Lagarde detta l’agenda ai governi: “Veloci sul Recovery e stimoli fino al 2022”
La presidente della Bce rassicura sull’inflazione: “Nessun timore”. E difende l’operato dell’Eurotower: “Siamo stati ‘fast and furious’”
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“Preoccupazione” per la lentezza dei leader europei sul Recovery Fund e per l’euro forte. È quanto emerge dai verbali della Bce relativi all’ultima riunione di gennaio, in cui il Consiglio direttivo dell’istituto centrale europeo sottolinea come, sebbene i leader europei abbiano deciso di fornire “il più ampio pacchetto di sostegno mai finanziato dal bilancio dell’Ue”, ora i progressi nell’attuazione siano “lenti e impegnativi”.
Dopo le parole della presidente, Christine Lagarde, dunque una nuova strigliata ai governi Ue che per il board di Francoforte hanno il dovere di rendere operativo il Recovery Fund “senza indugio” e per questo devono “accelerare il processo di ratifica, finalizzare prontamente i loro piani di ripresa e resilienza”. Non solo: i fondi, viene raccomandato, devono essere “impiegati per una spesa pubblica produttiva e accompagnati da politiche strutturali a favore della produttività”. Solo così si può permettere al programma Next Generation Eu di contribuire ad una ripresa “più rapida, più forte e omogenea e aumenterebbe la resilienza economica e il potenziale di crescita dei Paesi membri”.
D’altra parte, si sottolinea nelle minute, se le stime a lungo temine appaiono meno terribili, nel breve il Covid-19 è tornato a far paura. Gli ultimi dati e le previsioni recenti indicano prospettive “complessivamente più ottimistica per l’attività globale di quanto previsto in precedenza”, si legge nel verbale, grazie ad una crescita economica “più forte negli Stati Uniti, ma anche su forti dati economici provenienti dalla Cina e dall’accordo commerciale Ue-Regno Unito”. Ma “mentre le prospettive di medio termine migliorano, l’aumento dei casi di Covid e le misure di contenimento rappresentano venti contrari alla crescita nel breve termine fino a quando le vaccinazioni non frenano la pandemia, prevista verso la metà del 2021”.
Confermato il fatto che la cassetta degli attrezzi di Francoforte resta a disposizione. C’è infatti “ampio consenso” da parte dei membri del Consiglio direttivo sul fatto che “non c’è spazio per l’autocompiacimento” e che la Bce “deve essere pronta ad utilizzare tutti i sui strumenti, in modo appropriato, per raggiungere gli obiettivi d’inflazione”. Quanto al Pepp, il board ribadisce che potrà non essere usato del tutto o venire ricalibrato, a seconda dell’evolversi della situazione.
In particolare, i governatori esprimono però timori per l’euro. Sebbene fra la fine del 2020 e gli inizi del 2021 il rapporto fra euro e dollaro sia rimasto sostanzialmente stabile pur con episodi di volatilità, il board concorda infatti sull’importanza di monitorare gli sviluppi del mercato valutario per le implicazioni sull’outlook di inflazione. “Preoccupazioni sono state espresse – si legge nelle minute – per gli sviluppi nel tasso di cambio che potrebbero avere implicazioni negative per le condizioni di finanziamento nell’area dell’euro e in ultima istanza conseguenze per l’outlook dell’inflazione”. Per questo il Consiglio conviene di dover ribadire la propria vigilanza per quanto riguarda gli sviluppi sul mercato dei cambi e le loro implicazioni per le prospettive dell’inflazione.
Intanto, la Banca centrale europea ha reso noto di aver chiuso il 2020 con un utile di 1,643 miliardi di euro, in calo di circa 722 milioni rispetto ai 2,366 miliardi del 2019, principalmente a causa dei minori interessi attivi netti su riserve in valuta estera e sui titoli detenuti per politica monetaria. Alla Banca d’Italia, l’Eurotower (come per le altre banche centrali dell’Eurozona azioniste) ha girato una quota dell’utile in proporzione al suo 17% di quota nel capitale, che in base ai calcoli equivale a circa 280 milioni di euro.
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