PIR, un altro passo avanti regolamentare
L’Agenzia delle entrate, accogliendo le istanze di Assogestioni, chiarisce la normativa vigente in materia di investimenti oggetto dei PIR, OICR PIR compliant e credito d’imposta per i PIR alternativi
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La svolta dei Pir è partita. Lo certifica Intermonte, secondo cui per il 2021 si prevede una raccolta lorda da nuovi sottoscrittori di Pir di 0,1 miliardi di euro, cifra che nel 2024 toccherà quota 2,4 miliardi. Non solo. Stando agli analisti della Sim milanese, per i sottoscrittori continui la stima è che gli afflussi complessivi nel secondo anno ammontino a una parte della somma accantonata nel primo (dal 35% al 40%) e che nei restanti anni, dal terzo al quinto, si mantengano stabili, equivalenti in media al 60% degli investimenti del secondo anno.
Infine, l’ammontare del capitale che verrà ritirato dagli investitori che decidono di uscire dal fondo prima del termine di cinque anni (per qualsiasi motivo) è stimato a circa il 4% del patrimonio in gestione nel 2021 e oltre.
Da Intermonte sottolineano che la raccolta netta dei Pir è stata pari a 154,7 milioni di euro nel terzo trimestre, con un’intensificazione degli afflussi positivi rispetto a secondo trimestre 2021 (+106 milioni di euro) dopo tre precedenti trimestri di deflussi. Secondo il dato mensile rilasciato dall’Osservatorio Pir del Sole 24 Ore, la raccolta ha continuato ad essere forte in ottobre, a quasi 100 milioni di euro (97 milioni per la precisione) e in novembre, a 172 milioni di euro. Dato il progresso, gli analisti si dicono quindi “fiduciosi che l’interesse per questo prodotto continuerà la sua ripresa nei prossimi mesi”.
Quanto ai Pir alternativi, dalla Sim citano i dati pubblicati il 16 settembre scorso da Assogestioni: nel primo semestre la raccolta è stata pari a 428 milioni di euro, mentre a fine giugno 2021 gli asset under management ammontavano a 684 milioni di euro. Per Intermonte, si tratta di “dati complessivamente incoraggianti, considerando che per ora solo pochi fondi hanno ricevuto l’approvazione”.
Per quanto riguarda le prospettive dei Pir alternativi, “sulla base delle nostre aspettative per gli Eltif, prevediamo una raccolta di 300 milioni di euro nel 2020, 1,5 miliardi nel 2021 e 1,8 miliardi nel 2022, raggiungendo così un aum cumulativo di 3,6 miliardi di euro a fine 2022. Per il momento, le nostre stime sono più caute rispetto a quelle di Assogestioni per questo prodotto – si precisa nel report -, che prevede una raccolta tra 3 e 5 miliardi di euro all’anno”.
Passando a Piazza Affari, mid e small cap hanno sottoperformato rispetto al mercato azionario italiano nell’ultimo mese e da inizio del 2022, ma per gli esperti di Intermonte le prospettive sono rosee. Tra i motivi dell’inizio difficile, c’è un cambio di atteggiamento da parte degli investitori che, di fronte a prospettive di una politica monetaria più restrittiva, hanno preferito avviare una rotazione dai titoli growth a quelli value e in Italia i titoli growth sono piu’ rappresentati tra le mid/small che tra le large cap.
Gli analisti della Sim milanese però sono ottimisti: “Nel nostro approccio bottom-up – scrivono -, continuiamo a ritenere che la direzione degli utili, che emergerà dalla prossima stagione di reporting, fornirà un solido sostegno a una serie di investimenti azionari le cui valutazioni sono ora in discussione”. Sul fronte liquidità, per le società a piccola e media capitalizzazione di Piazza Affari “la recente volatilità del mercato, se prolungata, potrebbe essere un vento contrario, ma guardiamo al 2022 con maggiore fiducia dopo i dati di afflusso sempre più positivi registrati in ottobre e novembre 2021 per i fondi Pir”.
In particolare, il mercato azionario italiano (quotazioni al 14 gennaio 2022) è cresciuto del 3,2% nell’ultimo mese ma è in rialzo solo dello 0,3% da inizio anno. L’indice Ftse Italia Mid-Cap (-0,8% nell’ultimo mese) ha sottoperformato l’indice principale del 4,1%, un divario che si e’ creato quasi interamente da inizio anno (-4,0% da inizio anno su base relativa), con l’indice Ftse Italia Small Caps (+0,5% nell’ultimo mese) che ha performato peggio del mercato del 2,7% nell’ultimo mese, o -1,8% su base relativa da inizio 2022. Guardando alle performance in tutta Europa, l’indice Msci Europe Small Caps è cresciuto del 2,3% nell’ultimo mese, con una performance migliore delle piccole e medie italiane.
Dal punto di vista delle valutazioni, se si confrontano la performance da inizio anno con la variazione delle stime dell’intero 2022 nello stesso periodo, emerge che i titoli Ftse Mib hanno registrato un re-rating da inizio anno dello 0,7%, mentre le mid-cap e le small cap hanno subito un de-rating rispettivamente del 2,8% e dell’1,4%. “Su base p/e, il nostro panel è scambiato con un premio del 34% rispetto alle large cap, ben al di sopra del premio medio storico (17%), ma leggermente al di sotto del livello di un mese fa (35%)”.
Infine la liquidità. “Per le large cap nell’ultimo mese (misurata dai volumi medi moltiplicati per i prezzi medi in un periodo specifico) è leggermente al di sotto della media annuale, risultando inferiore del 6,6% rispetto alla media a 1 anno, in rallentamento rispetto a un mese fa, quando la stessa metrica era +12,0%”. Per le mid cap, la liquidità invece “ha visto un andamento molto più debole, mostrando una variazione del -16,4% (contro il -3,4% di un mese fa), mentre per le small cap la stessa metrica è diminuita del 7,3%”. Per gli esperti Intermonte, questa “tendenza dovrebbe essere dovuta principalmente al consueto scarso flusso di notizie nel periodo delle feste” e “vale la pena notare che la liquidità media giornaliera per le societa’ del nostro coverage mid/small cap è stata di 1,5 milione di euro nell’ultimo mese, in crescita del 106% rispetto al periodo corrispondente di un anno fa”.
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