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Accolta la proposta Efama: “Servono informazioni non finanziarie più chiare dalle società”
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Gli investitori fanno quadrato per chiedere all’Europa norme più stringenti in ambito Esg nei confronti delle società in cui investono. E la Commissione Europea accoglie.
A loro avviso, le regole sulla tassonomia green e la nuova Sfdr volute da Bruxelles non sono ancora perfettamente bilanciate dagli obblighi di disclosure che invece insistono sulle società in cui essi investono. Ciò può creare disallineamenti fra asset manager e investitori da un lato, società non finanziarie dall’altro.
“Mentre è improbabile che le società emittenti forniscano informazioni sulla base dell’European sustainability reporting standards (Ess) prima del 2024, gli asset manager dovranno riferire già a partire dal 2022 sulla base del nuovo Sfdr e delle regole sulla tassonomia che includono indicatori molto specifici delle società presenti in portafoglio”, scrive l’associazione europea dei gestori di fondi Efama.
Se a ciò si aggiungono la scarsa disponibilità di dati Esg significativi, comparabili, affidabili e pubblici – dicono i gestori –, si giunge al rischio che l’ambivalenza delle regole sulla sostenibilità varate in Europa possa rappresentare un ostacolo fondamentale per realizzare il pieno potenziale del quadro normativo sulla finanza sostenibile nel continente.
I gestori chiedono più trasparenza
Ieri la Commissione europea guidata da Ursula Von der Leyen ha annunciato la proposta di allargare il bacino delle imprese europee obbligate a fornire la dichiarazione non finanziaria (Dnf) ovvero il documento dove confluiscono le informazioni Esg: dal 2016 erano obbligate soltanto le quotate con più di 500 dipendenti.
La proposta di Bruxelles è di estendere la Dnf a tutte le grandi imprese quotate e non quotate eliminando la soglia dei 500 dipendenti. La proposta prevede che anche le Pmi quotate abbiano obblighi di informativa non finanziaria; in questo caso però verranno previsti rendiconti semplificati rispetto alle grandi imprese.
“Questa proposta è essenziale per ridurre il problema dell’Esg-gap nei dati affrontato dalle case di gestione”, sostiene Tanguy van de Werve, direttore generale di Efama. “Invitiamo i co-legislatori a mantenere alto il livello di ambizione della proposta della Commissione – aggiunge – e ad assicurarne una sua rapida adozione. Il tempo è essenziale”.
Fondi sostenibili, leadership europea
Le società di gestione hanno bisogno di informazioni per allocare in modo efficiente i soldi dei propri clienti-risparmiatori. Da qui la necessità di “informazioni non finanziarie” veloci, trasparenti e comparabili che le aziende quotate devono fornire ai gestori.
Oggi, come notano diversi studi condotti da istituzioni e società di ricerca, l’industria dei fondi comuni europea occupa una posizione di leadership globale in ambito di finanza green. I fondi sostenibili Ucits, quelli con il “passaporto europeo”, a fine 2020 avevano un patrimonio di 1.200 miliardi di euro, in crescita del 37,1% sull’anno precedente (fonte dati Efama).
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