Degrada (Fideuram Am Sgr) vede positivo: “Si delinea un contesto di basso posizionamento dei fondi esteri e valutazioni a sconto rispetto a quelle dei principali mercati azionari internazionali”
Luigi Degrada,responsabile fondi italiani di Fideuram Asset Management Sgr
L’indice italiano FTSE Mib chiude il trimestre con un bilancio positivo (qui la notizia), fra i migliori a livello globale grazie ad un insieme di fattori dentro i quali rientra l’avvicendamento a Palazzo Chigi fra l’ex premier Giuseppe Conte e Mario Draghi – avvenuto fra fine gennaio e inizio febbraio.
Oggi l’indice italiano si trova ad un passo dai massimi relativi pre-pandemia. Si tratta di una congiuntura favorevole temporanea, oppure il principale indice azionario di Borsa Italiana è destinato a salire ancora e sovraperformare gli altri mercati azionari?
Lo abbiamo chiesto a Luigi Degrada, responsabile fondi italiani di Fideuram Asset Management Sgr e da 18 anni gestore del fondo Fideuram Italia (cinque stelle Morningstar) – recentemente premiato ai Morningstar Fund Awards 2021 per il quinto anno consecutivo nella categoria Azionari Italia.
Nella corsa del listino italiano molto ha fatto il così detto “Effetto Draghi”. Durerà ancora a lungo? Fin dove può arrivare l’indice italiano?
L’arrivo di Mario Draghi, supportato da una larghissima maggioranza parlamentare, è un fattore decisivo per riportare un interesse duraturo sul mercato azionario italiano di quell’ampia parte di investitori internazionali che avevano disinvestito nello scorso decennio a causa rischio politico. L’accelerazione dell’economia nei prossimi semestri ulteriormente spinta anche dall’arrivo dei fondi legati al recovery fund si delinea in un contesto di basso posizionamento dei fondi esteri e valutazioni a sconto rispetto a quelle dei principali mercati azionari internazionali. L’insieme di questi fattori fanno propendere per un superamento del limite superiore del range in cui si mosso l’indice del mercato italiano negli ultimi anni.
Le previsioni di un’impennata dell’inflazione in Europa e negli Usa e la prospettiva di un trade reflazionistico possono avvantaggiare i titoli italiani?
Il forte aumento del risparmio che si è avuto a livello mondiale e che troverà impiego a breve nella riapertura sincronizzata delle economie in un contesto di politiche fiscali e monetarie ultra-espansive comporterà rialzi dei prezzi nella seconda parte dell’anno. Appare prematuro stimare quanto l’aumento dell’inflazione sarà duraturo e generalizzato. In ogni caso, in tale contesto, il mercato obbligazionario presenta quasi ovunque un profilo rischio rendimento ampiamente non soddisfacente. Il mercato azionario italiano non solo è ricco di titoli ciclici non soggetti ad eccessi speculativi riscontrabili altrove sui mercati equity ma è anche caratterizzato da elevati dividendi che lo rendono competitivo rispetto ad altri impieghi in presenza di tassi nominali compressi e tensioni sul fronte inflattivo.
Fra Opa e delisting, diminuzione delle Ipo e acquisizioni, Borsa Italiana fatica ad imporsi come centro di gravità per le grandi e medie imprese che vogliono crescere attraverso il mercato azionario. Cosa aspettarsi nel futuro, alla luce dell’ingresso nel perimetro Euronext? Di cosa c’è bisogno per far evolvere il mercato azionario italiano in maniera organica?
Per aumentare la presenza delle medie imprese che costituiscono l’eccellenza e l’ossatura dell’economia italiana sono sicuramente di aiuto gli incentivi fiscali ma risulta comunque necessario un cambiamento culturale nelle imprese più dinamiche. L’approdo al mercato azionario è infatti la via più efficiente per l’imprenditore per riuscire ad assicurare il capitale, i manager e le strutture necessarie all’impresa proiettandola verso la crescita e il ricambio generazionale ma senza perdere il controllo sulla stessa. Il sistema economico italiano ha la necessita di avere, più che una moltitudine di piccole aziende quotate, un numero rappresentativo di imprese di media dimensione ma leader delle rispettive nicchie di mercato che siano in grado di aggregare altre imprese e poter raggiungere le dimensioni adatte per competere a livello globale.
Gli esperti si aspettano una fase positiva per l'azionario nazionale, grazie alla fiducia nel governo Draghi e a una generale sottovalutazione degli indici rispetto agli omologhi europei