Secondo il sondaggio Aipb e Pwc, cinque sono le sfide che la condivisione dei dati sui clienti pone. E solo questo modello di servizio permette di superarle creando nuovo valore. Ecco la ricetta dell’industria
Con la regolamentazione europea che spinge sempre più forte sulla condivisione dei dati sui risparmiatori, il concetto di open finance diviene cruciale anche per il private banking. Ma per cavalcare con successo un’innovazione che promette di essere disruptive, servirà incanalare gli sforzi verso un fattore su tutti: la consulenza evoluta. È quanto sostenuto durante il convegno a cura di Associazione Italiana Private Banking (Aipb) e PwC, un evento dal quale emerso come i protagonisti dell’advisory ai clienti d’alta fascia debbano superare cinque sfide per non rischiare di cedere i propri competitivi e perdere il treno della tecnologia.
Un quadro normativo ancora in via di definizione
A definire il quadro normativo entro cui il settore dovrà muoversi è stato il commissario della Consob Federico Cornelli, che ha spiegato cosa sia e a che stato di attuazione si trovi il Financial data access and payments package. “Si tratta di una proposta di regolamento avanzata il 28 giugno del 2023 dalla Commissione Europea e pensata per per consentire all’investitore di mettere i suoi dati a disposizione di altri soggetti affinché questi lo aiutino a compiere le proprie scelte di allocazione”, ha detto.
Un concetto simile a quello di open banking e che, secondo Fabrizio Cascinelli di Pwc, pone le stesse criticità da cui è stato interessato il mondo del credito: “Se il cliente può scegliere di prestare consenso o meno al trattamento dei dati, gli intermediari sono tenuti a consentirne l’accesso e ciò implica il rischio di condividere le proprie strategie di composizione del portafoglio con soggetti terzi”. Senza contare, ha aggiunto, “la necessità di definire la natura delle informazioni e del trattamento così come l’attribuzione della responsabilità o l’uniformazione delle interfacce”. Secondo Cornelli, i prossimi step legislativi saranno improntati proprio sul chiarire questi punti ma ciò non toglie che l’industria debba nel frattempo attivarsi per perorare la propria causa.
Il segreto è la consulenza evoluta. Ma occhio al regolatore
E proprio l’intervento del presidente di Aipb, Andrea Ragaini, ha fornito una prima indicazione di quali siano le istanze della categoria rispetto alla materia. Nell’illustrare i risultati di un sondaggio condotto sui principali attori del private banking, il numero uno dell’Associazione ha infatti sottolineato quanto sia forte il consenso sull’importanza di questa innovazione: “Il 70% degli intervistati pensa che il cambiamento tecnologico sarà disruptive mentre l’88% individua come protagonista della trasformazione futura proprio il dato”, ha detto. Poi ha aggiunto: “E se il 93% pensa che tra due anni ci sarà un’importante accelerazione delle innovazioni, quasi due terzi ritiene che i maggiori investimenti si orienteranno su elementi come la customer experience”. Non solo: dalla spiegazione del dirigente è emerso come, secondo le aspettative degli operatori, l’open finance sia destinata ad aver ad aumentare trasparenza dei costi (66%) ma anche la competizione (72%).
Le percezioni dei player sull’impatto della tecnologia
È in questa prospettiva che Ragaini ritiene la consulenza evoluta il fattore chiave per non perdere competitività: “Già nel 2023 il modello di servizio ha attratto a sé masse per 18 miliardi grazie alla componente umana e nel futuro non potrà che fare meglio”. Secondo lui, in sostanza, i professionisti assumeranno un ruolo sempre più centrale perché saranno chiamati a spiegare ai clienti i benefici generati dalla condivisione di un’ampia gamma di informazioni finanziarie riservate. “L’elemento più importante per il successo dell’open finance sarà quindi la fiducia”, ha aggiunto, “poiché spetterà al singolo autorizzare il trattamento delle proprie informazioni”. Da qui, le cinque sfide individuate dal presidente: “Fare sistema per evitare che il nuovo paradigma coinvolga soggetti terzi senza che via sia un’adeguate regolamentazione; definire chiaramente quali dati valutare e con quale modalità acquisirli; individuare in maniera univoca i servizi di consulenza finanziaria che la normativa andrà ad interessare; stabilire quali customer data da mettere in condivisione; precisare come proteggere i segreti industriali, cioè la composizione di portafoglio o la formula di gestione”.
Customer experience e oltre: dove puntano gli investimenti
L’intervento del numero uno di Aipb è stato seguito da una tavola rotonda in cui gli esponenti del settore hanno cercato di individuare le direttrici che guideranno l’attuazione del nuovo paradigma. Secondo Federico Taddei, vicedirettore generale e head of Private Banking di Ersel, le dimensioni più rilevanti in questo senso sono tre: “Customer experience e customer journey, software di customer relationship management a supporto del banker nella relazione con il cliente e intelligenza artificiale da applicare tanto negli help desk interni quanto nel monitoraggio dei dati o nella personalizzazione dei servizi”. Dell’importanza dell’AI si è detto convinto anche Andrea Binelli, responsabile Direzione Wealth Management di Crédit Agricole Italia, che ha sottolineato quanto questa tecnologia sia cruciale per “aumentare le economie di scala” e “portare ai clienti private gli stessi servizi dei family office”. Matteo Benetti, direttore Generale di Credem Euromobiliare Private Banking, ha posto l’accento sull’opportunità di cominciare a fare consulenza non più sul profilo di rischio ma sugli obiettivi del gruppo familiare: “In questo modo si potrebbe creare risparmio per le future generazioni e aiutare i regolatori a fare evolvere la compliance”, ha dichiarato. Tra le criticità individuate dai tre manager, la formazione dei consulenti ma anche il coinvolgimento dei giovani e l’uniformazione della normativa.
La normativa di dettaglio impone la preparazione di una documentazione standardizzata e con un elevato grado di dettaglio. Per i principali effetti avversi (Pai) la disclosure va fatta entro giugno
L’attuale dibattito sulla tensione tra investimento nella transizione, non solo green, e risparmio delle risorse per far fronte alla crisi, non solo energetica, appare sempre di più come un insieme di dilemmi irrisolvibili. Uno sguardo laterale con un padre nobile può aiutare
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio