno, le relazioni politiche con il resto del mondo sono sempre più complicate e l’eccessivo indebitamento di alcuni settori (vedi quello immobiliare, con il caso Evergrande) stanno gettando un’ombra sull’affidabilità finanziaria del Paese”, fa notare Roberto Rossignoli, portfolio manager di Moneyfarm, che sottolinea come gli investitori stranieri abbiano scaricato azioni cinesi per un valore record di 6 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno.
Per l’esperto, quindi, con stime di crescita riviste al 5,5% per il 2022 e la crisi del settore immobiliare che non accenna ad attenuarsi, il crescente interventismo del governo rischia di deprimere la crescita di aziende che altrove trainano l’azionario, in primis dei titoli tecnologici. Diverso il discorso per l’obbligazionario che, a detta di Rossignoli, si conferma un’opzione interessante. “I bond cinesi sono un asset da valutare con attenzione, anche per la loro crescente importanza in molti benchmark obbligazionari – assicura -. In un solo anno, le obbligazioni denominate in yuan sono diventate la terza più grande allocazione nell’indice di riferimento globale per il reddito fisso. È dunque probabile che questa tendenza attirerà sempre più flussi di investimento su questa asset class”.
Per l’esperto Moneyfarm, i bond del Dragone offrono vantaggi sia in termini di ritorni, con rendimenti che si collocano in una fascia intermedia tra i bond dei mercati sviluppati e quelli dei mercati emergenti, che di diversificazione. “Storicamente hanno mostrato una correlazione relativamente bassa con le obbligazioni governative dei paesi sviluppati”, aggiunge.
David Eiswert, gestore del fondo T. Rowe Price Funds Sicag – Global Focused Growth Equity di T. Rowe Price
Anche gli esperti del team strategie di credito globale di Algebris evidenziano come le tensioni sul mercato cinese rimangano elevate, a causa dei maggiori rischi derivanti dalla politica di zero Covid. “L’impatto è stato evidente nei dati ad alta frequenza di marzo, che mostrano una profonda contrazione delle vendite al dettaglio e dei nuovi investimenti” fanno notare, aggiungendo che le misure adattate dai politici per sostenere l’economia rimangono timide.
“L’obiettivo del 5,5% fissato dalle autorità per la crescita del 2022 è chiaramente a rischio, e il 4-4,5% sembra un range più plausibile se il trend di marzo permarrà nel secondo trimestre – mettono dunque in guardia gli analisti Algebris -. Le azioni cinesi stanno tornando sotto pressione, ma gran parte della debolezza potrebbe risultare sul lato valutario, che ha già iniziato a muoversi ma si è indebolito del 10% a causa dei precedenti rallentamenti improvvisi. Anche la valuta estera dei mercati emergenti rimane vulnerabile, data la sua performance migliore rispetto al credito di fine anno”.
Insomma, come osservaDavid Eiswert, gestore del fondo T. Rowe Price Funds Sicag – Global Focused Growth Equity di T. Rowe Price, la gestione della pandemia sarà fondamentale: se il governo riuscirà a gestire con successo i casi di Covid-19 e non arriverà una variante più grave, è probabile che le supply chain continueranno a riprendersi in modo costante nel corso del prossimo anno o due.
Olivia Albrecht, global head of Esg di Tcw
Infine, Olivia Albrecht, global head of Esg di Tcw, invita gli investitori a guardare al settore della tecnologia pulita, il cui futuro è, a suo dire, dei mercati emergenti e dunque anche di Pechino. In Cina, in particolare, l’esperta fa notare che le spedizioni di batterie per veicoli elettrici sono già vicine alla metà delle unità globali, supportate da un ampio mercato automobilistico nazionale. “Anche a fronte di questa base elevata, la produzione cinese di batterie continua a crescere ben oltre il 100% anno su anno – precisa la Albrecht -. In maniera analoga, i produttori coreani di batterie per veicoli elettrici rappresentano oltre il 30% delle spedizioni globali”.
“La leadership nella produzione di batterie si traduce anche in una leadership similare nelle fasi intermedie della catena di approvvigionamento della produzione: i principali produttori di componenti per batterie risiedono anche in Cina e Corea”, conclude.
Per i mercati emergenti le scelte di allocazione di investitori professionali e istituzionali convergono sui prodotti a gestione fortemente attiva. Sull’area gli esperti si aspettano rendimenti attesi in alcuni casi superiori del 2% rispetto all’azionario dei paesi sviluppati
La nuova ondata ha già fermato Shangai, Shenzhen e Guangzhou, mandando al tappeto i listini. Per i gestori le prospettive a breve sono incerte, ma l’azionario cinese non si fermerà
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