L’economia britannica rischia di entrare in recessione entro fine anno. Secondo i gestori, l’istituto non toccherà i tassi e continuerà a mostrarsi falco. Ma potrebbe essere costretto ad anticipare i tagli
Peggiora lo stato di salute dell’economia del Regno Unito, che ora potrebbe entrare in recessione già entro la fine del 2023. Il Pil britannico del terzo trimestre si è infatti attestato in calo dello 0,3%, sotto le stime degli analisti che oscillavano tra +0,1% e -0,2%. Una contrazione estesa a tutti i comparti di sua maestà, dai servizi all’industria alle costruzioni, e che ora rischia di complicare gli sforzi della Bank of England per sconfiggere la più alta inflazione del G7. Secondo i gestori, infatti, la banca centrale non toccherà i tassi al termine del meeting di giovedì ma potrebbe vedersi costretta a rimodulare l’atteggiamento hawkish e anticipare i tagli nel 2024.
L’Office for National Statistics ha anche segnalato che in ottobre la produzione industriale britannica ha segnato un calo dello 0,8% su base mensile rispetto al +0% di settembre e al -0,1% atteso dagli analisti. Il dato tendenziale ha registrato un aumento dello 0,4%, dopo il +1,5% precedente e contro il +1,1% del consensus. In particolare, la produzione manifatturiera ha accusato una flessione dell’1,1% a fronte di una variazione nulla attesa dagli analisti e dopo il +0,1% del mese antecedente. La variazione annua ha mostrato invece una crescita dell’0,8%, ben al di sotto del +1,9% atteso e del +3,1% di settembre.
La posizione del governatore Bailey
Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm
Secondo Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, il Pil più debole delle attese allontana la prospettiva di un miglioramento dell’economia e fa riaffiorare itimori di recessione per il prossimo trimestre. Il dato però non modificherà l’esito dell’ultimo meeting di quest’anno della banca centrale. “La rilevazione non è in grado di influenzare la decisione della Bank of England, i cui tassi resteranno probabilmente invariati al 5,25% come ampiamente anticipato”, ha detto l’esperto. Che ha aggiunto: “Aumentano però le probabilità di un taglio all’inizio del 2024”.
Kevin Thozet, membro dell’Investment Committee di Carmignac
Dello stesso parere Kevin Thozet, membro del Comitato investimenti di Carmignac, secondo cui l’istituto manterrà i tassi di riferimento fermi e con tutta probabilità cercherà di conservarli a tali livelli il più a lungo possibile. “Il carovita nel Regno Unito rimane elevata: i dati più recenti mostrano un’inflazione salariale ancora superiore al 7% su base annua, sebbene sia rallentata più del previsto”, ha sottolineato. È quindi improbabile, a suo parere, che il presidente Andrew Bailey segnali una qualsiasi forma di inversione di rotta nel prossimo futuro. Sempre che non sia l’economia a capovolgere la direzione. “Tuttavia, una volta avviato il ciclo di tagli negli Stati Unitie nell’Eurozona, è improbabile che la BoE possa resistere a lungo”, precisa.
Secondo Luke Bartholomew, senior economist di Abrdn, Bailey sarà addirittura in prima linea nel contrastare l’ipotesi di tagli anticipati. “Sebbene l’inflazione britannica non sembri più un’anomalia a livello internazionale, è ancora vero che i progressi verso il ritorno al target sono meno avanzati di quelli compiuti da altri Paesi”, ha fatto notare.Per questo, secondo l’esperto, è significativo che la BoE sembri impegnata a mantenere una politica restrittiva per riportare i prezzi all’obiettivo in modo sostenibile. Se l’istituto centrale si troverà a tagliare i tassi all’inizio del prossimo anno, Bartholomew crede lo farà da una posizione di debolezza, dato che l’economia si sarà deteriorata rapidamente. “In ogni caso, riteniamo che il messaggio chiaro di questo meeting sarà quello di non prendere in considerazione un abbassamento del costo del denaro nel breve termine”.
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