Giambattista Chiarelli, head of institutional dell’asset manager, racconta i piani di sviluppo nel business istituzionale in Italia e analizza il cambio di passo necessario per fondi pensione, casse e fondazioni
Giambattista Chiarelli, head of institutional business di Pictet Asset Management
Per gli investitori istituzionali è un momento sfidante: Covid impone di abbandonare le logiche tradizionali di investimento che nel mondo a tassi zero in cui navighiamo non possono più assicurare i rendimenti visti in passato.
“Gli operatori come fondi pensione, casse di previdenza e fondazioni hanno reagito alla crisi in modo diverso rispetto al mondo wholesale e retail”, commenta Giambattista Chiarelli, head of institutional business di Pictet Asset Management. “Non c’è stata una corsa al disinvestimento prima, ma neanche un aumento dei rischi di portafoglio successivamente, durante la ripresa dei mercati”, spiega il manager a FocusRisparmio.
In questo quadro gli istituzionali hanno mantenuto un atteggiamento prudente, “in media gli investimenti azionari si sono mantenuti sotto al 30% del portafoglio – aggiunge – e in molti casi le quote prevalenti sono ancora destinate all’immobiliare”.
Il cambio di paradigma però è imminente. Diversi report evidenziano un crescente interesse degli istituzionali verso gli investimenti alternativi, i private markets e i prodotti passivi (fondi indice ed Etf).
“Piacciono molto anche le soluzioni tematiche”, spiega Chiarelli, “in special modo se in coppia con investimenti nei mercati privati. In Pictet siamo sempre stati attenti su entrambi i fronti, e oggi siamo convinti che l’unione di queste due modalità possa riscontrare il favore del mercato istituzionale italiano”.
Fia tematici riservati agli istituzionali
Il gruppo Pictet – conosciuto in Italia prevalentemente per l’offerta di fondi attivi distribuiti alla clientela retail – da tempo è attivo anche sul versante dei fondi d’investimento alternativi (Fia) chiusi riservati alla clientela istituzionale e ora pianifica di ampliare la gamma di offerta.
“Abbiamo lanciato un primo Fia tematico che è ancora in fase di raccolta”, racconta Chiarelli a FocusRisparmio. “La strategia investe in fondi di private equity che finanziano realtà aziendali attive nello sviluppo di prodotti o servizi IT. Nei prossimi 12-18 mesi abbiamo in programma altri due lanci tematici molto simili, uno legato all’ambiente e alla transizione energetica, l’altro alla sanità”.
“Come un matrimonio”
Riguardo alle modalità di selezione dei partner d’investimento, Chiarelli paragona il processo ad un matrimonio: “vogliamo mantenere rapporti di lunga data e per questo cerchiamo soggetti con cui avere un totale allineamento degli interessi nella gestione del fondo”.
Non solo track record quindi. “Oltre chiaramente alle performance, dedichiamo particolare attenzione anche agli aspetti non finanziari. Ad esempio, valutiamo la capacità del team di gestione di adattarsi ai nuovi contesti, e le skills che possano avere un impatto positivo sulla vita dell’azienda. Spesso il diavolo si annida nei dettagli e per questo motivo riteniamo fondamentale nel processo di selezione la fase di due diligence che io considero una cartina di tornasole di quel che sarà poi il rapporto futuro con il gestore”.
Attenzione alle simmetrie
In pochi sanno che un terzo del business istituzionale di Pictet AM deriva dalla componente di soluzioni indicizzate. “Per noi l’investimento passivo deve essere presente all’interno di un portafoglio istituzionale secondo una logica tattica e con declinazione regionale sui mercati più sviluppati (Usa, Europa, Pacifico, ndr), ovvero dove c’è totale simmetria fra rischi e rendimenti”, osserva il manager.
“Laddove vi siano asimmetrie, invece, è meglio seguire le vie più tradizionali della gestione attiva”, prosegue Chiarelli, e cita gli esempi degli investimenti tematici o nel reddito fisso, un’asset class, quest’ultima, sulla quale Pictet lo scorso anno ha lanciato un fondo che investe in special situation e debito distressed, orientato proprio a logiche di mitigazione del rischio e salvaguardia del rendimento.
“Fino ad ora il mercato del credito non ha subito grandi scossoni ma arriverà il momento in cui verranno meno tutta una serie di moratorie, sussidi e incentivi che faranno emergere alcune aziende a discapito di altre”, spiega Chiarelli, “in quel caso la mole di obbligazioni e titoli di Stato che gli investitori hanno in portafoglio potrebbe diventare indigesta”.
La soluzione, secondo Pictet, è puntare sulle special situation. “Ovvero acquistare il debito sottovalutato di aziende in crisi, ma con buoni fondamentali (o andare short sul debito sopravvalutato di imprese con elevata possibilità di default) anticipando di fatto il mercato e valorizzando qualcosa che non è ancora nei prezzi”.
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