Climate change, investitori istituzionali globali in ritardo
Sostenibilità sempre più importante, ma l’integrazione del rischio climatico è in ritardo. Cresce il numero di chi ha obiettivi net zero. Le indagini Macquarie e Aviva
3 min
Piazza Affari è sempre più green. Continua a crescere nel mondo finanziario l’attenzione per il cambiamento climatico, tanto che nel 2020 per la prima volta sono oltre la metà, il 53%, le relazioni finanziarie delle società quotate sul Mercato Telematico Azionario di Borsa Italiana che hanno prodotto un’informativa sul tema. Un dato incoraggiante, tanto più se si guarda alla percentuale di aumento: l’11% in più rispetto al 2019, quando solo il 42% delle relazioni finanziarie annuali includeva riferimenti espliciti al clima. Resta però un significativo numero di società che non affronta questo aspetto: ben il 47% delle relazioni, infatti, non include alcun riferimento al tema.
A rivelarlo è il report “Climate Change nell’informativa finanziaria” di Deloitte, che analizza appunto la rilevanza del cambiamento climatico nei bilanci delle società di Piazza Affari. “In linea con il trend già emerso nel 2019, osserviamo una crescente diffusione dell’informativa fornita nelle Relazioni finanziarie annuali 2020 delle società quotate e una maggiore consapevolezza del fatto che le tematiche legate al cambiamento climatico non possono essere confinate al solo contesto della Dichiarazione Non Finanziaria”, spiega Stefano Dell’Orto, amministratore delegato di Audit & Assurance Deloitte.
“Si tratta, però, di un primo stadio del percorso evolutivo atteso dall’ecosistema del reporting finanziario, dato che solo in alcuni casi tale informativa viene estesa ai riflessi del cambiamento climatico nella valutazione delle poste iscritte in bilancio. E anche in tali casi l’informativa fornita risulta prevalentemente di carattere qualitativo”, precisa Dell’Orto.
L’analisi di Deloitte ha riguardato i bilanci di 220 società sulle 239 società quotate sull’ex Mta ed ha evidenziato come il livello di dettaglio delle informazioni fornite differisca significativamente: 36 delle 116 relazioni finanziarie annuali che trattano il cambiamento climatico menzionano il tema come fattore puramente di contesto e di mercato, non declinato rispetto alla realtà aziendale e al relativo quadro strategico e senza individuazione di rischi e di opportunità correlati. Invece, 80 delle 116 relazioni finanziarie annuali, pari al 36% dell’intero campione, affrontano, seppur con livelli di dettaglio significativamente differenti, il cambiamento climatico quale fattore critico della realtà aziendale, declinando le considerazioni nell’ambito della relativa strategia di gestione e identificando i rischi e le opportunità correlati.
“L’analisi ha complessivamente messo in luce una crescente consapevolezza rispetto alla tematica del cambiamento climatico e ai suoi impatti sul bilancio, in continuità con il percorso virtuoso tracciato già con i bilanci 2019”, sottolinea Franco Amelio, sustainability leader di Deloitte Italia. “Tuttavia – avverte -, il tipo di informazioni inserite nelle Relazioni finanziarie annuali risulta ancora prevalentemente di carattere qualitativo anziché quantitativo e concentrato nella Relazione sulla gestione, con particolare riferimento alla descrizione dei rischi correlati al cambiamento climatico, presentati con livelli di dettaglio e specificità molto variabili”.
Questo vale sia per le società industriali, di cui circa il 36% (62 società su 169) ha fornito informativa nel corpo della Relazione finanziaria annuale in merito al rischio correlato al cambiamento climatico, sia per le società operanti nell’ambito dei servizi finanziari che presentano percentuali del tutto analoghe (18 su 51). Il dato diventa viceversa disomogeneo se letto in una prospettiva settoriale.
“L’esposizione dei singoli settori ai rischi derivanti dal cambiamento climatico è, allo stato, un driver oggettivo fondamentale per l’estensione e la qualità dell’informativa fornita – evidenzia Massimiliano Semprini, Ifrs leader di Deloitte Italia -. L’appartenenza a settori identificabili con maggiore esposizione a tali rischi, come quelli dell’energia e delle utility, influenza in maniera significativa non solo la strategia comunicativa, ma anche la portata e il contenuto dell’informativa nel contesto delle Relazioni finanziarie annuali.
In generale, secondo Mauro Di Bartolomeo, national professional practice director di Deloitte Italia, è importante sottolineare che se, da un lato, dichiarazioni forti rispetto alle strategie aziendali di decarbonizzazione sono sempre più al centro della comunicazione da parte degli emittenti, dall’altro, soltanto in alcuni casi tali affermazioni sono coerentemente riflesse nei bilanci. “Per fare concreti passi in avanti nel percorso evolutivo dell’informativa finanziaria bisogna ricercare una sempre maggiore coerenza tra l’informativa sul clima fornita e la comunicazione strategica. Ma non solo: è fondamentale l’elaborazione di un’informativa sempre più analitica e quantitativa degli impatti legati al cambiamento climatico effettivamente riflessi nella predisposizione dei bilanci”, conclude Di Bartolomeo.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.