Nella prima metà del 2023 solo 3 mega deal: gli investimenti crollano del 71% a 3,2 mld Tiene la raccolta: +16% a 2 mld. Cipolletta (Aifi): pericoloso effetto da banche centrali
Le banche centrali pesano anche su private equity e venture capital italiani, che archiviano un semestre da dimenticare. Nella prima metà del 2023, gli investimenti sono infatti crollati del 71% rispetto allo stesso periodo del 2022 per fermarsi a 3,2 miliardi. È quanto emerge dal report di Aifi, l’associazione del settore, che sottolinea comunque la tenuta della raccolta a quota 2 miliardi (+16%). Un risultato che però, come ha precisato il presidente Innocenzo Cipolletta, sarebbe stato sostituito da “un calo nella disponibilità di fondi per investimenti” se non ci fossero state alcune iniziative istituzionali nel secondo comparto.
“Le banche centrali pensano di contenere l’inflazione con una recessione guidata dell’economia, che si tramuta anche in affanno per il nostro settore. Questo è pericoloso per il Paese”, ha sottolineato Cipolletta, secondo cui si tratta di un processo che “bisogna trovare il modo di fermare”. “È importante che le risorse previste per il venture capital e per la ristrutturazione non siano deviati verso il costituendo fondo per il Made in Italy”, ha aggiunto, precisando che “quest’ultimo dovrebbe invece essere dotato di nuove disponibilità finanziare per non deprimere un mercato che si presenta debole”.
Investitori individuali e family office prime fonti di raccolta
Tornando al report elaborato in collaborazione con PwC Italia, gli operatori che hanno effettuato un closing nel periodo sono stati solo 20 contro i 26 del 2022. Le fonti principali della raccolta sul mercato si sono rivelati gli investitori individuali e i family office (24%), seguiti dai fondi di fondi privati (23%) e fondi pensione e dalle casse di previdenza (18%). A livello geografico, il 67% dei capitali proviene da soggetti domestici. Con riferimento al target di investimento, si prevede di investire il 56% dei capitali complessivamente raccolti in operazioni di venture capital e il 35% in buyout.
Solo tre i mega deal in sei mesi
Dietro il crollo degli investimenti c’è soprattutto la mancanza dei mega deal. Le operazioni di ammontare superiore a 150 milioni di euro sono state infatti solamente tre, contro le otto registrate nello stesso periodo dell’anno precedente. Se si considerano solamente gli investimenti di ammontare inferiore alla soglia, il dato del primo semestre 2023 risulta in linea con il 2022 (2.329 milioni, contro 2.516). Il numero complessivo delle operazioni si è attestato a 346, in crescita del 2% rispetto a dodici mesi prima (338 investimenti).
“L’evoluzione del mercato del debito nel primo semestre 2023 ha sicuramente frenato i large e mega deal, che avevano invece caratterizzato positivamente il primo semestre 2022”, ha evidenziato Francesco Giordano, private equity leader di PwC Italia. “Visto il contesto – ha aggiunto – nei primi sei mesi dell’anno gli operatori si sono principalmente concentrati su transazioni di taglio più piccolo ed in particolare su operazioni di add-on per aumentare la massa critica delle società in portafoglio”.
Il segmento del venture capital è cresciuto del 10% in numero (232), mentre è diminuito del 7% in termini di ammontare (410 milioni di euro). Il buyout (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) ha registrato un calo del 39% per controvalore, pari a 2.215 milioni, e del 14% per deal conseguiti, pari a 75. L’expansion (investimenti di minoranza in aumento di capitale finalizzati alla crescita dell’azienda) è stato caratterizzato, invece, da un aumento del 13% nella prima dimensione, pari a 210 milioni, e del 20% nella seconda (18 operazioni).
Per quanto riguarda le infrastrutture, gli investimenti sono stati 14 contro i 15 dell’anno precedente. L’ammontare è invece diminuito del 96% (263 milioni di euro) a causa dell’assenza di grandi operazioni, che avevano invece caratterizzato il 2022. I turnaround (finalizzati al sostegno di imprese in difficoltà) sono stati solamente quattro (contro i cinque di dodici mesi prima), per un ammontare pari a 29 milioni (-70%). Infine, quanto alla distribuzione settoriale, nel comparto Ict sono stati conclusi 109 iniziative (32% del totale), nel settore dei beni e servizi industriali 56 (16%) e nel medicale 48 (14%).
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