Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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Con i nuovi tagli alla produzione annunciati a sorpresa dall’Opec+, il mercato petrolifero cadrà in un deficit molto più ampio prima di quanto preventivato. È la previsione dell’Agenzia internazionale dell’energia, che nel consueto report mensile lancia l’allarme sulle ripercussioni delle mosse del cartello su crescita globale e inflazione. Attenzione però all’industria degli idrocarburi Usa, che potrebbe beneficiare di questa mossa inattesa.
La scorsa settimana l’Arabia Saudita e alcuni dei maggiori produttori di greggio hanno annunciato che ridurranno l’output di quasi 1,2 milioni di barili al giorno nonostante gli analisti intravedessero la necessità di più oro nero per soddisfare la domanda in ripresa in Cina e impedire un’impennata dei prezzi. Una scelta alla quale si è subito accodata anche la Russia, che ha comunicato di voler estendere fino alla fine dell’anno il ciclo di tagli già annunciato. Considerando anche Mosca, la minore produzione ammonterà a circa 1,6 milioni di barili al giorno. “I tagli annunciati il 2 aprile rischiano di aggravare un previsto deficit di offerta nel secondo semestre 2023 e di aumentarne l’inflazione in un momento di maggiore incertezza economica, anche se l’attività industriale rallenta nelle maggiori economie mondiali e la crescita della produzione al di fuori dell’alleanza appare robusta”, si legge nel rapporto dell’ente. Per gli esperti Aie, infatti, la nuova decisione farà calare l’offerta mondiale di 400 mila barili già nel secondo trimestre dell’anno.
Stando all’agenzia, quindi, il divario nel mercato petrolifero globale tra disponibilità e domanda di greggio raggiungerà i 2 milioni di barili al giorno entro il terzo trimestre dell’anno. Un gap che i produttori di petrolio al di fuori dell’Opec non saranno in grado o non vorranno colmare. E che rischia di far salire notevolmente i prezzi dell’oro nero, pesando sul carovita proprio quando sembra rallentare. Per l’intero 2023, l’Aie stima un deficit medio di 800mila barili al giorno, il doppio di quello previsto prima del 2 aprile scorso. “I consumatori che si trovano di fronte a prezzi gonfiati per i beni di prima necessità dovranno ora distribuire i loro budget in modo ancora più sottile. Ciò è di cattivo auspicio per la ripresa e la crescita economica”, sottolinea.
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Secondo Roberta Caselli, research associate di Global X, la decisione dell’Opec+ avrà certamente un effetto significativo sull’inflazione e potrebbe spingere le banche centrali a ulteriori aumenti dei tassi. “Nel complesso, nonostante rimangano rischi di rallentamento dell’economia globale, ci aspettiamo che il mercato petrolifero si irrigidisca nei prossimi trimestri a causa dei nuovi rischi sia dal lato dell’offerta che da quello della domanda”, spiega l’esperta. Allo stesso tempo, però, l’industria Usa del greggio e del gas potrebbe essere ben posizionata per beneficiare di queste dinamiche. “Grazie all’inatteso aumento dei prezzi, le società americane di shale oil aumenteranno probabilmente la loro guidance di crescita dell’output”, osserva Caselli.
Non solo. Per l’esperta di Global X, un ulteriore risultato della crescita degli idrocarburi a stelle e strisce sarà l’aumento della domanda di condotte midstream, strutture di stoccaggio e impianti di lavorazione. “Anche se c’è già stata una forte ripresa in questo senso, riteniamo che gli investitori possano trovare valore nelle società midstream grazie alle valutazioni convenienti, al potenziale di diversificazione e alla poca sensibilità all’inflazione”, conclude.
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