Venture capital italiano in frenata dopo un 2022 record
Bain & Company: nel primo trimestre volumi in calo del 16%. L’anno scorso si è chiuso investimenti per 1,6 miliardi. Ma il mercato tricolore vale solo il 2% in Europa
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Un 2022 da record, che chiude un decennio in continua crescita per mercato italiano del private debt. Lo certifica il rapporto annuale Aifi-Deloitte, stando al quale lo scorso anno si è chiuso con investimenti quasi raddoppiati a quota 3,2 miliardi e una raccolta pari a 1,1 miliardi di euro, il massimo di sempre. Un dato che porta il totale dal 2013, anno del debutto per gli strumenti di debito sottoscritti da operatori extra bancari, a 5,4 miliardi.
Nel dettaglio, la raccolta 2022 degli operatori di private debt attivi nel mercato italiano è cresciuta del 15% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 1.131 milioni di euro contro i 987 milioni del 2021. Undici gli attori a raccogliere capitali, stesso numero del 2021, mentre le fonti sono state per il 21% fondi pensione e casse di previdenza, per il 15% fondi istituzionali e per il 15% assicurazioni. A far la parte del leone sempre la componente domestica, che rappresenta il 75% del totale.
Gli investimenti sono invece ammontati a 3,22 miliardi, con un incremento annuo del 43% in scia ad alcune operazioni a supporto di acquisizioni significative. Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 262 (-7% rispetto alle 281 del 2021), distribuite su 133 società (141 nel 2021). Si conferma la tendenza verso operazioni di dimensioni rilevanti: le società che hanno ricevuto almeno 100 milioni di euro ciascuna sono state otto, per un ammontare complessivo di 1,727 miliardi, più delle cinque dell’anno precedente, che avevano raccolto 1,127 miliardi.
I finanziamenti hanno rappresentato il 59% dei casi, le sottoscrizioni di obbligazioni il 35% e gli strumenti ibridi il restante 6%. La durata media delle operazioni è di cinque anni e otto mesi, mentre il tasso d’interesse medio è pari al 5,07%. Quanto agli obiettivi delle operazioni, nel 2022 il 58% degli interventi ha avuto come scopo la realizzazione di programmi indirizzati allo sviluppo delle società target, mentre a livello di ammontare il 72% del totale ha riguardato debito a supporto di operazioni di buy out.
A livello geografico, la prima regione resta la Lombardia, con il 36% delle società italiane oggetto di investimento. Seguono Veneto (18%) ed Emilia Romagna (9%). Per quanto riguarda i settori, protagonista quello dei beni e servizi industriali, che vanta il 24% delle imprese. Al secondo posto, c’è invece l’Ict (14%). Infine, le società che hanno effettuato rimborsi sono state 131 (-26% rispetto alle 177 dell’anno precedente), per un ammontare pari a 307 milioni di euro (-14%).
A partire dall’avvio del mercato nel 2013, sono stati 25 gli operatori che hanno raccolto capitali per un totale di 5,4 miliardi di euro e dal 2014 sono stati investiti 10,7 miliardi di euro. Complessivamente, le operazioni sono state 1.366, oltre metà delle quali (58%) realizzate da soggetti domestici.
“Il mercato del private debt compie dieci anni e in questa decade ha saputo occupare un ruolo via via più strategico per le imprese che necessitano di debito per la crescita”, ha commentato il presidente Aifi, Innocenzo Cipolletta. I numeri record del 2022, ha però avvertito Cipolletta, “non sono sufficienti in un settore che potrebbe crescere ancora molto ma che, per farlo ha bisogno, di un supporto da parte delle istituzioni soprattutto nella fase di fundraising”.
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