De Felice (Intesa Sanpaolo): “I quattro shock del coronavirus sull’economia reale”
Per l’economista è determinante il Consiglio Europeo del 23 aprile: “Temporaneo e mirato ai costi della crisi, il recovery fund potrebbe raggiungere i mille miliardi”
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“Semplificare ulteriormente le modalità di accesso alla garanzia del Fondo, soprattutto in relazione alle operazioni di finanziamento di minore dimensione”.
È questo il messaggio principale che il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha lanciato al governo nel corso dell’audizione presso la Commissione di inchiesta sul sistema bancario. Ma non è la sola richiesta del mondo bancario che, chiamato in questo momento ad “uno sforzo enorme”, domanda sicurezza.
“L’entità e la ferocia dello shock sono paragonabili a quelli di una guerra, e all’emergenza sanitaria e sociale ha fatto seguito, a breve distanza, quella economica – ha detto Sabatini -. All’Abi e alle banche operanti in Italia si chiede uno sforzo enorme come enorme è la sfida che siamo chiamati ad affrontare. L’Abi, le banche e le persone che vi lavorano sono quotidianamente impegnate in questo sforzo con responsabilità e consapevolezza, chiediamo però che siano riconosciute anche le difficoltà che quotidianamente incontriamo come tutte le altre imprese e di poter svolgere il nostro ruolo in un clima sereno e di rispetto per questo impegno”.
In questa logica, il direttore generale ha proposto l’estensione della procedura facilitata senza valutazione del merito di credito per le domande di garanzie relative a finanziamenti fino a 100 mila euro, dagli attuali 25 mila.
Ma proprio alla luce di questo, “è necessario definire soluzioni che dando certezza ai profili di responsabilità della banca possano accelerare l’erogazione della liquidità”, ha sostenuto Sabatini, secondo cui in particolare per ridurre i tempi delle istruttorie, nei casi diversi dal finanziamento fino a 25.000 euro previsto dal decreto, “occorre tutelare sotto il profilo penale l’attività di erogazione di credito durante la crisi”.
“Occorre, in altri termini – ha aggiunto -, evitare che sulle banche e sugli esponenti siano trasferiti rischi che non possono in alcun caso essere riconosciuti come loro propri laddove le misure di sostegno offerte alle imprese in attuazione dei provvedimenti normativi non sortissero gli sperati effetti e le imprese cadessero in stato di insolvenza con possibili conseguenze rispetto alle procedure fallimentari”.
Quanto al futuro, secondo il rappresentante delle banche, “nella quarta fase, ipotizzabile a partire da quando le misure prudenziali sanitarie permetteranno un progressivo ritorno ad una vita ordinaria, è probabile un rimbalzo dell’attività economica”. Rimbalzo che però potrebbe potrebbe essere attenuato, ha avvertito, “da effetti di reazione ritardata agli stimoli (isteresi) che vanno necessariamente affrontati con interventi specifici di supporto a famiglie e imprese (come del resto già si è iniziato a fare in Italia a partire da marzo con il decreto ‘Cura Italia’ e con il successivo decreto ‘Liquidità’”.