La rivoluzione (in)compiuta dei bond sostenibili
Nel 2024 i titoli verdi hanno superato la soglia dei 5.000 miliardi di emissioni cumulative. Un record storico che segna la forza trainante di un settore in continua espansione
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Cresce il peso degli investimenti etici nelle politiche della previdenza complementare italiana. Il numero degli operatori impegnati a includere criteri Esg nelle proprie scelte investimento è infatti passato all’80% dal 76% del 2022, così come è salita dal 51% al 63% la quota degli interessati che estende questo approccio alla totalità del patrimonio. È quanto emerge dall’ultima ricerca del Forum per la Finanza Sostenibile, che ha coinvolto casse di previdenza, fondi pensione aperti, fondi pensione negoziali, fondi pensione preesistenti e piani individuali pensionistici.
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Come spiegato dallo studio, che è stato realizzato insieme a Mefop e MondoInstitutional per arricchire il già ricco calendario delle Settimane Sri, le principali motivazioni alla base della scelta di includere la dimensione sostenibile sono l’impulso impresso dal contesto normativo e la convinzione di riuscire a coniugare impatto socio-ambientale con ritorno finanziario. Tanto è vero che vengono citate anche dagli otto piani ancora intenti a valutare se intraprendere o meno questo passo. Non va poi dimenticato un altro fattore importante: sono passati da due a 17 i casi in cui vengono raccolte le preferenze degli iscritti in merito al tema, a dimostrazione di come il dovere fiduciario nei confronti di aderenti e beneficiari si faccia sentire.
I piani che non hanno ancora avviato valutazioni in merito alla ponderazione di parametri etici nella gestione dei loro patrimoni sono invece 11. E quattro di questi non hanno neppure affrontato il tema in via preliminare. Sono citati come ostacoli prioritari la mancanza di dati affidabili e standardizzati ma anche i costi eccessivi rispetto alle dimensioni del fondo previdenziale. Seguono la mancanza di certificazioni che tutelino contro il greenwashing, la massimizzazione dei rendimenti nel breve periodo come unico obiettivo, la volontà di non porre vincoli alle scelte di investimento e di adottare i criteri Esg solo per alcuni prodotti.
A livello di tematiche selezionate, la ricerca osserva un netto aumento dei rispondenti che citano gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite: dai 19 della precedente edizione ai 35 di quest’anno, senza contare altri 18 piani che hanno in programma di includere un riferimento agli SDGs in futuro. Quelli più gettonati sono la lotta al cambiamento climatico, la parità di genere, la salute e il benessere, il lavoro dignitoso e la crescita economica, l’energia pulita e accessibile. I progressi maggiori si rilevano in merito alla neutralità climatica, con i piani decisi a considerarla che passano da uno a 16 (in quattro casi mediante obiettivi intermedi misurabili). Passano, infine, da zero a 19 anche i casi in cui si utilizzano i risultati dell’impronta di carbonio nell’ottica di ridurre le emissioni associate agli investimenti. Quanto alle modalità di perseguimento degli obiettivi, la strategia SRI più diffusa rimane quella delle esclusioni (87%). Si affiancano best in class, convenzioni internazionali, investimenti tematici ed engagement.
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Tra i piani attivi in ambito SRI, sottolinea la ricerca, il 39% ha definito una politica di impegno e il 28% ha in programma di farlo in futuro. Ove presente, questa fa riferimento a temi quali la gestione dei rischi legati al cambiamento climatico, il rispetto dei diritti umani, la riduzione delle emissioni climalteranti, la promozione della parità di genere. Tra i soggetti che si sono già dotati di una politica di impegno, il 90% adotta la strategia dell’engagement e oltre la metà di loro (57%) lo esercita tramite iniziative di tipo collettivo o collaborativo. Il dato è in aumento rispetto all’edizione 2022: si passa infatti da 15 a 21 piani.
Il ruolo degli operatori assicurativi come investitori istituzionali è sempre più strategico non solo per orientare i capitali verso lo sviluppo sostenibile ma anche per la portata simbolica di tale impegno di fronte ai lavoratori e la società nel suo complesso attraverso un’azione coerente e trasparente,” ha dichiarato il direttore generale del Forum
Francesco Bicciato. Il suo corrispettivo per Mefop, Luigi Ballanti, ha invece sottolineato la strada ancora da percorre: “Permangono alcune aree grigie rispetto alle quali si attendono ulteriori progressi delle prassi attualmente in essere, anche alla luce delle possibili nuove sfide a cui gli operatori saranno chiamati con la revisione della Direttiva IORP II”. Stefano Gaspari, amministratore unico di MondoInstitutional ha invece detto di aspettarsi che “le forme di previdenza complementare e le Casse di previdenza diventeranno sempre più protagoniste nel mondo degli investimenti sostenibili”.
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