Eba, l’Abi insiste: cambiare le norme per aiutare le imprese
Il dg Sabatini: “Fortemente compressa la capacità di ristrutturazione e finanziamento. Preoccupa il rischio di anticipare i nuovi Npl attraverso un set di regole”
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Le banche ci sono state finora e continueranno ad esserci anche nella fase di ripresa dalla crisi pandemica, ma non devono essere posti ostacoli a livello regolatorio alla loro attività. Nel corso dell’audizione davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato sul piano di ripresa e resilienza, il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, torna a chiedere di ampliare i criteri Eba.
“Le banche fanno e faranno la loro parte e non faranno certamente mancare il loro supporto” ma “affinché ciò sia possibile, occorre che la regolamentazione di vigilanza sulle banche, nel perseguire l’obiettivo della stabilità, tenga in conto costantemente l’obiettivo della crescita economica e non crei ostacoli al ruolo essenziale in questa fase svolto dal mondo bancario, cioè di sostegno a famiglie e imprese”, ha spiegato Sabatini.
Inevitabile dunque il riferimento al nuovo chiarimento sulle moratorie pubblicato la scorsa settimana dall’Autorità Bancaria Europea, Eba, che il direttore generale Abi ha definito “un passo avanti utile” con cui “si evita il rischio di riclassificare automaticamente come un prestito in default il prolungamento delle moratorie per legge, quale quello disposto con la legge di bilancio per il 2021”. “Allo stesso tempo – ha precisato – occorre ampliare i parametri stabiliti dall’Eba per consentire misure di agevolazione per i debitori, in caso di eventi eccezionali, senza che la concessione di tali agevolazioni faccia scattare la riclassificazione della posizione come ristrutturata”.
“Stiamo fortemente chiedendo alle autorità di vigilanza e regolamentari di abbandonare gli approcci automatici che trattano tutte le imprese allo stesso modo all’apparire di alcuni segnali che sono anticipatori di difficoltà”, ha poi aggiunto Sabatini, citando le nuove definizioni europee di default e il calendar provisioning. “Un’automatica classificazione in default soltanto al verificarsi di un ritardato pagamento per 90 giorni di un importo considerato rilevante, ci sembra un meccanismo fortemente pro-ciclico che può determinare un’accelerazione della crisi delle imprese e aumentare il numero di crediti deteriorati”, ha sottolineato infatti.
“Quello che oggi deve essere fatto – ha concluso dunque il direttore generale dell’associazione bancaria – è evitare, attraverso le misure di sostegno, e quindi l’assistenza che le banche possono offrire alle imprese in termini di ristrutturazione, che si generino crediti deteriorati. A livello europeo c’è una forte attenzione alla fase successiva, quando si hanno crediti deteriorati come gestirli. Quello che per noi occorre fare è invece evitare il più possibile che si generino crediti deteriorati”.
Quanto al Pnrr, l’utilizzo delle risorse dovrà assicurare la sostenibilità anche nel medio periodo del debito pubblico e mettere in prospettiva il rapporto debito/Pil su un sentiero di riduzione, secondo l’Abi. Inoltre, le modifiche legislative e gli incentivi devono avere carattere di certezza e stabilità nel tempo, per poter creare aspettative positive e dare la possibilità ai potenziali fruitori di pianificare i propri investimenti e poter contare sul mantenimento delle agevolazioni per il tempo necessario. “È importante che vi sia semplicità e facilità di accesso alle misure, specie per ciò che concerne agevolazioni ed incentivi, sia per le procedure previste, sia per la chiarezza dei criteri per l’applicazione”, ha avvertito Sabatini.
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