Cresce l’innovazione nelle Pmi, cala nelle grandi
Secondo l'Istat, tra i settori industriali, primeggia l'elettronica con un tasso d'innovazione che raggiunge il 90%. Seguono i settori chimico e farmaceutico.
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Nell’ultimo biennio il mercato della finanza alternativa per le Pmi è cresciuto rapidamente. Ciò nonostante, il mercato italiano appare ancora in ritardo rispetto ai principali Paesi europei e sono poche le piccole e medie imprese che si affidano alla finanza alternativa per reperire capitali: appena 1.800, cioè l’1% delle piccole e medie imprese che potrebbero utilizzarli.
Sono alcuni dei risultati del Quaderno di ricerca “La finanza alternativa per le Pmi in Italia” degli Osservatori Entrepreneurship & Finance della School of Management del Politecnico di Milano, che ha analizzato il mercato degli strumenti alternativi al credito bancario in Italia, indagando il contributo che minibond, crowdfunding, invoice trading (cessione di una fattura commerciale in cambio di un anticipo in denaro attraverso una piattaforma online), direct Lending, private equity e venture capital hanno dato alla raccolta di risorse finanziarie per le Pmi italiane negli ultimi 10 anni.
I mini-bond si sono imposti come il primo canale di finanziamento alternativo, col 51% del mercato e 1,84 miliardi di finanziamenti generati (la cedola media dei mini-bond emessi dalle Pmi è pari al 5,3%, mentre la scadenza si attesta mediamente a 4,9 anni); al secondo posto c’è il private equity e venture capital, che ha perso la prima posizione, passando al 22% del mercato. Netta anche la crescita dell’invoice trading, lo strumento più utilizzato in assoluto (adottato da 900 Pmi), capace di guadagnare undici punti percentuali (dal 5% al 16%) e di produrre un flusso di finanziamenti quasi pari a quello dell’ultimo decennio (580,8 milioni su 612,2). Ancora minoritario, ma in crescita, il crowdfunding (dall’1% al 3%), mentre rimane marginale il direct lending (da 0,2% a 0,6%).
“La finanza alternativa ha generato vantaggi tangibili nei tempi e costi di accesso al capitale e ha offerto nuove possibilità di aumentare la propria competitività e visibilità sul mercato – afferma Giancarlo Giudici, direttore scientifico degli Osservatori Entrepreneurship & Finance della School of Management del Politecnico di Milano – Il divario con gli altri Paesi europei dimostra che ci sono buoni spazi di crescita, ma finora l’Italia ha scontato un ritardo culturale e di competenze che ha frenato le Pmi. Per cogliere appieno queste opportunità, bisogna puntare su azioni che migliorino le competenze finanziarie di cittadini e imprenditori, che spesso non conoscono queste soluzioni e non sanno come sfruttarle”.