Dallo spread all’azionario, fino all’attuazione del Pnrr, le ripercussioni di una crisi politica potrebbero essere pesanti. E gli investitori sperano nelle Bce
Il governo rotola veloce verso la crisi, Piazza Affari paga già il conto e gli investitori sperano nella Bce. Può essere riassunta così la tumultuosa giornata politica vista dai mercati. Gli indici milanesi hanno seguito infatti pedissequamente le evoluzioni dello strappo politico, scivolando di ora in ora, e con un sorvegliato speciale, lo spread, che dopo essersi impennato fino a 218 punti mentre il premier Mario Draghi saliva al Colle dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha poi ripiegato in chiusura fermandosi a quota 206. Da dove ripartirà per l’ultima seduta della settimana.
Nonostante le dimissioni di Draghi (per ora respinte) siano arrivate a contrattazioni chiuse, il bilancio è dunque di quelli neri: 17 miliardi di capitalizzazione in fumo a fronte di un calo del 3,44% del Ftse Mib, manco a dirlo listino peggiore d’Europa.
Così, in attesa di capire cosa succederà nei prossimi giorni a palazzo Chigi, sui mercati alla paura della recessione si somma quella dell’instabilità politica. E tra i gestori, che oggi hanno dovuto prendere atto anche delle previsioni d’estate dell’Unione europea da cui emerge un 2023 molto difficile, la riflessione più diffusa è che non è proprio il momento di aprire una crisi a Roma.
“Riteniamo che, sebbene le probabilità di elezioni anticipate siano aumentate nel corso dell’ultima settimana, rimangano ancora uno scenario improbabile. L’Italia è già riuscita a evitare due volte le elezioni anticipate, e con le elezioni a soli nove mesi di distanza, c’è tutto l’interesse a cercare di mantenere la maggioranza di governo fino ad allora”, commenta Neil Mehta, portfolio manager di BlueBay Am, secondo cui molto dipende da Mario Draghi.
Le ripercussioni di una crisi
Se però la crisi dovesse concretizzarsi, le ripercussioni sui mercati potrebbero essere pesanti. “Le conseguenze principali che vediamo a livello di mercato sono di una risalita dello spread per l’incertezza politica, un maggiore rischio di esecuzione dei piani del Pnrr anche per la possibile paralisi di alcune riforme, un rischio di ritardi di alcuni dossier politicamente sensibili, come la rete Unica o Rai Way- EI Towers”, sottolineano gli analisti di Equita in una nota.
Identica visione per Andrea Randone, head of mid small cap research di Intermonte, secondo cui la situazione di grave instabilità che si è delineata pesa chiaramente sul mercato italiano e dovrebbe impattare soprattutto i titoli domestici, come quelli bancari e assicurativi.
“Prevediamo implicazioni negative anche per quei titoli, come Tim, che necessitano di un quadro politico definito per attuare importanti scelte strategiche – aggiunge Randone -. Anche l’esecuzione del Recovery Plan potrebbe essere a rischio. Lo scenario base su cui ci si muove, preferibile borsisticamente, è che la crisi di governo possa rientrare o che si arrivi un Draghi bis ma lo scenario di elezioni anticipate appare molto concreto. D’altro canto, alcuni titoli, tra cui segnaliamo Moncler, Campari e Diasorin, per la tipologia dei loro business, non dovrebbero risentire della crisi in corso, come già accaduto in passato in periodi di simile incertezza”.
Gli investitori sperano nella Bce
Dave Chappell, fixed income senior portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments, evidenzia come il movimento degli spread non sia stato stato particolarmente ampio, probabilmente a causa della riluttanza degli investitori a vendere i governativi italiani in attesa di quello che potrebbe essere un forte strumento anti-frammentazione targato Bce. “I membri del comitato sono stati chiari sul fatto che la banca centrale utilizzerà tutti gli strumenti disponibili per sostenere i mercati sovrani e mantenere la regolare attuazione della politica monetaria”, osserva.
Michele Morra, portfolio manager di di Moneyfarm
“Ciò però non significa necessariamente – avverte Chappell – che la Bce sia pronta a intervenire per stabilizzare gli spread nel caso di un sell off autoinflitto e guidato dalla politica. È probabile poterci aspettare una recessione nei prossimi mesi mentre la Bce cerca di combattere un’inflazione difficile da controllare, se non rallentando l’economia. Le prospettive sono tutt’altro che positive”.
Anche per Michele Morra, portfolio manager di di Moneyfarm, l’elemento chiave da considerare riguarda l’efficacia dello scudo anti-spread, perché al momento è difficile capire se davvero questa misura possa evitare, o almeno contenere, la volatilità degli spread tra Paesi centrali e periferici. “Fino ad oggi i mercati hanno scommesso su un sì. Tuttavia – puntualizza – la frammentazione politica è vissuta negativamente dai mercati e può aggravare un quadro in cui una politica monetaria in restrizione tende ad impattare negativamente, soprattutto sui Paesi più deboli e con un costo del debito più elevato, come l’Italia”.
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