Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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L’economia americana rallenta mentre la corsa dei prezzi continua. Stando alla stima preliminare del Bureau of Economic Analysis, nel primo trimestre dell’anno il Pil Usa ha segnato un progresso dell’1,1% dal +2,6% degli ultimi tre mesi del 2022, sotto le attese degli analisti che stimavano una crescita del 2%. Inarrestabile invece l’inflazione Pce. Nel periodo gennaio-marzo, il Personal consumption expenditure, elaborato sui redditi delle famiglie e indicatore preferito della Federal Reserve, è cresciuto del 4,2% dal 3,7% di ottobre-dicembre, con il dato core passato da +4,4% a +4,9% contro il +4,7% del consensus.
Numeri pesanti cui si uniscono l’aumento dei consumi, che valgono il 69% dell’economia americana e segnano una crescita dal +1% al +3,7%, e il calo delle richieste di sussidi alla disoccupazione, diminuite la scorsa settimana di 16mila unità a quota 230mila (240mila le stime). Ora il 78,1% degli esperti, secondo i dati del Cme Group, prevede un rialzo dei tassi di 25 punti base alla prossima riunione della Fed, in programma il 2-3 maggio.
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Si comincia, dunque, a intravedere la tanto paventata recessione. “L’economia americana sta mostrando i primi cauti segnali di rallentamento. Dal meeting della Federal Reserve di inizio maggio, i mercati si aspettano un ulteriore rialzo dei tassi di 25 punti base, in linea con le previsioni dell’Open Market Committee della stessa banca centrale, portando quindi il tasso di riferimento in una fascia tra il 5% e il 5,25%”, osserva Illia Galka, junior portfolio manager di Ethenea Independent Investors. Che aggiunge: “Potrebbe trattarsi dell’ultima stretta nell’attuale ciclo di rialzi della Banca centrale Usa”.
Per l’esperta, il fallimento di Silicon Valley Bank potrebbe aver dato al Fomc un aiuto inaspettato: sebbene non abbia portato a una grave crisi bancaria, la tempesta sul settore ha infatti irrigidito le condizioni dei mercati del credito statunitensi. E gli indicatori attuali suggeriscono che gli istituti Usa stanno diventando più restrittivi nel concedere prestiti, contribuendo ad allentare le pressioni inflazionistiche. “Questo dovrebbe aver reso i membri della Fed più fiduciosi, così che non saranno necessari molti interventi sui tassi di interesse per combattere il carovita. Forse ne basterà soltanto uno”, spiega Galka. Troppo ottimistica, a suo parere, è invece la previsione di un primo taglio già a luglio. “L’inflazione è ancora troppo alta e la Fed ha dichiarato di non essere disposta a tagliare i tassi anche in caso di recessione più lieve. La banca centrale statunitense ha effettuato numerosi cicli di rialzi dei tassi e l’economia americana sta mostrando i primi cauti segnali di rallentamento. Ma i banchieri centrali sembrano decisi a dare un ultimo giro di vite, dopo tutto”, conclude.
Stessa visione per Anders Persson e Tony Rodriguez, rispettivamente cio of Global Fixed Income e head of Fixed Income Strategy di Nuveen. “Il rischio di recessione quest’anno è aumentato negli Stati Uniti e in Europa, anche se l’entità del rallentamento dovrebbe essere lieve rispetto agli standard storici”. “La crescita dell’occupazione, che è rimasta forte, probabilmente si indebolirà nei prossimi trimestri. L’inflazione sembra aver raggiunto il picco, ma rimarrà con ogni probabilità ‘troppo alta’ rispetto agli obiettivi delle banche centrali fino alla fine del 2023. Ciò dovrebbe frenare la spesa dei consumatori e sollecitare un’ulteriore stretta da parte delle banche centrali”, spiegano i due. Primi di aggiungere: “Prevediamo che la Fed aumenterà i tassi di 25 punti base ancora una volta prima di terminare il ciclo di inasprimento a metà anno”, affermano i due esperti.
A livello di allocation Persson e Rodriguez continuano a privilegiare i settori a spread e il rischio di credito, con un orientamento al rialzo della qualità all’interno delle asset class. “Riteniamo probabile che gli spread creditizi si allarghino nei prossimi mesi, presentando probabilmente punti di ingresso più interessanti per assumere rischio. Detto questo, esistono opportunità interessanti nel mercato delle obbligazioni preferred e nei prestiti high yield e senior con rating ‘BB’. Non vediamo ulteriori rialzi per i rendimenti a lungo termine”, concludono.
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