Eurozona, l’inflazione concede una tregua. Ma non alla Bce
A marzo prezzi in frenata al 6,9%, sui minimi da 13 mesi. Ma sale il dato core. S&P: “A maggio nuovo aumento dei tassi”
3 min
Alta inflazione, politica monetaria restrittiva e rallentamento della crescita. I fattori che hanno penalizzato i mercati finanziari l’anno scorso continueranno ad accompagnare gli investitori anche nella prima del 2023 ma una volta compiuto il giro di boa lo scenario macroeconomico dovrebbe finalmente iniziare a migliorare. È questa la view sul 2023 degli esperti di State Street Global Advisor, che per affrontare al meglio i prossimi mesi suggeriscono di sottopesare gli asset rischiosi puntando a titoli di qualità nell’equity e cavalcare il rilancio del reddito fisso con una strategia bilanciata basata su liquidità e posizioni a lungo termine.
“Anche se la crescita globale rallenterà al 2,6% nel nuovo anno, con Stati Uniti ed Europa poco sopra lo zero, i rischi di una recessione ci paiono comunque al ribasso”, spiega Altaf Kassam, responsabile Emea della divisione Investment Strategy and Research. Nonostante la stretta monetaria e le sfide geopolitiche, la casa di fondi resta infatti cautamente ottimista sulla possibilità che un punto di inflessione sia alle porte e che le pressioni inflazionistiche subiranno un forte calo nei prossimi sei mesi. Dal suo punto di vista, nel medio termine i dati economici Usa permetteranno alla Federal Reserve di abbandonare l’atteggiamento aggressivo dimostrato negli scorsi mesi e tagliare i tassi di già nell’ultimo trimestre mentre per la Bce occorrerà aspettare almeno fino al 2024. “Nonostante il prezzo del gas nel Vecchio Continente continui a scendere riducendo la spinta dei rincari energetici sul livello generale dei prezzi, l’Eurotower rimarrà falco più a lungo”, evidenzia Kassam.
MSCI World Quality Factor Book/Price Spread contro media a lungo termine (dieci anni). Fonte: MSCI, FactSet, State Street Global Advisors
Nella prospettiva di State Street il mercato azionario ha già scontato gli eventi avversi e non potrà fare altro che riprendersi a partire dal secondo semestre, quando si prevede che la Fed inizi ad allentare la morsa. Fino ad allora, sarà importante puntare su società in grado di generare utili stabili e scaricare gli aumenti di prezzo sui clienti anche se la vera partita per una buona redditività si giocherà sul fronte valutario. Secondo il gestore, infatti, il passaggio da una fase di inflazione a una di disinflazione e il cambiamento della traiettoria di politica monetaria favoriranno un’ampia ripresa degli asset a rischio al di fuori degli Stati Uniti. Come spiegato da Kassam, le azioni entro i confini americani saranno rischiano invece di essere penalizzate da un probabile deprezzamento del dollaro, che “raggiungerà il picco e inizierà a calare dopo aver tratto beneficio dall’aumento dei rendimenti relativi e dall’attrattiva come bene rifugio durante il 2020”.
“Visti gli attuali estremi nelle valutazioni causati dal calo dei mercati, riteniamo che anche le azioni value sovraperformeranno quando arriverà il momento di svolta”, ha aggiunto Kassam, che intravede del potenziale anche nel mercato europeo: “Guardano al 2024, ci aspettiamo che l’equity del Vecchio Continente sarà sostenuto dalla stabilizzazione definitiva dei prezzi del gas a livelli pre-invasione dell’Ucraina”.
“Il 2022 è stato l’anno peggiore degli ultimi 40 per il reddito fisso ma con il ciclo di rialzi che sembra finalmente prossimo a un fase di svolta siamo convinti che l’anno appena iniziato possa portare a un ritorno in auge di questa asset class”, ha detto Antoine Lesné, responsabile della Ricerca e della Strategia di State Street ETFs per l’area Emea. Considerando che il primo trimestre potrebbe però confermarsi ugualmente difficile, la sua strategia per un buon portafoglio obbligazionario prevede di cercare rendimento così da ridurre parzialmente l’impatto della volatilità. “Il credito investment grade rientra in questa categoria perché garantisce un ritorno più elevato rispetto ai titoli di Stato ma non è eccessivamente esposto in caso di rallentamento significativo della crescita”, ha spiegato l’esperto, secondo cui ci sarà anche maggiore inclinazione verso le strategie Esg”.
Non solo debito privato. Fondamentale nella strategia disegnata da Lesné è anche la liquidità, che può essere ottenuta puntando sui buoni del Tesoro Usa come elemento di diversificazione. Dal punto di vista geografico, altro driver importante sarà invece rappresentato dal debito dei mercati emergenti, per il quale l’esperto di State Street individua tre fattori chiave: “L’attrattiva di rendimento relativamente elevata, il ruolo delle banche centrali, viste come più accomodanti rispetto a quanto avviene nelle economie sviluppate, e il valore aggiunto rispetto alla già citata prospettiva di declino del dollaro”. Proprio gli Usa occupano però il terzo punto della strategia sviluppata dal gestore, che individua nella parte anteriore della curva statunitense un ottimo punto di allocazione per chi desidera chiarezza sulle prospettive di crescita e inflazione.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.