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Alla presentazione del 19esimo forum Aibp, il presidente dell’associazione traccia le direttrici di un settore che varrà 1.076 mld a fine del 2023. “Serve patto generazionale”. E all’orizzonte c’è la sfida assicurativa. Tutto l’evento disponibile su FR|Vision
Un’industria capace di attrarre capitali e riscuotere l’apprezzamento dei clienti anche in tempi difficili ma che sarà chiamata ad affrontare alcune importanti sfide se vorrà superare di slancio la stagione di discontinuità cui vanno si apprestano ad andare incontro i mercati finanziari. È la fotografia della consulenza d’alta fascia emersa dalla conferenza di presentazione dal diciannovesimo Forum di Associazione Italiana Private Banking. Un’occasione che ha visto il presidente dell’ente, Andrea Ragaini, fare un punto sui principali numeri del settore e dettare l’agenda da qui ai prossimi dieci anni.
Andrea Ragaini, presidente di AIPB
Crescita quantitativa e qualitativa
“Siamo un’industria che è cresciuta prima di tutto quantitativamente”, ha esordito Ragaini. Che ha motivato sua posizione snocciolando i dati raccolti da Aipb con il consueto supporto di Prometeia. “Nel 2023 il settore ha sperimentato una crescita della masse da 994 a 1.076 miliardi”, ha detto. Risultato attribuito non solo all’effetto mercato, positivo del 2,9%, ma anche e soprattutto a una particolare dinamica osservata sul fronte degli afflussi: sebbene la raccolta diretta sia stata negativa per 7 miliardi e i prodotti assicurativi abbiano perso altri 8 miliardi, i 65 miliardi acquisiti nel risparmio amministrato e i 4 miliardi finiti a fondi o gestioni patrimoniali sono infatti riusciti a spingere il dato totale al rialzo del 5,3%.
I numeri del private banking
Variazione totale degli AuM e del patrimonio da dicembre 2022 a novembre 2023 (fatta salva la consulenza evoluta, che è calcolata fino a giugno 2023. Fonte: Aipb-Prometeia.
“Inflazione e volontà di preservare il valore del patrimonio hanno spinto le famiglie private verso gli investimenti che più hanno beneficiato dell’aumento dei tassi e così titoli di Stato e bond sono così cresciuti del 33% sul valore totale degli asset mentre il contributo delle azioni è stato marginale”, è la spiegazione data dal presidente. Senza mai dimenticare il grande apporto della consulenza evoluta, che in soli sei mesi ha attratto a sé 15 miliardi e registrato un aumento del 25% a dimostrazione “dell’unicità del modello di servizio del private banking”. Oltre a numeri, c’è però anche altro. “Il 2023 ci sorride anche sul fronte qualitativo”, ha infatti proseguito Ragaini, che ha sottolineato come gli intervistati abbiano ampiamente apprezzato la professionalità, la propositività e la personalizzazione dell’offerta.
Un pubblico ampio e sempre più diversificato
Quanto agli obiettivi per il futuro, il ragionamento di Ragaini è partito da una constatazione: “Già oggi il private banking sta gestendo simultaneamente cinque generazioni di utenti, dagli under 44 agli over 75, che hanno incidenza diversa sul totale ma mostrano anche bisogni e aspettative molto variegate”. Dai 45 e 54 anni, mostra ad esempio l’Osservatorio dell’associazione, le motivazioni che portano a investire sono legate all’accumulo e alla costruzione del capitale mentre tra i 55 e i 64 diventa centrale essere in grado di costruire qualcosa per i futuri eredi. Così come le fasce d’età più giovani vogliono comprendere l’impatto dei loro investimenti mentre quelle più senior chiedono un incontro sistematico col banker. E, poiché si prevede che passeranno di mano oltre 300 miliardi di euro di qui al 2030, diventa sempre più cruciale fondamentale “rinnovare il patto di fiducia con gli eredi dei clienti aumentandone il coinvolgimento e conoscendoli da subito”.
Tante sfide per tanti tipi di clientela
Fasce d’età servite dal private banking e relative quote di AuM. Fonte: Aibp.
Dalla tecnologia alle nuove generazioni: le sfide al 2033
Partendo da queste premesse, le sfide per il futuro del settore non possono che essere tre. La prima consiste nell’attrarre le future generazioni di clientela con un approccio alla consulenza che sia multigenerazionale. “Ben il 69% dei clienti tre i 69 e i 74 anni non coinvolge i figli nella gestione del patrimonio”, ha detto infatti Ragaini, sottolineando che “la quota si aggira intorno al 58% tra gli over 74”.
C’è poi l’esigenza di sviluppare un concetto di protezione che non si limiti solo all’ambito finanziario. In questo senso, il numero uno di Aipb ha puntato l’attenzione non solo sul fatto che l’aspettativa di vita si stia allungando e stia causando un aggravio della spesa pubblica per la sanità ma anche sul cortocircuito che riguarda la sotto-assicurazione: “Nonostante 10.900 miliardi di euro siano detenuta sotto forma di immobili e nonostante questi immobili siano perlopiù datati o esposti a rischi di calamità naturali crescenti, gli italiani hanno un premio medio pari ad appena 300 euro (RC Auto esclusa) contro i 550 della Spagna o i 3.500 dei Paesi Bassi”.
In ultimo, si pone tra le priorità del presidente anche il problema di cogliere le opportunità offerte dall’utilizzo dei dati e dall’intelligenza artificiale. “Il 70% dei leader private è consapevole della portata disruptive dell’innovazione per il settore e il 76% ritiene che l’AI avrà un alto impatto strategico sul modello di servizio, con un’ampia convergenza sul fatto che il beneficio principale sarà l’analisi avanzata dei dati.
C’è sempre più bisogno di proteggere la salute
Distribuzione della popolazione italiana e AuM del private banking per fasce d’età. Fonte: Cergas Bocconi – Rapporto OASI 2022 ed elaborazione Aipb su dati Aipb – Istat
Nuove leve per nuove competenze
In presenza di un’età media dei private banker passata dai 46 anni del 2012 ai 53 del 2023, a questi obiettivi si aggiunge anche la necessità di mediare tra la necessità di attrarre nuove giovani leve per portare competenze fresche all’interno dell’industria ed evitare che il patrimonio di conoscenze già creatosi negli anni vada perso. Un problema che, per Ragaini, trova naturale soluzione nell’inserimento di professionisti all’interno di team multigenerazionali: “Per la quasi totalità degli operatori (96%) l’inserimento dei giovani banker è prioritario, al contempo il 65% ha iniziato percorsi per valorizzare i professionisti oltre il pensionamento”, ha spiegato. Per poi concludere: “L’industria mostra di credere fortemente nell’interazione tra generazioni, come dimostrato dal fatto che il 71% ha già attivato gruppi multigenerazionali”.
Un’industria che sta invecchiando
Variazione complessiva dell’incidenza delle varie fasce d’età sul totale dei consulenti privati. Fonte: Fonte AIPB – Dogma Research: Indagine sui Private Banker 2023
Non solo Poste. In arrivo nuovi operatori
“Esiste una quota importante del capitale sociale delle famiglie italiane, pari al 40% del totale, che non è ancora stata raggiunta dai servizi del private banking, soprattutto nei centri di minori dimensioni”, ha spiegato ancora Ragaini. Che ha aggiunto. “Per questa ragione è prevedibile che nei prossimi anni ci sarà un aumento della raccolta verso quei nuclei che dispongono di un patrimonio finanziario superiore ai 500mila euro”. Senza dimenticare che nuovi operatori, ad esempio Poste Italiane (già entrata in Aipb), stanno per fare il loro ingresso nel settore. Una prospettiva che, per Ragaini, “favorirà l’ulteriore allargamento del mercato”.
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