Gianelle (Russell): “Rendimenti fino al 16% con PE secondario e strategie distressed”
Fare affari con le crisi aziendali nei settori energetico e immobiliare commerciale. La strategia di Russell Investments nei mercati privati
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Un 2019 da incorniciare per l’industria europea dei fondi alternativi. L’anno è stato infatti archiviato con masse che per la prima volta hanno sfondato il tetto dei 2.000 miliardi di euro, con una crescita di 200 miliardi rispetto ai 1.790 di fine 2018 e del 44% se raffrontata ai 1.390 del 2015. Tra i settori, a fare la parte del leone sono il private equity, con 795 miliardi di euro di asset, e gli hedge fund, a quota 609 miliardi.
Lo rivela il rapporto “2020 Alternative Assets in Europe”, realizzato da Preqin in collaborazione con Amundi, dal quale emerge che l’Europa rappresenta attualmente il 21% dell’industria globale, forte di un universo che coinvolge oltre 6.900 società di gestione e che ha alle spalle quasi 3.000 investitori istituzionali.
Nel 2020, come avvenuto per tutto il settore finanziario, anche l’industria degli investimenti alternativi ha risentito della pandemia, con un impatto diretto sulla raccolta di capitali e sulla chiusura di deal. Ma l’industria rimane robusta e vivace, ed emergono giù indicazioni che l’attività possa riprendersi: se infatti l’attività non è ai livelli record registrati negli ultimi anni, i fondi continuano a raccogliere capitali e i manager stanno investendo quanto raccolto, dal momento che l’appetito degli investitori rimane forte. Gli asset alternativi sono visti come strumento di diversificazione del portafoglio e fattore di attenuazione della volatilità, e nel complesso come fonte di interessanti rendimenti corretti per il rischio in un mondo di tassi di interesse costantemente bassi e di titoli azionari volatili.
Nonostante il contesto di disruption, il 2020 è stato dunque un altro anno vivace per l’industria degli investimenti alternativi in Europa. Mega acquisizioni come la vendita per 17 miliardi di euro della Thyssenkrupp Elevator AG hanno spinto il valore totale delle operazioni di buyout in tutta l’area a più di 42 miliardi di euro nel primo semestre, mentre l’investimento in capitale di rischio si è avvicinato ai 13 miliardi di euro. I fondi di private debt hanno realizzato un’accelerazione nella raccolta di capitali, pari a 21 miliardi di euro nella prima metà dell’anno, grazie agli investitori che cercano di trarre vantaggio da potenziali investimenti anticiclici. La raccolta di capitali da parte dei fondi di private equity è stata trainata da un aumento delle transazioni nel mercato secondario, con Ardian e Lexington Partners tra le aziende che hanno chiuso la fase di raccolta di mega fondi nel settore.
Il real estate e le infrastrutture hanno visto un calo più marcato dei deal realizzati. Le operazioni PERE in Europa si sono attestate a soli 22 miliardi di euro nel primo semestre 2020, rispetto agli 82 miliardi del 2019 e ai 120 miliardi del 2018. Anche i deal nelle infrastrutture sono scesi da 170 miliardi di euro nel 2018 a 40 miliardi di euro nella prima metà del 2020. Secondo i fund manager riferiscono che le sfide logistiche causate dalla pandemia Covid-19 hanno reso la due diligence e la generazione di deal molto più impegnative. Ma anche in questo caso, l’attività di raccolta di capitali è stata sostenuta e ciò suggerisce che l’attività potrebbe riprendersi in relazione alla revoca delle misure di distanziamento sociale.
Quanto alle differenzie geografiche, il panorama dell’industria europea degli investimenti alternativi è complesso e dinamico. Anche se il Regno Unito domina con più della metà di tutti gli asset in Europa, altri Paesi come Francia e Germania stanno acquisendo sempre più peso.
La Francia è il mercato di asset alternativi più ampio in Europa continentale e nel primo semestre 2020 ci sono state alcune situazioni positive. La creazione di Vauban Infra Fibre per 4,3 miliardi di euro ha portato gli investimenti infrastrutturali complessivi nel paese nel primo semestre 2020 a 6,5 miliardi di euro, superando il totale del 2019. E quello transalpino è stato ancora una volta il mercato del private debt più attivo d’Europa nella chiusura di deal, registrando 1,3 miliardi di euro in operazioni nel primo semestre 2020, rispetto ai 700 milioni di euro di tutto il 2019.
La Germania, parallelamente, è stato uno dei mercati di capitali privati più attivi d’Europa: ha visto realizzarsi 34 miliardi di euro di operazioni nel primo semestre 2020, eclissando anche i 31 miliardi di euro del Regno Unito. Il private equity e le infrastrutture in particolare hanno generato la maggior parte delle attività, con un valore complessivo delle operazioni concluse nel 2020 destinato a superare quello del 2019, nonostante il Covid-19.
Anche l’Italia si rivela particolarmente dinamico con numerosi settori tradizionali ed emergenti che registrano operazioni per miliardi di euro. E, nonostante fattori economici sfavorevoli, i 9 miliardi di euro di operazioni completate nel 1° semestre prospettano il superamento del risultato complessivo di 16 miliardi di euro del 2019, anche se il totale dell’intero anno difficilmente raggiungerà i 25 miliardi di euro del 2018.
“L’Europa deve affrontare sfide significative nel ristrutturare, riformare e far crescere le sue economie – ha spiegato Mark O’Hare, ceo di Preqin -. La buona notizia è che gli asset alternativi possono svolgere un ruolo prezioso nel contribuire a sbloccare il potenziale del continente. L’Europa ha un’industria dinamica e di successo, completamente attrezzata e pronta a soddisfare le mutevoli esigenze di tutti gli stakeholder”.
“È incoraggiante riscontrare che nonostante le importanti sfide legate alla pandemia Covid-19, l’allocazione di capitali nelle asset class alternative continua a crescere con slancio – ha aggiunto Dominique Carrel-Billiard, global head of real & alternative assets di Amundi -. I nostri investitori mostrano una crescente propensione per il private equity, il private debt, il real estate e le infrastrutture, sia attraverso fondi sia attraverso soluzioni alternative multi-manager. Riteniamo che la crisi creerà una serie di opportunità nell’ambito degli asset alternativi in relazione alla ripresa dell’economia e gli investitori europei seguono attentamente questa dinamica”.