Piazza Affari, il Covid ha bruciato 80 miliardi di capitalizzazione
Secondo Unimpresa nel 2020 il valore delle quotate è crollato del 15%, a 444 miliardi dai 522 del 2019. Fuga degli stranieri: le quote dei soggetti esteri sono scese dal 49% al 46%
4 min
I gestori vedono rosa su Piazza Affari. Un po’ perché dopo l’insediamento di Mario Draghi a Palazzo Chigi è diminuita la percezione del rischio Paese sull’Italia, visto che l’ex numero uno della Bce è visto come l’uomo giusto per traghettare la nazione verso le riforme indispensabili alla crescita e per utilizzare in modo efficiente le risorse del Recovery Fund. Ma anche perché il mercato italiano è tradizionalmente a sconto rispetto alle altre piazze europee, e perché il contesto generale appare propizio per un rerating che dovrebbe ridare slancio a settori che avevano sofferto, finanziari in primis.
“Sicuramente l’effetto Draghi avrà un forte impatto sul mercato azionario e su quello obbligazionario. La riduzione del premio per il ‘rischio-Italia’ rende le valutazioni assolutamente più interessanti. Senza dimenticare il ruolo che Draghi avrà in Europa sul fronte di una maggiore centralità di bilancio comune europeo. La mia opinione, quindi, è che il mercato azionario italiano possa sovraperformare i mercati europei”, commenta Fausto Artoni, presidente di IMPact SIM , società che investe con un focus sulle società maggiormente sensibili ai principi di sostenibilità (criteri SDG delle Nazioni Unite).
Di analogo avviso anche Andrea Scauri, gestore azionario Italia di Lemanik, che ha sottolineato: “L‘arrivo di Draghi è stato una buona notizia perché ha permesso di intravvedere prospettive di recupero dell’economia innescate da possibili riforme strutturali, che danno speranza agli investitori e riaccendono l’interesse su Piazza Affari, che rispetto ad altri mercati europei ha maggiori spazi di rivalutazione visto che tratta a sconto. Se questo approccio di valutazione dovesse essere condiviso anche dai gestori stranieri rivedremmo sul mercato maggiori flussi, in grado di migliorare ulteriormente la performance dell’azionario italiano”.
Quali i settori che potrebbero maggiormente beneficiare di questo contesto favorevole? Gli esperti citano innanzitutto i finanziari. “Il restringimento dello spread Btp-Bund, abbinato ad alcuni segnali maggiorente inflazionistici globali, favorisce il settore finanziario: banche, assicurazioni e asset manager. Il ritorno, nel corso del 2021, ad una politica attiva sui dividendi rende questo settore assolutamente interessante”, argomenta Artoni. Scauri aggiunge inoltre che “i finanziari sono in generale titoli sottopesati, per un tema legato ai tassi negativi che comprimono il margine di interesse. In questa fase, quello che viene definito reflation trade e le prospettive di ritorno dell’inflazione lasciano intravvedere maggiori possibilità per il settore di generare reddito”. Per quanto riguarda le banche italiane in particolare, secondo il gestore di Lemanik “il settore negli ultimi anni ha anche dovuto scontare le pressioni regolatorie, e ora, con un approccio più soft del regolatore, livelli solidi di capitale e valutazioni a sconto rispetto ai comparabili europei, mi aspetto che questo gap sui multipli possa chiudersi. Inoltre, se tra qualche mese saremo tutti vaccinati, questo dovrebbe dare forza al recupero delle banche, che sono una specie di ‘warrant’ dell’economia”.
Pollice alzato, secondo IMPact SIM, anche per il settore petrolifero, che “potrebbe beneficiare della forte ripresa dei prezzi di tutte le materie prime, oil compreso. Il Recovery Plan europeo – aggiunge Artoni -favorirà il settore delle infrastrutture, telecomunicazioni e energie rinnovabili”.
Il settore che potrebbe invece languire sono le utility regolamentate. “Se entriamo in un contesto di steepening della curva dei tassi – spiega Scauri di Lemanik – si va a ridurre il premio delle utility rispetto alla RAB (regulatory asset base)”. Anche Artoni ammette che teoricamente le spinte parzialmente inflazionistiche che abbiamo visto crescere nell’ultimo mese potrebbero condizionare negativamente il settore delle utilities. “Ritengo però che la qualità, la valutazione e il livello di dividendi renda questo settore comunque difensivo e degno di restare nei portafogli. Enel, Snam Rete Gas, Terna, Italgas, le municipalizzate hanno tutte rendimenti da dividendi compresi fra il 4 e il 6% con i tassi dei bond vicini allo 0 o negativi”, sottolinea.
Per quanto riguarda la tecnologia, secondo Lemanik occorre distinguere: “in un approccio top-down in generale un incremento dei tassi non fa bene al settore. Ma in Italia ci sono poche società tech, che peraltro trattano a multipli nettamente più bassi rispetto a quelli che si trovano non dico negli Stati Uniti, dove le valutazioni sono alte, ma anche in altri mercati europei. Quindi se si selezionano dei titoli con valutazioni interessanti e business model vincenti non starei a soffermarmi troppo sul rischio rappresentato dal tema dei tassi”, sottolinea Scauri.
In effetti, in generale “il mercato azionario italiano può essere definito con una impronta ‘value’. Lo scarso peso della tecnologia e il forte peso dei settori finanziari e utilities – sottolinea Artoni – giustificano questa definizione. Il 2021 sarà caratterizzato da una ripresa di valutazioni proprio sui settori ‘value’ nei quali troviamo, tra l’altro, dei livelli di dividend yield assolutamente attraenti”. Il presidente di IMPact SIM ricorda inoltre che banche e assicurazioni potranno tornare a pagare dividendi in diversi casi compresi fra il 5 e il 10%. “Difficile essere short a queste condizioni”, conclude Artoni.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.