Strada spianata per i Pepp
Bassi (Commissione europea): “È un prodotto che favorirà gli scambi crossborder e la portabilità intracomunitaria, consentirà economie di scale e stimolerà la concorrenza”
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Attrarre i migliori talenti sul mercato del lavoro e poter investire in progetti a medio lungo termine sono alcuni dei vantaggi che hanno le piccole e medie imprese italiane (Pmi) nel quotarsi in borsa. Questo quanto è emerso durante la conferenza “La leva del risparmio privato come vantaggio competitivo per le Pmi”, tenutasi il 10 aprile 2018 al Salone del risparmio. Secondo Ugo Loser, amministratore delegato di Arca Fondi Sgr, le aziende stanno iniziando a capire che l’essere quotati in borsa rappresenta “un vantaggio competitivo” rispetto ai loro concorrenti. Ma quali sono i reali vantaggi della quotazione?
In primis, l’azienda ha la capacità di investire in progetti “più rischiosi” e a medio lungo termine grazie a un maggiore accesso ai capitali e alla capacità di condividere il rischio con il mercato. Progetti che prima non venivano presi in considerazione a causa dell’elevato rischio, con la quotazione in borsa possono ora vedere la luce. Oltre a ciò la società risulta essere più affidabile e capace di attirare gli investimenti grazie a una maggiore trasparenza, all’accountability, agli esercizi di stress testing e di comunicazione richiesti dalla quotazione. La maggiore affidabilità di una società quotata in borsa emerge chiaramente anche dall’analisi dei conti economici. L’analisi dei bilanci delle società non quotate è infatti meno leggibile e trasparente rispetto alle quotate. Questo perché, quando ci si quota in borsa, si deve sottostare a determinate regole che portano a una maggiore trasparenza dei conti e dunque a una maggiore sicurezza anche per l’investitore. Analisi confermata dalla testimonianza di Baldani di Ima, il quale ha sottolineato come la società abbia goduto di innumerevoli vantaggi competitivi rispetto ai competitor non quotati.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Nonostante il numero in crescita di piccole e medie imprese che stanno scegliendo di quotarsi in borsa, ci sono ancora diversi passi da fare. L’ostacolo culturale rappresenta forse il più difficile, in quanto per sua stessa natura richiede tempo e pazienza. La diffidenza verso la quotazione in borsa, fino ad oggi, è stata legata alla percezione negativa della finanza. Questa a volte viene vista, infatti, non come un alleato ma bensì come un nemico che l’azienda deve combattere.
Come si può superare? Secondo Giorgio Basile, presidente di Isagro, l’ostacolo culturale potrà essere superato solo dalla necessità. Quando cioè la società avrà bisogno di maggiori investimenti per determinati progetti sarà costretta a rivolgersi alla quotazione in borsa e lasciare da parte i pregiudizi legati al mondo finanziario.
Il secondo aspetto su cui si deve ancora lavorare sono gli investitori intermedi. Questi sono di fondamentale importanza perché rappresentano lo step intermedio tra la situazione iniziale (Pmi chiusa) a quella finale (quotazione in mercato, Pmi aperta). Il compito degli investitori intermedi è quello di entrare nella governance della società e traghettarla verso la quotazione in borsa. L’Italia, rispetto all’estero, è ancora molto indietro, nonostante la presenza di realtà come le Spac (Special purpose acquisition company)