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Covip: le posizioni a fine marzo salgono a 9,421 milioni, +0,8% rispetto a dicembre. Gli iscritto sono 8,5 milioni. In aumento i rendimenti, che sui dieci anni doppiano il Tfr
Nel primo trimestre 2021 la previdenza complementare conferma il trend positivo del 2020. A fine marzo, le posizioni in essere hanno raggiunto infatti quota 9,421 milioni, 79.000 unità in più rispetto al dicembre scorso, pari a una crescita dello 0,8%. È quanto certifica la Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, stando alla quale a tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,515 milioni di individui.
Nelle singole tipologie di forma pensionistica, i fondi negoziali crescono di 33.000 posizioni (1% in più), per un totale a fine marzo di 3,294 milioni. Oltre la metà della crescita (18.000 unità) è formata da adesioni contrattuali al fondo rivolto ai lavoratori del settore edile. Nelle forme pensionistiche di mercato, si registrano invece 27.000 posizioni in più nei fondi aperti (+1,6%) e 22.000 posizioni in più nei Pip nuovi (+0,6%): alla fine del primo trimestre il totale delle posizioni in essere è, rispettivamente, pari a 1,654 milioni e 3,532 milioni di iscritti.
Quanto alle risorse, quelle destinate alle prestazioni sono 202,2 miliardi di euro, 4,3 miliardi in più rispetto alla fine del 2020. Il patrimonio dei fondi negoziali risulta pari a 61,6 miliardi di euro, in crescita del 2,1%, mentre per i fondi aperti si attesta a 26,3 miliardi e a 40,3 miliardi per i Pip ‘nuovi’, in aumento, rispettivamente, del 3,8 e del 3,3%. Nel primo trimestre del 2021 le forme pensionistiche di nuova istituzione hanno incassato 3,2 miliardi di euro di contributi.
Rispetto al corrispondente periodo del 2020, segnato dall’arrivo del Covid, i flussi contributivi registrano una decisa ripresa, aumentando di circa 220 milioni di euro. “L’incremento percentuale 7,5%, – sottolineano i tecnici Covip -, torna in linea con quanto registrato negli anni immediatamente precedenti la crisi pandemica. Il forte recupero si riscontra in tutte le forme pensionistiche, con variazioni tendenziali che vanno dal 5,4% dei fondi negoziali, al 7,9 dei Pip fino al 13,2% dei fondi aperti”.
Passando ai rendimenti, il rapporto Covip segnala che “i risultati delle forme complementari sono stati in media positivi, soprattutto per le linee di investimento caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria”. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti si sono attestati, rispettivamente, all’1 e all’1,9% per fondi negoziali e fondi aperti; nei Pip di ramo III sono stati pari al 3,6%, mentre per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari allo 0,3%.
“Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziali, nei dieci anni da inizio 2011 a fine marzo 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,6% per i fondi negoziali, al 3,8% per i fondi aperti, al 3,6% per i Pip di ramo III e al 2,3% per le gestioni di ramo I. Nello stesso periodo, la rivalutazione del Tfr è risultata pari all’1,8% annuo”, conclude il report.
Insomma, come dimostrano i numeri Covip, e come sottolinea in un’analisi pubblicata su Milano Finanza Marco Zanotelli, economic advisor Commissione europea e Bce, la previdenza complementare ha retto bene l’impatto della pandemia, ma continua a riflettere specularmente le criticità di un quadro occupazionale molto frammentato e prossimo a grandi cambiamenti.
Per questo, secondo Zanotelli è necessario intervenire sulle norme per accrescere la partecipazione dei lavoratori e ridurre i gap evidenti dai dati (tra uomini e donne, tra Nord e Sud, tra giovani e persone in età matura), dai quali si evince che il sistema di previdenza complementare italiano attualmente riguarda soprattutto i segmenti del mercato del lavoro più solidi e protetti. E in questo senso, ricorda l’esperto, ci sono varie ipotesi in campo. Dalla ‘dote pensionistica’ al raddoppio dell’incentivo fiscale di deducibilità per la somma versata in previdenza integrativa, dal digitale alle linee di investimento green, dalla creazione di polizze collettive solidali alla revisione delle regole del Tfr, dallo storno di quote di commissioni di gestione al ripristino del fondo di garanzia, dal riconoscimento dei crediti di imposta all’eliminazione della tassazione annuale dei rendimenti.
“Un solido piano strategico di rilancio dovrà necessariamente contenere una parte consistente di queste proposte”, conclude Zanotelli.
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