Monitor Italia – La crisi? Un’opportunità per tutti ma non per Roma
Per i gestori le carenze strutturali freneranno la ripresa. L’unica speranza è Bruxelles, grazie a cui cala il rischio Italia. “Leggeri sui Btp per approfittare delle correzioni”
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Con la fine dei lockdown l’Eurozona esce definitivamente dalla terapia intensiva, ma la sua convalescenza si annuncia lunga e insidiosa. Il bollettino medico arriva oggi da Ihs Markit, che ha pubblicato i dati relativi al mese di giugno del Pmi manifatturiero dell’Area euro e di Italia, Francia e Germania. L’indice comunitario mostra un sensibile miglioramento e si attesta a 47,4 punti, in aumento dai 39,4 punti di maggio e al di sopra della stima preliminare e del consenso degli economisti, entrambi a 46,9 punti.
I dati mostrano “una forte ripresa anche in termini di previsioni per i prossimi dodici mesi per via della speranza che la crescita economica continuerà la sua ripresa”, commenta Chris Williamson, chief business economist di Ihs Markit. “Anche con questi aumenti però i livelli della produzione e della fiducia rimangono al di sotto dei picchi del periodo pre-pandemico, e la persistente debolezza della domanda combinata all’attuale distanziamento sociale probabilmente freneranno la ripresa”, avverte l’economista. L’attenzione, conclude Williamson, “adesso si rivolge alla possibile sostenibilità degli aumenti degli ultimi due mesi”.
Pesano sul dato comunitario anche le differenze tra gli Stati, che appaiono sensibili e descrivono, come sempre, una situazione tutt’altro che omogenea. L’Italia migliora ma presenta ancora notevoli criticità, soprattutto sul fronte della domanda, e non riesce ad oltrepassare la soglia dei 50 punti, spartiacque tra espansione e contrazione del ciclo. L’indice calcolato da Markit è in rialzo a 47,5 punti da 45,4 punti di maggio: si tratta del livello più alto da febbraio scorso ma è, seppure di poco, sotto le attese degli analisti che avevano previsto un aumento a 47,8 punti.
Nel settore manifatturiero italiano “rimangono deboli le condizioni della domanda, visto che il volume dei nuovi ordini ricevuti è diminuito per il ventitreesimo mese consecutivo”, sottolinea Lewis Cooper, economist di Ihs Markit. “Sebbene ancora elevata, la riduzione dei nuovi ordini è diminuita ulteriormente ed è stata la più lenta da febbraio – continua l’esperto -. I dati di giugno hanno inoltre sottolineato un’altra tornata di tagli occupazionali, con le aziende campione che hanno continuato a riportare licenziamenti e mancati rinnovi di contratti a termine”.
Cooper segnala comunque che tra i sotto-indici del Pmi manifatturiero italiano di giugno “è incoraggiante osservare come è migliorato ancora una volta l’ottimismo delle aziende campione per quanto riguarda l’anno prossimo raggiungendo il livello più alto in quasi cinque anni”. Per l’esperto, però “malgrado l’ottimismo delle aziende stia andando verso la giusta direzione, la strada verso la ripresa del settore manifatturiero è ancora piena di ostacoli, con la domanda che deve migliorare notevolmente prima che si ritorni ad una crescita significativa”.
Il miglior risultato è quello di Parigi, il cui Pmi manifatturiero definitivo segna 52,3 punti, in aumento rispetto ai 40,6 del mese precedente e al di sopra dei 52,1 punti del preliminare, facendo pensare a una definitiva archiviazione della crisi. Il comparto manifatturiero francese “è finalmente tornato territorio in crescita nel mese di giugno, dopo tre mesi di grave contrazione durante il blocco del coronavirus”, spiega Eliot Kerr, economista di Ihs Markit. “Forse ancora più promettente, però, è stata la stabilizzazione della domanda, che indica che le imprese lo sono iniziando a credere che il peggio di questa crisi sia alle spalle”, aggiunge l’esperto.
Luci e ombre invece per la Germania. L’indice tedesco è risultato pari a 45,2 punti, in aumento rispetto ai 36,6 del mese precedente e al di sopra dei 44,6 punti del preliminare. “Siamo in grado di individuare aspetti positivi e negativi dall’indagine Pmi manifatturiera di giugno”, afferma Phil Smith, principal economist di Ihs Markit, sottolineando come da un lato, “i dati mostrano sempre più produttori tedeschi che iniziano a incrementare la produzione, e una riconquista della fiducia che è stata gravemente carente negli ultimi mesi”, mentre dall’altro “la domanda rimane molto debole e sta ostacolando qualsiasi recupero”.
Berlino fa oggi i conti anche con altri due dati. Il primo riguarda le vendite al dettaglio aumentate, in termini reali, del 13,9% a maggio. Si tratta dell’incremento mensile più forte dall’inizio delle serie storiche nel 1994, puntualizzano gli strategist di Unicredit, evidenziando anche che, sorprendentemente, l’aumento di maggio ha persino spinto l’indicatore notevolmente al di sopra dei livelli pre-Covid (4% in più rispetto al gennaio-febbraio 2020). “L’enorme differenza tra il dato e le previsioni (+3,9%, ndr.) dimostra quanto sia difficile misurare la progressione della ripresa economica”, spiega Fiona Cincotta, analista di mercato presso City Index. Questo forte aumento delle vendite al dettaglio “rappresenta una certa domanda repressa, ma il sentiment è migliorato e i consumatori non stanno evitando di spendere”, prosegue l’esperta, secondo cui questi “numeri incoraggianti suggeriscono che forse la recessione non sarà così dura come inizialmente temuto, in particolare in Europa”. Il secondo dato, meno roseo, è invece quello relativo al tasso di disoccupazione, salito al 6,4% a giugno rispetto al 6,3% del mese precedente. Un risultato che è però migliore del consenso degli economisti, i quali si aspettavano un aumento al 6,6%.
Infine, la Gran Bretagna, il cui Pmi è a 50,1 punti, rispetto ai 40,7 di maggio e in linea con la stima preliminare e il consenso degli economisti.
Intanto, da Pechino arrivano numeri incoraggianti. A giugno l’indice Pmi manifatturiero Caixin, indicatore privato sull’attività manifatturiera cinese, è salito a un massimo di sei mesi, a 51,2 punti a giugno dal 50,7 di maggio, sostenuto dall’aumento della domanda interna nonostante l’indebolimento dei nuovi ordini di esportazione. La lettura indica un’espansione di mese in mese dell’attività, e il miglioramento è conseguenza di una domanda interna più forte, mentre i nuovi ordini di esportazione hanno continuato a calare. Anche l’occupazione è rimasta su una tendenza al ribasso.”Sebbene il settore manifatturiero nel suo insieme si sia ripreso in termini di domanda e offerta a giugno, l’occupazione non è migliorata”, fa notare Wang Zhe, economista senior del Caixin Insight Group. Il sottoindice occupazionale è infatti rimasto in territorio negativo per il sesto mese consecutivo ed è stato più debole rispetto a maggio.