Reddito fisso, i premi al rischio aumenteranno. Per tre ragioni
La fine della centralità della politica monetaria, l’inflazione e l'arresto della globalizzazione. Ecco i tre fattori che cambieranno i mercati obbligazionari. L’analisi Dpam
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Diversificazione, rendimenti, realismo e costi. Sono questi i 4 punti cardinali targati Vanguard per navigare nei mercati obbligazionari. D’altra parte, come osserva Simone Rosti, responsabile per l’Italia della società, il valore delle obbligazioni globali con rendimenti negativi si è attestato sui 13.400 miliardi di dollari alla fine di ottobre 2019, dopo aver toccata il picco dei 17.000 miliardi di dollari qualche mese prima: una strana svolta degli eventi che fa parte di una tendenza in cui i titoli di stato di gran parte delle economie sviluppate rendono meno del 2%. “Ma anche se le prospettive di ritorno delle obbligazioni si sono attenuate, è importante ricordare il ruolo che questi titoli giocano in un portafoglio”, sottolinea l’esperto.
Tuttavia, con i rendimenti già bassi, l’incertezza sulla crescita globale e le tensioni commerciali che potrebbero portare a un ulteriore allentamento da parte delle banche centrali, la scelta per gli investitori è particolarmente difficile. “I rendimenti potrebbero aumentare e normalizzarsi oppure diminuire – osserva – . Poiché i rendimenti sono un buon indicatore del potenziale tasso di reddito annualizzato delle obbligazioni, è probabile che il contesto obbligazionario resti complicato”. Ecco quindi che Rosti ha individuato quattro direttrici.
Diversificazione a livello globale. Anche se gli investitori in paesi con rendimento negativo potrebbero essere tentati di cercare opportunità all’estero dove i rendimenti sono positivi, l’investimento obbligazionario internazionale dovrebbe essere utilizzato per attuare una strategia di diversificazione e non per sfruttare un’opportunità di rendimento, mette in guardia Rosti. “La copertura del rischio di cambio (hedging) potrebbe essere la migliore pratica nell’investimento obbligazionario, perché la volatilità valutaria può vanificare qualsiasi beneficio della diversificazione sulle obbligazioni internazionali. Questo purtroppo lascia poche buone opzioni per gli investitori basati nei paesi con i rendimenti più bassi – spiega -. Ma occorre ricordare che in un portafoglio le obbligazioni rappresentano un importante contrappeso alle attività più rischiose. Le obbligazioni internazionali, anche se coperte, hanno il potenziale di ridurre la volatilità media del portafoglio nel tempo e consentono agli investitori di ottenere la massima diversificazione accedendo a una porzione più ampia dell’universo investibile”.
Resistere all’impulso di andare alla ricerca di rendimenti. In questo contesto potrebbe essere allettante abbandonare le posizioni su obbligazioni di alta qualità in favore di investimenti con rendimenti potenzialmente più elevati, come le obbligazioni di qualità inferiore o le azioni ad alto dividendo. “Maggior rendimento e maggior rischio – è l’avvertimento – rappresentano un unico pacchetto. Occorre tenere presente il motivo per cui le obbligazioni di alta qualità sono in portafoglio. Il loro ruolo primario non è quello di aumentare il ritorno del portafoglio, ma di fungere da ammortizzatore contro una maggiore volatilità e la rischiosità di altre posizioni”.
Essere realisti. I ritorni delle obbligazioni (e delle azioni) nel prossimo decennio dovrebbero essere inferiori rispetto al passato, secondo l’esperto. “Ciò significa che gli investitori avranno maggiori probabilità di raggiungere i propri obiettivi di investimento aumentando il livello di contribuzione alla previdenza integrativa piuttosto che contare sui significativi ritorni dei mercati”.
Tenere sotto controllo i costi. A parità di altre condizioni, più basso è il costo di un investimento, maggiore è il ritorno che gli investitori possono ottenere. “Mantenendo bassi i costi, si può aumentare il reddito dei portafogli, senza aumentare il profilo di rischio”, conclude Rosti.