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Nel 2022 la tradizionale correlazione tra bond ed equity è venuta meno, mandando in crisi il potere di diversificazione di una simile esposizione. Per molti gestori questo approccio è però tornato oggi di attualità
Lo scorso anno azioni e bond hanno perso la loro tradizionale decorrelazione, facendo venir meno il potere di diversificazione e l’appeal dei portafogli bilanciati orientati al 60% di azioni e al 40% di obbligazioni. Un approccio che, secondo la maggior parte degli esperti, nell’attuale scenario andrebbe riscoperto.
È di questa opinione Matteo Astolfi, head of client group Italy di Capital Group, secondo cui “a causa delle incertezze associate alle risposte politiche delle banche centrali e al rallentamento dell’economia globale resta necessario che gli investitori con un profilo di rischio più prudente cerchino soluzioni di investimento in grado di bilanciare la crescita del capitale a lungo termine, la conservazione della quota investita e il reddito corrente”. “A nostro avviso”, prosegue, “i portafogli 60/40 offrono questa opzione e gli investitori non dovrebbero farsi sfuggire i benefici a lungo termine a fronte di un singolo anno negativo”. Per Astolfi, in particolare, ci sono alcuni fattori che dovrebbero permettere di migliorare i risultati di queste strategie nell’anno in corso e oltre. A cominciare dal calo dell’inflazione, che potrebbe riportare il tradizionale rapporto tra l’azionario e l’obbligazionario globale ai livelli normali.
Anche per Pierluigi Ansuinelli, portfolio manager di Franklin Templeton, è tempo di riscoprire il valore delle strategie bilanciate. “I tassi d’interesse fissati dalle banche centrali sono saliti molto e il rendimento offerto dal mondo obbligazionario è attraente. L’inflazione headline sta scendendo e crediamo tornerà sotto controllo grazie al mix di forze inflazionistiche (de-globalizzazione e spesa fiscale) e deflazionistiche (debito elevato, demografia, tecnologia). Le banche centrali ora hanno molto spazio per tagliare i tassi d’interesse, ricreando le condizioni di diversificazione tipiche dei portafogli 60/40”. Uno scenario nel quale, per Ansuinelli, “ci sono opportunità nelle obbligazioni di qualità e nei mercati azionari con interessanti valutazioni relative come quelli asiatici (Giappone incluso)”.
Sulla stessa linea anche Frank Di Crocco, head of banks and wealth management di Invesco, per il quale …
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