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A spingere gli investimenti è anche la volontà di ottenere rendimento in una fase di tassi ai minimi e di rendimenti obbligazionari in molti casi negativi. Gli acquisti crescono soprattutto nell’arte contemporanea
Il vantaggio di godere “fisicamente” del bene, ma anche con la consapevolezza che si tratta di un asset di difficile liquidabilità. Chi investe in arte sa di essere alle prese con una categoria atipica, che può dare grandi soddisfazioni, ma espone anche a qualche rischio. In tempi di tassi ai minimi storici e di mercati resi altalenanti dall’epidemia di Coronavirus, la caccia al rendimento porta a valutare sempre più spesso investimenti alternativi per diversificare il portafoglio. Di qui la crescita dell’attenzione verso il settore dell’arte, che si è fatto strada negli ultimi anni soprattutto nei portafogli più facoltosi. Un recente report di Intesa Sanpaolo sottolinea che il mercato mondiale del settore ha raggiunto nel 2019 un valore di circa 52 miliardi di euro. A trainare il comparto sono gli Stati Uniti, che assorbono il 40% degli scambi. In seconda posizione si colloca la Gran Bretagna, con l’Italia che vale intorno all’1%.
Una fiscalità vantaggiosa
La peculiarità di questi investimenti risiede soprattutto nella decorrelazione rispetto alle asset class tradizionali, considerato che il valore di un quadro segue logiche proprie, senza dipendere dall’andamento dei listini obbligazioni o azionari. Per un portafogli che conta già altri investimenti finanziari e immobiliari, questo significa maggiore diversificazione e quindi più resistenza alla volatilità dei mercati. Non a caso, sottolinea l’Art Finance report 2020 di Deloitte, che ha coinvolto private banker, family officer, operatori del mercato dell’arte e importanti collezionisti a livello globale, il fattore finanziario sta diventando sempre più importante per chi sceglie di investire in arte, con l’obiettivo di diversificare il proprio portafoglio o come riserva di valore. Quasi sette su dieci dei collezionisti confermano questo approccio. Anche se il fattore emotivo resta centrale. “Chi investe in arte è infatti generalmente un appassionato che riceve un dividendo estetico, ovvero un ritorno emotivo nel godere di queste opere”, spiega Alessia Zorloni, co-direttore dell’executive master in art market management all’Università Iulm e fondatore della società Art Wealth Advisory. In più le opere d’arte possono contare su una fiscalità vantaggiosa: non sono infatti previste tasse sulle plusvalenze derivanti dalle compravendite e gli acquisti non vanno denunciati nella dichiarazione dei redditi.
Occhio ai rischi
Chi sceglie di investire nel settore deve però essere consapevole anche dei rischi. Non a caso il report di Deloitte evidenzia come quasi tre quarti degli operatori di settore esprima preoccupazioni che comprendono problemi di autenticazione e provenienza, manipolazione dei prezzi, conflitti di interesse, mancanza di trasparenza. “Si tratta inoltre di un mercato poco liquido”, osserva Zorloni. “Bisogna poi considerare che acquistare un’opera, con l’ottica di rivenderla quando il valore sarà aumentato, è una scelta che richiede una conoscenza approfondita del settore. Per questo, il consiglio è di farsi assistere da un advisor con il quale decidere che quota del portafoglio dedicare a questa asset class e potersi orientare verso opere che almeno conserveranno il loro valore nel tempo”.
Quale parte del proprio portafoglio dedicare a questa asset class? “Dal 5 al 10%”, risponde l’esperta.
Cresce la passione per gli autori viventi
Zorloni indica i trend che sono andati affermandosi nell’ultimo anno: “Spiccano le opere incentrate sui temi della diversità e dell’inclusione sociale, sulla scia di movimenti come il Black Lives Matter”. In questo senso, “è aumentata la richiesta di arte africana e femminile”. Inoltre, spiega, “se fino a una decina d’anni fa l’attenzione era concentrata soprattutto sull’arte antica, oggi si è invece spostata sugli autori viventi che sono arrivati a rappresentare quasi la metà degli scambi nell’arte moderna e contemporanea”. Si è infatti andata delineando “una forte attenzione ai giovani, alcuni dei quali sono entrati in asta da pochi anni ma hanno già quotazioni altissime. Un trend che rispecchia la volontà di vivere l’arte del proprio tempo e il desiderio di ottenere delle rivalutazioni anticipando delle tendenze e scoprendo giovani talenti”, conclude..
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