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In programma il raddoppio Pil, più investimenti e un taglio delle tasse. Von der Leyen: “L’Ue riparta da ambiente e sanità”. Ocse più ottimista sul Pil mondiale e dell’Italia
Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; equità sociale, di genere e territoriale; salute; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura. Sono queste le 6 missioni, definite “aree tematiche strutturali di intervento”, previste dal Governo nelle linee guida per la definizione del Pnrr, il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza.
Il documento è diviso in cinque sezioni. In una si definisce il contesto economico e sociale italiano ed il piano di rilancio del governo, basato su nove “direttrici di intervento”. Seguono l’elenco degli obiettive e le sfide per l’Italia e i criteri di selezione dei progetti. Poi si illustrano le politiche e le riforme di supporto al piano, dalla Pubblica amministrazione alla ricerca, passando per fisco, giustizia e lavoro. Infine, le risorse disponibili e la politica di bilancio.
In particolare, nelle 38 pagine sul Recovery Fund che il governo ha trasmesso alle Camere, dicendosi pronto a riferire nel merito, è previsto un raddoppio della crescita, dalla media dello 0,8% dell’ultimo decennio a un livello in linea con la media Ue dell’1,6%, attraverso un aumento degli investimenti al 3% del Pil e un incremento del tasso di occupazione di 10 punti percentuali (dall’attuale 63% italiano al 73,2% dell’Eurozona).
In programma anche un taglio delle tasse sui ceti medi e sulle famiglie. “Una riforma complessiva della tassazione diretta e indiretta, finalizzata a disegnare un fisco equo semplice e trasparente per i cittadini, che riduca in particolare la pressione fiscale sui ceti medi e le famiglie con figli e acceleri la transizione del sistema economico verso una maggiore sostenibilità ambientale”, è scritto nel capitolo “riforma del Fisco” in cui si punta a trasferire l’onere “dalle persone alle cose” e un “alleggerimento della pressione fiscale unitamente ad un sistema impositivo favorevole alla crescita”. “Il governo – viene inoltre spiegato – ha deciso di disattivare anche tutti gli aumenti di Iva e accise previsti dalle clausole di salvaguardia”.
Oltre ad una maggiore efficienza ed equità del fisco, il governo si pone anche l’obiettivo di ridurre la complessità e la lentezza della giustizia che “mina la competitività delle imprese e la propensione a investire nel Paese”. Nel mercato del lavoro si guarda invece a maggiori tutele per i lavoratori vulnerabili, attraverso incentivi fiscali al welfare contrattuale, e a garanzie per “salari dignitosi” con l’introduzione del salario minimo. Per gli investimenti “si rende necessario rafforzare e semplificare i processi di gestione di monitoraggio dell’attuazione finanziaria, fisica e procedurale degli investimenti pubblici”.
Tra gli obiettivi anche quello di portare la spesa per ricerca e sviluppo al 2,1% rispetto all’attuale 1,3% e di dare ulteriore impulso alla revisione delle concessioni autostradali “al fine di garantire maggiore trasparenza competitività tra gli operatori e il corretto equilibrio tra l’interesse pubblico e l’interesse imprenditoriale, nonché il costante miglioramento del servizio per gli utenti, dando tempestiva attuazione alle delibere dell’Autorità di regolazione dei Trasporti”.
Nell’elenco anche il “completamento della rete nazionale di telecomunicazioni in fibra ottica”, interventi “per lo sviluppo del 5G”, la realizzazione di datacenter e cloud e l’arrivo dell'”Identità Digitale Unica per cittadini e imprese”. Per le infrastrutture invece si parla del completamento dei corridoi ferroviari TEN-T, alta velocità per passeggeri e merci, sviluppo della rete stradale, autostradale, ponti, viadotti e portualità, smart districts e mobilità pubblica e privata a impatto ambientale sostenibile.
Sostenibilità che è al centro del Pnrr italiano: si parla infatti di infrastrutture per una graduale de-carbonizzazione nei trasporti, piani di forestazione urbana e anche rimboschimenti per limitare i rischi idrogeologici; investimenti in economia circolare partendo da rifiuti e fonti rinnovabili; gestione integrata del ciclo delle acque; fiscalità di vantaggio per le imprese sostenibili; sostegno alla transizione ecologica per l’agricoltura, l’industria e la siderurgia.
Le linee guida fissano poi dei “criteri stringenti” di ammissibilità alle risorse del Recovery fund per i progetti da finanziare. Questi devono infatti presentare “piena coerenza” con gli obiettivi strategici e macrosettoriali del Pnrr; “significativo impatto positivo” su crescita del Pil potenziale e dell’occupazione; costi e impatti economici, ambientali e sociali “quantificabili, motivati e ragionevoli”; “esplicitazione dei legami della coerenza con riforme e politiche di supporto”; indicazione della tempistica e modalità di attuazione, con target intermedi e finali; “chiara identificazione” del soggetto attuatore.
Von der Leyen: “L’Ue riparta da ambiente e sanità”
Intanto stamane, nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della commissione Von der Leyen ha annunciato che con la presidenza italiana del G20 sarà organizzato un vertice globale sulla Sanità, e ha poi sottolineato la necessità che nell’Ue ci siano per tutti salari minimi.
Quindi ha chiarito che il 37% del Recovery Fund sarà destinato per gli obiettivi del Green deal, perché “dobbiamo cambiare il modo in cui trattiamo la natura”. In Europa, “siamo leader mondiali nella finanza verde e l’Ue è il più grande emittente di obbligazioni verdi a livello mondiale. Stiamo aprendo la strada allo sviluppo di uno standard affidabile dei Green Bond dell’Ue. Fisseremo un obiettivo di una quota del 30%” del Recovery Fund “da raccogliere tramite green bond”, ha annunciato. Infine la Von der Leyen ha promesso che i soldi del Bilancio europeo e del Recovery saranno spesi con le garanzie sullo stato di diritto.
Ocse più ottimista sul Pil mondiale e dell’Italia
Infine, dall’Ocse arrivano stime un po’ più ottimiste sulla ripresa post-Covid. Il Pil dell’Italia diminuirà del 10,5% nel 2020 prima di tornare a crescere in positivo, al 5,4% nel 2021, si legge nelle Prospettive economiche intermedie diffuse a Parigi. Per l’Eurozona invece si prevede un calo del -7,9% nel 2020 e una ripresa del 5,1% l’anno prossimo. Sempre secondo le stime intermedie dell’organismo internazionale, la Germania segnerà un -5,4% nel 2020 e +4,6% nel 2021 mentre la Francia farà -9,5% e +5,8%. Il Pil mondiale calerà invece del 4,5% quest’anno, prima di aumentare del 5% il prossimo.
Secondo l’organismo dopo uno “shock senza precedenti” è attualmente in corso una “graduale ripresa”. “Le prospettive economiche – precisano gli esperti – rimangono eccezionalmente incerte, con la pandemia da Covid-19 che continua a gravare in modo pesante su economie e società”. “Il mondo sta scontando il più drammatico rallentamento economico dai tempi della Seconda guerra mondiale”, ha avvertito la capoeconomista Ocse, Laurence Boone, sottolineando l’eccezionale livello di incertezza che pesa oggi sulle economie mondiali a causa del coronavirus.